Si torna al 1974, quando un giovane Cristiano Malgioglio si trovava a Parigi, immerso in un ambiente artistico vibrante. Collaborava con il cantautore francese Christophe e frequentava figure di spicco come Serge Gainsbourg, noto per il suo stile provocatorio e innovativo. Fu proprio Gainsbourg a chiedere a Malgioglio se avesse un brano da proporgli. “Ero in una stanza d’albergo, non riuscivo a dormire – racconta Malgioglio in un’intervista a LaPresse .- Così, di getto, scrissi il testo di L’importante è finire”. Il testo, carico di passione e di un erotismo sottile, era ispirato a un’esperienza personale dell’autore, una storia d’amore tormentata e intensa, lontana però da qualsiasi intento pornografico, come Malgioglio ha sempre ribadito. Il progetto con Gainsbourg non si concretizzò, e il testo rimase inedito per un breve periodo. Tuttavia, il destino del brano cambiò quando incrociò il cammino del maestro Alberto Anelli. “In cinque minuti Anelli compose la musica”, ricorda Malgioglio. Le soluzioni melodiche di Anelli, moderne e audaci per l’epoca, diedero al testo una veste sonora perfetta, creando un equilibrio tra eleganza e provocazione. Il brano era pronto, ma il suo viaggio verso il successo era appena iniziato.


L’approdo a Mina e la scintilla creativa

Quando il provino di L’importante è finire arrivò alla casa discografica di Mina, la reazione fu immediata. La Tigre di Cremona, già allora una delle voci più amate e influenti d’Italia, si innamorò del brano. La sua capacità di interpretare testi con profondità e intensità trasformò le parole di Malgioglio in un’esperienza emotiva unica. Mina registrò il brano con un’interpretazione che ne esaltava il pathos e la sensualità, rendendolo indimenticabile. La registrazione avvenne negli studi della PDU, l’etichetta fondata da Mina stessa, e il brano fu inserito nell’album La Mina (1975). Tuttavia, il percorso verso la pubblicazione non fu privo di ostacoli. La frase “l’importante è finire” suscitò le perplessità dei censori, che vi lessero allusioni sessuali considerate troppo esplicite per l’epoca. Per questo motivo, il brano fu inizialmente relegato al lato B del singolo E poi…, una scelta strategica per attenuare le critiche.


L’ostracismo delle radio e la rivincita del pubblico

Nonostante il talento di Mina e la qualità del brano, L’importante è finire incontrò una forte resistenza da parte delle radio italiane, che lo consideravano troppo audace. “Mia madre mi chiese cosa avessi scritto di così scabroso – racconta Malgioglio con ironia .- Le dissi che era uno dei pezzi più belli che avessi mai composto”. La censura, tuttavia, non riuscì a fermare il brano. Il pubblico lo accolse con entusiasmo, e la sua popolarità crebbe rapidamente, trasformandolo in un successo commerciale. Scalò le classifiche, diventando uno dei brani più rappresentativi degli anni ’70 e dimostrando che la forza di una canzone può superare anche i pregiudizi più rigidi. Il testo, con il suo linguaggio diretto e universale, parlava di un amore fisico e tormentato, ma lo faceva con una raffinatezza che ne amplificava il fascino. La melodia di Anelli, con il suo ritmo avvolgente e le sonorità innovative, si combinava perfettamente con la voce di Mina, creando un’alchimia che conquistò gli ascoltatori. L’importante è finire divenne un inno alla libertà espressiva, un brano che sfidava le convenzioni senza mai perdere la sua eleganza.

L’eredità e il sodalizio con Mina

Il successo di L’importante è finire segnò l’inizio di una collaborazione fruttuosa tra Cristiano Malgioglio e Mina. Tre anni dopo, nel 1978, i due tornarono a lavorare insieme su Ancora ancora ancora, un altro capolavoro che consolidò il loro sodalizio artistico. Presentato durante l’ultima esibizione pubblica di Mina, il 23 agosto 1978, alla Bussola di Viareggio, il brano divenne un altro classico della musica italiana. La sua fama travalicò i confini nazionali, tanto che Liza Minnelli espresse il desiderio di interpretarlo, e di recente è stato remixato dal produttore Mark Ronson, collaboratore di artisti come Beyoncé e Lady Gaga.

Un brano senza tempo

A cinquant’anni dalla sua uscita, L’importante è finire rimane un pilastro della musica italiana. La sua modernità, sia nei testi che nelle sonorità, lo rende ancora oggi attuale e capace di parlare a nuove generazioni. Come sottolinea Malgioglio, “il brano non ha risentito del tempo che passa” e la sua capacità di evocare emozioni universali, unita all’interpretazione magistrale di Mina, lo ha reso un classico intramontabile.