Il centrosinistra si prepara ad ufficializzare la candidatura di Roberto Fico alla guida della Regione Campania. L’annuncio arriverà nei prossimi giorni e, secondo quanto filtra, sarà il leader M5S Giuseppe Conte, insieme al sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, a lanciare la campagna elettorale dell’ex presidente della Camera. Non ci sarà, invece, Carlo Calenda: “Azione non c’è. Io prima di mettere la Campania in mano a Fico mi taglio le mani. Ci sono dei consiglieri regionali che lo supportano? Li perderò”, taglia corto il centrista, fuori dal ‘campo largo’ anche nelle Marche, in Calabria e in Toscana. A ‘sbloccare’ l’intesa sul successore di Vincenzo De Luca, anche la partita interna al Pd che coinvolge il figlio dell’attuale governatore. Piero De Luca, infatti, si avvia a diventare il candidato unico alla segreteria regionale dem dopo anni di commissariamento. E’ una riunione tra Elly Schlein e i componenti campani della segreteria Pd Sandro Ruotolo e Marco Sarracino a creare i presupposti per una ‘schiarita’. La leader dem, insiste sull’unità del partito, chiedendo di fatto ai suoi di non forzare la mano con la corsa, che pure era stata ipotizzata, dello stesso Ruotolo. “La candidatura di Fico c’è già, i problemi sono interni al Pd e stiamo lavorando per risolverli, De Luca Jr è solo un tassello del congresso regionale, ma c’è tutto un quadro da ricomporre”, è il ragionamento che viene fatto da chi, in ogni caso, non intende rompere e vede comunque il bicchiere mezzo pieno: “Stando così le cose, Schlein sarà la prima segretaria a mettere fine al regno di Vincenzo De Luca, il fatto che il prezzo da pagare sia Piero segretario in Campania, qualifica comunque l’attuale governatore, non ne esce bene”, ragionano i detrattori.
Non tutti, però, all’interno del partito, la pensano così. Pina Picierno parte all’attacco: “Dopo anni di commissariamento, è dignitoso che il congresso regionale della Campania diventi solo moneta di scambio per accordi decisi altrove? È rispettoso della comunità democratica, degli iscritti, dei circoli, degli elettori quello che sta accadendo? Apprendiamo da notizie stampa di riunioni tra pochi, ridotti ormai ad una gestione privata, oligarchica del Partito democratico che mi lascia basita – mette nero su bianco sui social l’eurodeputata campana del Pd – E questo sarebbe il nuovo Pd?”.
Chiusa, pur con qualche strascico, la partita Campania (dopo aver già lanciato le candidature unitarie nelle Marche e in Calabria, Toscana e Veneto), resta da risolvere il rebus Puglia. “Prima o poi troveranno un accordo, Antonio Decaro si candida. Tratteranno tra di loro per il ruolo di Michele Emiliano o Nichi Vendola, ma non c’è un candidato in alternativa”, insistono ai piani alti del Pd. Intanto è Stefano Bonaccini a pungere l’attuale governatore pugliese: “Da presidente del Pd non interferisco. Ma poiché stimo Michele, gli dico: meglio sentirci utili, che indispensabili. Dopo aver guidato bene, per dieci anni, la Puglia, si può cambiare e svolgere ruoli altrettanto importanti e, come nel suo caso, meritati”, argomenta. Poi sentenzia: “Tutti stanno aspettando Antonio: ha caratura da leader nazionale, ha preso mezzo milione di preferenze alle Europee, ama la sua terra in maniera viscerale. Tant’è che la destra non sarebbe nemmeno chi schierargli contro”. In effetti lo stallo a destra non si sblocca. La maggioranza ha scelto la linea attendista, aspettando che gli avversari scegliessero le pedine (e sperando, in qualche caso, a spaccature interne al campo largo sin qui non arrivate) prima di decidere sui nomi. Dai territori si aspetta il tavolo tra i leader, atteso per inizio settembre. Saranno Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi a trovare la quadra, in un vertice che tutti si aspettano “decisivo”.