La quinta edizione della rottamazione delle cartelle, oggetto del disegno di legge depositato presso il Senato (atto 1375), potrebbe trovare spazio nella legge di Bilancio 2026: dovrebbe interessare i carichi affidati per la riscossione dal 2000 al 2023 e il debito fiscale dovrebbe essere “spalmato” fino a 10 anni, quindi in un arco massimo 120 rate mensili. Saranno azzerate sanzioni, interessi e l’aggio, ove applicato, e la decadenza si verificherà solo a seguito del mancato pagamento di 8 rate anche non consecutive. Si riuscirà ad evitare l’utilizzo strumentale che della rottamazione è stato fatto nelle precedenti edizioni?
Nel pieno del mese di agosto inizia già a prendere forma la manovra economica 2026. Era inevitabile che tornasse alla ribalta il tema della rottamazione delle cartelle. Il dibattito su questa misura non si è mai sopito e tutte le forze politiche si sono confrontate in passato sull’opportunità di questa eventuale scelta del legislatore.
Imprese e professionisti si trovano oggettivamente in difficoltà a seguito dei rilevanti importi iscritti a ruolo, ma le precedenti versioni della rottamazione delle cartelle (ben quattro) hanno evidenziato a più riprese la necessità di apportare diversi correttivi.
In alcuni casi le disposizioni si sono dimostrate troppo stringenti. Invece, in altri casi la rottamazione è stata spesso utilizzata come un mezzo per rinviare il pagamento delle imposte e beneficiare della cancellazione delle ipoteche e dei pignoramenti presso terzi, oltre che dei provvedimenti di fermo amministrativo dei mezzi di trasporto.
Verso la quinta edizione della rottamazione
L’intento del legislatore è quello di aiutare chi si trova effettivamente in difficoltà nell’affrontare il problema di dover versare le imposte arretrate e intende realmente pagare il dovuto, sia pure al netto delle sanzioni. Sarà quindi fondamentale comprendere quali “paletti” saranno posti per avvalersi della rottamazione quinquies.
In buona sostanza, sarà necessario verificare se la semplice decadenza da una delle rottamazioni precedenti impedisca di salire sul “treno” della rottamazione quinquies o se tale opportunità sarà negata solo a coloro che hanno pagato (in passato) la prima rata per poi decadere dai benefici fiscali.
Presumibilmente, saranno recepite alcune indicazioni contenute nel disegno di legge depositato presso il Senato (atto 1375).
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Il debito fiscale oggetto di rottamazione dovrebbe essere “spalmato” fino a 10 anni, quindi in un arco massimo 120 rate mensili.
Dovrebbe interessare i carichi affidati per la riscossione dal 2000 al 2023. Saranno azzerate sanzioni, interessi e l’aggio ove applicato. Inoltre, il mancato pagamento di una sola rata non determinerà la decadenza dalla nuova versione della rottamazione. La decadenza si verificherà solo a seguito del mancato pagamento di 8 rate anche non consecutive.
Il problema, però, sarà rappresentato dalla difficoltà di comprendere in quali casi una delle precedenti versioni della rottamazione sia stata utilizzata strumentalmente per rinviare il pagamento delle imposte.
La Corte dei Conti ha evidenziato come “una quota cospicua di adesioni alla rottamazione è finalizzata a ritardare la riscossione coattiva”.
Il legislatore della legge di Bilancio 2026 intende per l’appunto evitare questo utilizzo strumentale impedendo quindi l’accesso, sia pure in alcuni casi, alla nuova rottamazione quinquies.
Non sarà quindi agevole individuare in maniera equilibrata i “paletti” che dovranno impedire ai c.d. “recidivi” di beneficiare di un provvedimento concepito esclusivamente per coloro che si trovano ad affrontare le effettive difficoltà economiche e che alla fine intendono saldare definitivamente il conto con il Fisco.
Si dovrà poi comprendere se nella nuova edizione del provvedimento (rottamazione quinquies) sarà riproposta la disposizione che richiede il versamento pressoché immediato del 20% del debito. La nuova rottamazione sembra essere più ispirata delle disposizioni che hanno recentemente modificato la disciplina della rateazione. Pertanto, è probabile che la nuova versione della rottamazione non richieda di versare con le prime rate il 20% del debito complessivo.
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