E’ maggio quando Fiorelli, che è in scadenza di contratto e ambisce a una squadra più grande, si rivolge scocciato ai suoi agenti. Possibile che nessuno si sia fatto avanti? Se le cose stanno così, li scuote, dovrò cercarmi un altro procuratore. Filippo ha trent’anni ed è arrivato tardi al ciclismo, ma senza offerte, lo scenario più plausibile sarebbe quello di rimanere con il VF Group-Bardiani.
«Parlare a quel modo – ricorda Paolo Alberati, che lo segue con Maurizio Fondriest – è stato il suo modo legittimo di mettere pressione, lo capisco. L’ho seguito per quattro anni, ha dei valori altissimi e non ho mai capito come mai nessuno si fosse interessato a lui. Gli piace allenarsi, essere preciso, alzarsi la mattina presto. C’era il problema del peso. Pesava 71-72 chili e, per fare il velocista, sarebbe dovuto arrivare a 74. Così abbiamo deciso di ricercare il Fiorelli che avevamo conosciuto dilettante con Massini. Quello che arriva nei gruppetti ristretti e in una volata di 30-40 può fare podio, ma per riuscirci sarebbe dovuto scendere a 66 chili. Sennò rischiava di non essere carne né pesce. C’è voluto un po’ per digerire il concetto, ma alla fine ci siamo arrivati».
Marcello Massini è stato il primo a credere in Fiorelli, prendendolo nei dilettanti e portandolo fra i pro’
Marcello Massini è stato il primo a credere in Fiorelli, prendendolo nei dilettanti e portandolo fra i pro’
Quindi inizia l’estate e non ci sono proposte. Che cosa succede?
Erano due anni che lo proponevamo all’Astana, alla Alpecin, al Bahrain. Al Giro di quest’anno, la Cofidis dice di trovarlo interessante. Parliamo con Vasseur e dice che mercoledì avrebbe mandato la proposta contrattuale. Sono passate sette settimane fa e non è mai arrivato nulla. E Filippo dice di essere stato contattato da altri procuratori. Che cosa potevo rispondergli?
Già, che cosa gli dici?
Che come amico sarei contento di saperlo felice con un contratto firmato, piuttosto che con me e ancora scontento. Per cui gli chiediamo di darci sino a giugno e se non arriva nulla, liberi tutti e amici come prima.
E cosa avete fatto mentre lui correva il Giro?
Abbiamo chiesto alla Alpecin, che ancora non aveva risposto. Fin quando Ornella, la moglie di Maurizio che fa per noi il lavoro di segreteria e di commercialista da quando hanno ceduto il negozio al loro storico meccanico, si fa venire l’idea. Eravamo appena stati in Olanda per portargli Segatta: perché non chiedere alla Visma anche per Fiorelli? Alla peggio avrebbero detto di no.
Alberati aveva già portato il giovane Segatta alla Visma Development: perché non tentare con Fiorelli?
Alberati aveva già portato il giovane Segatta alla Visma Development: perché non tentare con Fiorelli?
E cosa succede?
Onestamente ci sembrava una cosa un po’ troppo grande, però ugualmente scrivo a Robbert De Groot, responsabile del devo team. Gli dico che abbiamo un solo corridore in scadenza e si chiama Filippo Fiorelli: può interessarvi? E lui mi risponde in un attimo e mi stupisce: «Davvero – dice – Fiorelli è vostro? Allora guarda, ti faccio chiamare da Grischa Niermann, perché di Fiorelli abbiamo parlato anche noi».
Te l’aspettavi?
Secondo voi? Ero a Palermo a fare studio e chiamo Filippo, dicendogli che la Visma è interessata e lui mi manda subito a quel paese. Dice che parlo a quel modo solo per tenerlo tranquillo e così gli mando lo screen dei messaggi in cui Niermann mi scriveva che avrebbe chiamato alle 10. Ero in macchina tra Palermo e Termini Imerese e il telefono squilla davvero. Riconosco il numero che mi ero fatto mandare per registrarlo, perché poteva essere un call center e non avrei risposto, e così mi fermo. Niermann mi dice che gli interesserebbe fare una call. Che stanno andando al Delfinato, ma il giorno che fosse finito, se gli avessi dato l’okay, avremmo fatto la call. Non nascondo che in quel momento, prima di ripartire con la macchina, mi è venuto il magone.
Perché?
Era il compimento di un processo di crescita di un dilettante siciliano, che più a sud d’Italia non poteva essere, nel quale abbiamo creduto. Ci ho lavorato prima insieme a Marcello Massini, poi mettendoci del mio per quello che riguardava l’allenamento, cercando di tenerlo in piedi quando le cose non andavano benissimo. E poi cedendolo, perché passando alla Vf Group-Bardiani sarebbe stato seguito da altri allenatori. E quando alla fine il processo è giunto a questo epilogo, sinceramente per me è stato un sogno diventato realtà.
Prima di Fiorelli, anche Battaglin aveva lasciato la Bardiani per arrivare alla allora Lotto-Jumbo. Qui nel 2018 vince al Giro
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Riparti e cosa fai?
Chiamo Filippo, urlando. Lui era con suo nonno che gli chiedeva se fossi matto e se lo stessi prendendo in giro. Invece era tutto vero e la mattina dopo il Delfinato, alle 11, mi chiama Niermann per fissare la famosa call per il pomeriggio.
Che cosa vi siete detti?
E’ la cosa più incredibile. Ci ritroviamo con Filippo, Maurizio, Niermann e il loro responsabile dei dati, che si chiama Patrick Boe. Proprio lui ci chiede se possa condividere il suo schermo e apre un Power Point con l’immagine di Filippo in maglia ciclamino del Giro d’Italia, con il logo Visma e un file con tutti i suoi dati. Come si fosse allenato fino a quel momento. Come dovrebbe allenarsi secondo loro. Il grafico del peso che ha avuto negli ultimi anni. Del fatto che è il terzo corridore che cade meno in tutto il WorldTour. Non so se lo abbiano fatto con l’intelligenza artificiale, ma avevano la statistica di quanti corridori cadano nel WorldTour. E a Filippo dicono che lui è uno di quelli che non cade mai e questo è importante.
Ovvio, ma perché?
Gli dicono che per il lavoro che gli chiederanno, cioè tenere davanti Matthew Brennan e Van Aert in situazioni molto complicate, uno che arriva davanti, non cade mai ed è anche efficace, a loro farebbe molto comodo. Poi, relativamente ai dati, gli dicono che nello sprint di 5 secondi, massimo nel minuto, hai dei valori molto vicini ai migliori sprinter al mondo, ma non è fra i top 10. Nelle critical power dei 5, 10, 20 e 60 minuti, ha dei valori molto vicini a degli ottimi scalatori, ma ovviamente non è uno scalatore. «Per cui – gli dicono – il tuo è il profilo perfetto per un uomo che deve supportare i campioni nelle classiche. Atleti che magari sono un po’ più veloci di te, ma meno resistenti. Puoi essere buono anche per un Vingegaard. Tu non puoi essere uno scalatore, ma puoi portarlo nel punto in cui comincia la salita».
E’ stato Niermann, qui in bici con Van Aert, a contrattare con Alberati per l’arrivo di Fiorelli
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Lui cosa faceva?
Lui ascoltava e loro hanno continuato. «Sei disponibile – gli hanno chiesto – ad accettare questo ruolo nel quale ti lasceremo la libertà in alcune gare come Harelbeke o la Freccia del Brabante?». Poi gli hanno chiesto quale fosse la corsa dei suoi sogni e quando Filippo ha risposto che è la Sanremo, hanno sorriso. «Questo sogno – gli hanno detto – bisogna rimandarlo, perché la Milano-Sanremo dovrebbe vincerla Wout».
Patti chiari e amicizia lunga…
Amicizia di due anni, per l’esattezza, fino al 2027. Però abbiamo fatto una call successiva perché volevano essere convinti che avesse compreso il ruolo e non pensasse di andare alla Visma per fare lui il capitano. «Quando ho detto che mi piacerebbe vincere – gli ha detto Filippo – intendevo che vorrei essere parte di un processo di vittoria. Finora, nelle mie squadre, non ero all’altezza di vincere contro i corridori WorldTour e non avevo compagni di squadra così forti da aiutare a vincere. Abbiamo sempre corso per ottenere il miglior risultato possibile e sostanzialmente per fare punti. Mi piacerebbe fare lo step in più, essere parte di un ciclismo che costruisce un progetto per vincere». L’inglese di Filippo non è ancora il massimo e bisognava che questo concetto fosse chiaro.
E loro?
Hanno capito. Hanno sottolineato che sarà un ingranaggio importante in questo processo di vittoria. Che alcune volte avrà la responsabilità di vincere senza tirare per nessuno, ma la maggior parte delle corse le dovrà fare accanto a Van Aert e a Brennan.
Fiorelli lascia la squadra dei Reverberi dopo 7 anni di ottima gavetta: qui assieme a Magli
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Non hanno chiesto altro?
Hanno voluto visionare tutti gli anni del passaporto biologico e per fornirglieli Filippo in persona ha dovuto richiedere un processo di disclosure legato alla privacy. Hanno verificato questi 47 test, cui avevo aggiunto un file pdf in cui avevo annotato un’altra trentina di esami dal 2017 a 2019, quando Filippo era passato con Reverberi. Era un passaporto biologico interno, perché Bruno si chiedeva come mai Filippo andasse forte a 24 anni e prima non ce ne fosse traccia. E io gli rispondevo che non aveva fatto gli juniores e a 18 anni passava il tempo a giocare con il motorino e davanti al distributore delle bibite e dei Kinder.
Tutto chiaro, non restava che firmare?
Praticamente sì, anche se nel frattempo la Alpecin ha fatto arrivare la proposta di un biennale. Ma a quel punto Filippo ha preferito la Visma, che offriva una bella tabella premi, che però abbiamo chiesto di rimodulare.
In che modo?
Era bello che prevedessero dei premi in caso di sua vittoria, anche per la vittoria della Sanremo. Ma ho detto a Niermann: «Se Filippo deve essere parte dell’ingranaggio e lavorare per i compagni, perché non immaginare una tabella premi basata sulle loro vittorie?». Lui ci ha riflettuto e ha detto che ne avrebbe parlato con Richard Plugge, il grande capo. Due ore dopo mi hanno dato una tabella premi in cui si tiene conto della vittoria del capitano, un tot a vittoria. E’ chiaro che a quel punto ti butti nel fuoco. Così abbiamo creato questo buon contratto per cui Filippo prende certamente meglio di quello che guadagna ora e hanno lasciato dentro anche i premi in caso di vittoria, che non guastano mai.
Giro d’Italia 2025, Fiorelli si piazza ottavo ad Asiago, dopo essere stato in fuga per tutto il giorno
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E adesso?
Parte questa nuova avventura, che è già iniziata con l’iscrizione al corso d’inglese e con il training camp in altura sull’Etna, perché vuol chiudere bene la stagione. A fine mese ci sarà la Bretagne Classic, una delle corse in cui lo hanno notato per la prima volta. Nel 2022 vinse Van Aert e lui arrivò quinto, primo dei non WorldTour. Al di là dei numeri, hanno capito il valore di Filippo nella tappa di Asiago al Giro, vinta da Carlos Verona. Era in fuga dal mattino, l’hanno staccato perché c’erano delle salite lunghe. Davanti sono rimasti in sette e lui alla fine ha vinto la volata del gruppetto in cui c’era Van Aert, arrivando ottavo. Ha dimostrato di essere un corridore di fondo. E adesso si apre una parte di carriera che nessuno si sarebbe potuto aspettare, forse neanche lui. La carriera di uno che fino a ventiquattro anni era dilettante in Toscana e fino a vent’anni neanche correva in bicicletta.