Il difensore è scomparso nel marzo di 7 anni fa: “Se il Professore avesse prescritto gli esami necessari, avrebbe consentito una diagnosi corretta della patologia silente del calciatore”
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27 agosto – 09:28 – FIRENZE
Dopo la sentenza, le motivazioni che hanno portato alla condanna del Professor Giorgio Galanti, ex direttore di Medicina dello Sport di Careggi, per la morte di Davide Astori, il capitano della Fiorentina scomparso a Udine il 4 marzo del 2018. La Cassazione parla di “omissione reiterata in due distinte occasioni che ha impedito la diagnosi di una patologia potenzialmente letale in un giovane atleta professionista, con le conseguenze drammatiche che ne sono derivate”. Galanti è stato condannato in modo definitivo a un anno per la scomparsa del “capitano viola per sempre” e i giudici della Suprema Corte spiegano che se il medico “avesse prescritto gli esami necessari, consentendo una diagnosi corretta della patologia, il decesso di Astori sarebbe stato evitato o, quantomeno, posticipato ad epoca significativamente posteriore”. L’avvocato Sigfrido Fenyes, legale difensore del professor Galanti, ha commentato: “Rispetto la sentenza ma non la condivido, in punto di accertamento del nesso di causa contravviene a consolidate regole di giudizio elaborate dalla stessa Corte di Cassazione”.
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servivano approfondimenti—
Secondo le motivazioni della Cassazione “l’imputato si è completamente discostato dalle linee guida costituite dai protocolli del 2009 che rappresentavano lo standard di riferimento nel settore medico sportivo al momento dei fatti” e aggiungono che “la extrasistolia ventricolare osservata già nel 2014 e poi ancora nel 2016 e nel 2017, in un atleta professionista sottoposto quotidianamente a sforzi fisici intensi, doveva indurre in base ad una buona pratica clinico-assistenziale, pur in assenza di familiarità e di sintomaticità, a sottoporre l’atleta a indagini cardiologiche più approfondite” e come in primo grado e in appello le conclusioni dei giudici portano a pensare che la patologia silente da cui era affetto il giocatore poteva essere scoperta con test più approfonditi. Il professore ha rilasciato due distinti certificati, non prescrivendo ulteriori accertamenti, “ritenendoli superflui”, fatto per cui è stato aperto un altro ramo del procedimento in cui lo scorso giugno c’era stata la condanna per falso ideologico. L’aritmia osservata nel 2014 e poi ancora nel 2016 e nel 2017 – si legge nella sentenza – doveva portare, pur in assenza di familiarità e di sintomaticità, a sottoporre l’atleta ad indagine cardiologiche più approfondite come l’holter nelle 24 ore e risonanza magnetica cardiaca per escludere la natura patologica associata a cardiopatia della predetta extrasistolia. Il professore ha rilasciato due distinti certificati, non prescrivendo ulteriori accertamenti, “ritenendoli superflui” e “l’emissione reiterata in due distinte occasioni, ha impedito – secondo i giudici – la diagnosi di una patologia potenzialmente letale”.
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