Cresciuto nella Roma, con debutto in prima squadra annesso, il centrocampista fu elogiato persino dall’ex ct. Dopo tante delusioni ha tanta voglia di diventare grande in Serie C
Lorenzo Cascini
27 agosto – 08:28 – MILANO
Negli anni su di lui si è detto di tutto. Predestinato, stella in ascesa, futuro campione. Se oggi Alessio Riccardi chiude gli occhi si vede all’Olimpico sulla trequarti o magari in azzurro con la dieci a incantare. Roberto Mancini, addirittura, lo battezzò: “Potrebbe essere lui il nuovo numero dieci per il prossimo Mondiale”. L’Italia non ci è arrivata e Riccardi non ha nemmeno mai esordito in A. È andato tutto al contrario. Resterà il rimpianto di quello che poteva essere e non è mai stato, di un ragazzo mai compreso fino in fondo che ha brillato a intermittenza. E oggi, a 24 anni, può ricominciare a splendere dalla Serie C.
Nuovo inizio—
Riccardi ha scelto di ripartire da Latina, vicino casa, ritrovando subito il sorriso. In tre anni ha collezionato 100 presenze e quest’anno ha punto alla prima, 1-0 all’Atalanta U23. Decisivo. La C per lui può diventare quello che l’isola di Montecristo è stata per Edmond Dantes, il luogo dove trovare un tesoro inestimabile dopo anni di fuoco. Il tesoro è se stesso, se emerge può riprendersi il mondo. Ma la scalata è solo all’inizio e lui lo sa. Alessio è nato nel quartiere della Magliana, sognava l’esordio in A con la Roma e l’ha solo sfiorato. Scivolando poi sempre più giù. Aveva firmato fino al 2023, un contratto che poi è diventato una prigione d’oro. Guadagnava tanto, non aveva mercato e in giallorosso non aveva spazio. Ecco il baratro.
Difficoltà—
Riccardi, con il tempo ha imparato che la vita, nel bene e nel male, è uno scrigno di sorprese. L’ha sperimentato sulla propria pelle, nel silenzio dei suoi muscoli, nella parole di chi gli è stato accanto quando tutto era buio. “Sei fortissimo, tornerai ai tuoi livelli”, gli dicevano amici ed ex compagni. Eppure lui dopo un paio di stagioni negative aveva perso entusiasmo, voglia di giocare. Grazie al Latina si è ritrovato. Ha ripreso anche a segnare e a sfornare assist: 9 gol e 8 passaggi vincenti dal 2022, impiegato un po’ da mezzala e un po’ da trequartista. Lì, in quelle zolle di campo, in cui incantava nella Primavera della Roma e nelle Under con la maglia azzurra. Nel 2018 fu eletto miglior giocatore del Mondiale U17, capitano e trofeo di mvp. Sembrava nata una stella, che però si è spenta poco dopo.
Piccolo principe—
A Roma, in quegli anni, lo chiamano “Piccolo Principe”. Di Francesco stravede per lui, lo porta prima in ritiro e poi in panchina varie volte. Fa anche uno spezzone in Coppa Italia contro l’Entella. Poi la Roma cambia allenatore e Fonseca non lo chiama mai. Bocciato su tutta la linea. E pensare che quell’estate, nel 2019, la società giallorossa lo mette sul mercato. “Vogliamo venderti alla Juve”. Ma come? “Io non ci voglio andare”, si giustifica. Si mettono in mezzo i tifosi. “Riccardi non si vende”. E infatti il ragazzo non parte per Torino. Ma a Roma è un fantasma. Non gioca, va a Pescara in prestito e non gioca nemmeno lì, quindi la luce si spegne. La fantasia sembra non esserci più, le gambe diventano pesanti, è sotto contratto con la Roma ma di fatto è un separato in casa. Da qui la scelta di scendere di categoria per rinascere.
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Latina—
Riccardi ha sposato la filosofia dell’arco. Più tiri indietro la freccia nell’arco, più va lontano. E quindi è più giusto scendere di categoria, andare indietro, e provare ad andare lontano. Ricalibrare la rotta può essere la soluzione. In nerazzurro dal centrocampo in su gioca ovunque. È un 2001 e può ancora dare tanto, ritrovandosi lontano da riflettori e paragoni scomodi. Non è ancora il tempo dell’Olimpico o dei palcoscenici che sognava e che in tanti pronosticavano per lui. Ma, piano piano, ha imparato a darsi tempo, sfuggendo in dribbling alle etichette. E chissà che un giorno non possa togliersi quel peso di eterno “What if” che porta sulle spalle da una decina d’anni. Il “Piccolo Principe” ha tanta voglia di diventare grande. Tanto passerà da Latina e dai suoi piedi, da numero 10.
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