La seconda sezione della Corte di Cassazione, presieduta da Sergio Beltrani, si è pronunciata sui ricorsi presentati da 9 imputati – coinvolti nel mercato nero dei farmaci salvavita col placet del gruppo Bidognetti del clan dei Casalesi – avverso la pronuncia della Corte di Appello di Napoli. 

I giudici d’Appello, confermando la sentenza del gup del tribunale di Napoli all’esito di rito abbreviato, ha inflitto 3 anni di reclusione e 1000 euro di multa per Salvatore Calvanico; 4 anni e 8 mesi di reclusione e 5000 euro di multa per Daniela Cotugno; 2 anni di reclusione e 4000 euro di reclusione per Antimo Di Donato; 3 anni di reclusione e 4000 euro di multa per Vincenzo Di Donato; 4 anni di reclusione e 6000 euro di multa per Emanuele Gatto; 4 anni di reclusione e 6000 euro di multa per Vittorio Giarnieri; 3 anni e 6 mesi di reclusione per Gianluigi Natale; 2 anni di reclusione per Raffaele Palumbo; 8 anni di reclusione per Massimo Perrone. 

Agli imputati sono stati ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, ricettazione, furto, truffa, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale e da privato, continuati ed in concorso. 

Sono stati coinvolti attività investigativa dei carabinieri della compagnia di Aversa, avviata nei confronti del gruppo criminale denominato “nuova gerarchia del clan dei Casalesi” riconducibile alla fazione Bidognetti del clan dei Casalesi. Il focus era il mercato nero del farmaco avviato dal gruppo parallelamente alle tipiche attività illecite del clan (estorsioni, traffico di armi, atti intimidatori ecc.) e finalizzato al reperimento fraudolento di medicinali di classe “A” (farmaci essenziali e/o per malattie croniche, a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale) da destinare poi ad un commercio parallelo, principalmente all’estero, in Inghilterra e in Albania. 

La spedizione all’estero avveniva grazie al box office di Gianluigi Natale a Parete. A capo dell’associazione Massimo Perrone. Luigi Moschino, Antimo Di Donato, Vittorio Giarnieri, Vincenzo Di Donato, Emanuele Gatto, Daniela Cotugno, erano incaricati della spendita delle ricette, della consegna del farmaco, dell’intestazione delle PostePay e del prelievo dei contanti. Raffaele Palumbo, si occupava della raccolta, dello stoccaggio e del trasferimento dei farmaci al box office per la spedizione all’estero, Salvatore Calvanico aveva compiti operativi e logistici. Gli introiti illeciti in danno al Servizio Sanitario Nazionale sono stati di 600000 euro. 

Avverso tale pronuncia hanno proposto ricorso i legali degli imputati lamentando vizi di legge e motivazione. 

La Suprema Corte ha ritenuto inammissibili i ricorsi di Perrone, Gatto, Palumbo, Giarnieri, Vincenzo Di Donato, Calvanico; confermando le pene statuite. 

Annullata la sentenza impugnata nei confronti di Daniela Cotugno limitatamente alla circostanza aggravante dell’agevolazione mafiosa. 

Nei confronti di Antimo Di Donato limitatamente all’entità della riduzione della pena per l’avvio della collaborazione con la giustizia. 

Nei confronti di Gianluigi Natale limitatamente alla circostanza aggravante dell’agevolazione mafiosa con rinvio ad altra sezione della Corte di Appello di Napoli per un nuovo giudizio.