Si chiamava Adriana Meneghelli, 81 anni di Castelmassa in provincia di Rovigo, la prima vittima in Veneto per il virus West Nile. La donna soffriva di patologie pregresse e nei giorni scorsi ha accusato febbre alta e sintomi neurologici, che il 22 agosto ne hanno reso necessario il ricovero all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Rovigo, dove le è stata riscontrata la forma neuroinvasiva, degenrata in in encefalite. La morte è avvenuta nel giro di 24 ore. Il funerale è stato celebrato ieri.
La situzione in Italia. «Il numero di casi di West Nile rispetto allo scorso anno è raddoppiato. Siamo passati dai 171 osservati al 20 agosto 2024 ai 351 di ieri. Purtroppo non è l’unico numero ad essere cresciuto. I decessi, sempre rispetto al 2024, sono più che triplicati, passando da 6 a 22». E’ il professor Antonello Maruotti, ordinario di Statistica all’università Lumsa, che guida il gruppo di ricerca che da qualche anno monitora i casi di West Nile in Italia, a fare – nei giorni scorsi . il punto della situazione, riferendo dei primi segnali di riduzione dei casi. «Negli anni passati abbiamo riscontrato la West Nile soprattutto in Veneto e Emilia-Romagna e in alcune zone della Pianura Padana. Invece quest’anno la presenza si è estesa anche nelle regioni del centro-sud. Inevitabilmente, quindi il numero dei casi è aumentato. Tuttavia, questa crescita che abbiamo osservato in particolare nelle ultime due settimane, soprattutto trainata dal Lazio e la Campania, si sta arrestando. E questo è di buon auspicio. Questa settimana – ha spiegato – i nuovi casi registrati nel Lazio sono 34, la scorsa erano 36. Dovremmo essere arrivati al picco, infatti, questa è la prima settimana che i nuovi casi scendono rispetto a quella precedente, ma ancora non si vede una chiara e netta tendenza. Potremmo trovarci nella cosiddetta fase di stabilità che prelude alla discesa definitiva. Ad oggi nel Lazio registriamo la metà dei casi totali e il 38% delle forme neuro invasive di tutto il territorio nazionale. Questo perché nella provincia di Latina si sono riscontrati 157 casi, il 45% del dato nazionale. In Campania succede un fatto curioso: la scorsa settimana si leggeva nel bollettino che i casi neuro invasivi nella provincia di Caserta erano 19, leggendo il bollettino di questa settimana il numero è sceso a 18. Forse sarà stato un errore di diagnosi poi corretto, anche se non è stato specificato».
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