“Mani per curare, non per difendersi”. Questo uno degli slogan scelti dalla Asl di Frosinone per promuovere la campagna di sensibilizzazione contro le aggressioni agli operatori sanitari. Una criticità importante, quella vissuta al Santa Scolastica, dove gli episodi di violenza a medici e infermieri sono davvero tanti. Anzi, troppi. L’ultimo proprio a cavallo di Ferragosto, quando una infermiera e un oss sono stati presi a pugni dai familiari di un paziente che avrebbero ritenuto “non congrui” i tempi di attesa. Prima parole grosse e una bottiglietta d’acqua lanciata contro l’infermiera addetta all’accettazione. Poi un pugno in pieno volto alla professionista e un altro sferrato a un oss intervenuto in soccorso della collega. Quindi l’arresto da parte dei carabinieri di un ventenne a cui è stata contestata l’ipotesi di lesioni nei confronti di soggetti che svolgono la professione sanitaria, ma anche resistenza a pubblico ufficiale. E la denuncia di un altro familiare. Purtroppo non l’unico caso: lunga la lista delle aggressioni registrate al Santa Scolastica, tanto da rendere la criticità un fenomeno ormai tristemente noto. Dopo l’ennesimo episodio, unanime la condanna dei sindacati e della stessa dirigenza Asl (che ha eseguito sopralluoghi mirati). Proprio Asl ha ora rilanciato, presentando una campagna di sensibilizzazione contro le aggressioni agli operatori sanitari, nel più ampio convincimento che sia necessario favorire un cambiamento culturale che metta al centro il rispetto e la tutela degli operatori sanitari.

“Mani per curare, non per difendersi” o “Chi aggredisce un operatore sanitario, aggredisce se stesso” sono solo alcuni degli slogan che accompagneranno la campagna di sensiblizzazione della Asl, che così rinnova il proprio impegno nella tutela degli operatori sanitari con «una nuova campagna di comunicazione che invita la comunità a riflettere sul rispetto dovuto a chi ogni giorno si prende cura della salute all’interno del Servizio sanitario nazionale».

Un intento condiviso
«Un’aggressione ai danni del personale sanitario non è solo un’offesa a chi presta assistenza con dedizione, ma un danno all’intera società: chi aggredisce un operatore sanitario, aggredisce se stesso. È fondamentale riconoscere che le mani degli operatori sono fatte per curare, per dare sollievo e speranza, non per difendersi da atti di violenza che nessuno dovrebbe mai subire» sottolineano dalla Asl. A seguito degli ultimi gravi episodi di violenza che si sono verificati al Santa Scolastica di Cassino, la Direzione strategica – con il Dg Arturo Cavaliere, la Ds Maria Giovanna Colella e il Da Giovannino Rossi – ha intensificato le attività di monitoraggio e quelle di sensibilizzazione rivolte ai cittadini per garantire ambienti di lavoro sempre più sicuri e protetti. Durante un recente sopralluogo al Pronto soccorso di Cassino, sono state valutate e pianificate misure concrete per migliorare la sicurezza degli spazi, in stretta collaborazione con il personale sanitario e i tecnici dell’Ufficio tecnico aziendale.
«Questi interventi, in corso anche negli altri presidi ospedalieri della provincia, sono fondamentali per creare ambienti confortevoli e sicuri, dove gli operatori possano svolgere il loro lavoro senza timori, e i cittadini ricevere cure in un clima di rispetto e serenità» aggiungono dalla Asl. La campagna di sensibilizzazione sarà diffusa attraverso una strategia integrata che coinvolge sia i canali online – social media, siti web e newsletter – sia mezzi offline tradizionali come affissioni, materiali informativi. «Questa duplice modalità di comunicazione permette di raggiungere un pubblico ampio e variegato, rafforzando il messaggio e favorendo un cambiamento culturale che metta al centro il rispetto e la tutela degli operatori sanitari» hanno fatto rilevare i vertici aziendali. La Asl di Frosinone, inoltre, ha espresso ancora una volta vicinanza e solidarietà a tutto il personale sanitario e ha invitato la cittadinanza a sostenere con responsabilità il lavoro di chi dedica la propria vita alla salute degli altri. «Solo insieme si può costruire una comunità più forte e unita, dove la cura sia sinonimo di rispetto e non di conflitto» hanno concluso dalla Asl.