Indossa una grande maschera da sub e un boccaglio che le coprono metà del viso. Non importa, Howell scatta e scatta ancora. Lo sa e lo sente – è l’esperienza che lo guida, dopo tanti anni – presto otterrà lo scatto che è venuto a cercare su questa spiaggia caraibica. Tra Grace Kelly, icona del cinema, e questo quarantenne virile dai modi delicati, il rapporto è trasparente come le acque giamaicane. I due ancora non lo sanno, ma stanno vivendo un servizio fotografico che sarà uno dei più discussi, ammirati, invidiati mai concessi da un’attrice hollywoodiana a un fotografo di fama. Grace Kelly vi appare al naturale, senza trucco, con i capelli bagnati e un’aria ribelle. Una cosa è certa, Howell Conant ricorderà a lungo questa parentesi incantata.
Quando Grace Kelly alzava la mano, era il segnale: stop alle foto. E Howell si adeguava sempre
©Howell Conant/Bob Adelman Books, Inc.Decide tutto lei
Aprile 1955. Siamo su una spiaggia di Montego Bay, costa occidentale della Giamaica. Quella che saltella sulla sabbia rovente, con un abitino leggero o pantaloncini bianchi e top coordinato, non è ancora la Principessa di Monaco. Lo diventerà, ma non subito: bisognerà aspettare un anno intero, il 19 aprile 1956, le immagini in CinemaScope, la cerimonia trasmessa in Eurovisione, davanti a oltre 30 milioni di spettatori, le copertine delle riviste, Paris Match, Jours de France, Life… Un po’ di pazienza, il romanzo di un’epoca, con gli ingredienti di una favola, prenderà presto forma e farà il giro del mondo. Per il momento, Grace Kelly sta ancora assaporando – e non è poco – il suo Oscar come migliore attrice.
Qualche giorno prima, il 30 marzo, ha ricevuto il massimo riconoscimento dalle mani di William Holden, suo partner in La ragazza di campagna (1954), beffando le superfavorite Judy Garland (È nata una stella) e Audrey Hepburn (Sabrina). Un dramma amaro e verboso, un film dimenticabile e ben presto dimenticato, diretto da George Seaton, un regista appena mediocre che non sarà in grado di resistere al setaccio spietato del tempo che separa gli anonimi dai grandi nomi di Hollywood. Ma in quel film Grace Kelly appare senza abiti eleganti, un po’ trasandata, scontrosa, insomma, in un ruolo controcorrente: una donna che tiene il marito, attore in declino, sotto il gioco dell’alcolismo.
Negli ultimi anni ha collezionato diversi successi hollywoodiani come Mezzogiorno di fuoco (Fred Zinnemann, 1952), Mogambo (John Ford, 1953), Un delitto quasi perfetto e La finestra sul cortile (Alfred Hitchcock, 1954). Soprattutto, ha appena finito di girare, all’estremità della Costa Azzurra, in un territorio di appena duecento ettari chiamato Monaco, una commedia di spionaggio in technicolor, ancora una volta firmata da Hitchcock: Caccia al ladro, al fianco dell’immenso Cary Grant. Al suo status di star alla fine mancava solo quella statuetta d’oro a 24 carati.
Ma chi è questo Howell Conant che la segue ovunque, insieme alla sorella maggiore Peggy, bionda slanciata? L’ha incontrato quattro mesi prima, a gennaio, durante un servizio fotografico per Photoplay, celebre rivista americana di cinema. Di natura piuttosto decisa, Grace Kelly si occupa di tutto, persino della direzione artistica. Sceglie il profilo migliore, le inquadrature giuste e addirittura incoraggia Conant, a volte con un tono secco, a sistemare meglio le luci. Ma ne vale la pena: sulla copertina di Photoplay, Grace Kelly appare regale, con la sua acconciatura impeccabile e il rossetto carminio. In realtà, senza saperlo, Conant stava affrontando una prova generale.