di
Vera Martinella
Le previsioni delle associazioni oncologiche inglesi non divergono da quelle italiane che stimano una crescita (per tutte le neoplasie) dell’1% all’anno. Da noi tumori a seno, colon e polmone i più frequenti nel 2024
Ogni due minuti un cittadino britannico riceverà una diagnosi di cancro, per un totale di 6,3 milioni di nuovi casi entro i prossimi 15 anni.
E il tumore alla prostata supererà quello al seno nella triste classifica dei più diffusi: quello maschile salirà al primo posto con un milione di nuovi casi stimati, seguito da 906mila nuove diagnosi di carcinoma mammario e 821mila di quello ai polmoni.
A dare le fosche previsioni entro il 2040 per la Gran Bretagna è One Cancer Voice, una coalizione di 60 associazioni oncologiche, che chiede al governo un impegno maggiore in prevenzione, anche a fronte della crescita stimata di tutte le neoplasie: il 14,2 per cento in 15 anni.
E in Italia?
«Le previsioni sono simili – risponde Francesco Perrone, presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) -. Le stime italiane parlano dell’1% circa in più ogni anno, quindi siamo allineati con il Regno Unito. I nuovi casi cresceranno ai limiti della non sostenibilità per i sistemi sanitari pubblici, come quello Uk e il nostro, che devono sostenere il costo delle cure per tutti i cittadini: per questo è fondamentale investire in prevenzione, nella lotta al fumo, negli screening per la diagnosi precoce, oltre che nelle nuove terapie in grado di salvare milioni di vite».
In Italia seno e colon
I dati più aggiornati, contenuti nel volume «I numeri del cancro in Italia 2024» , dicono che l’anno scorso sono stati 390.100 i nuovi casi diagnosticati bel nostro Paese (214.500 negli uomini e 175.600 nelle donne). Il tumore più frequentemente diagnosticato è il carcinoma della mammella (53.686 casi), seguito dal colon-retto (48.706), polmone (44.831), prostata (40.192) e vescica (31.016).
Negli uomini, le quattro neoplasie più comuni sono prostata, polmone, colon-retto e vescica; nelle donne mammella, colon-retto, polmone, endometrio e tiroide.
A causare più decessi nella popolazione italiana sono cancro del polmone, colon-retto, mammella, pancreas e stomaco.
Perché aumentano i casi di cancro?
«Per un insieme di fattori – chiarisce Perrone -: perché la popolazione invecchia e i tumori sono soprattutto una malattia dell’età avanzata, ma anche perché sono sempre più diffusi gli stili di vita scorretti che fanno lievitare le probabilità di ammalarsi di cancro come fumo, obesità e sovrappeso, sedentarietà, cattiva alimentazione. Perché non riusciamo a limitare l’inquinamento ambientale e anche perché siamo capaci (grazie agli screening e a strumenti diagnostici sempre più sofisticati) di individuare sempre più tumori iniziali».
Come si spiega il fatto che il cancro alla prostata supererà, almeno in Gran Bretagna, quello al seno?
«Probabilmente con la sempre maggiore diffusione del test del Psa – risponde Sergio Bracarda, presidente della Società Italiana di Urologia Oncologica (SIUrO) -. Un semplice esame del sangue che può consentire una diagnosi precoce: anche in Italia, oggi il 90% dei casi viene individuato ai primi stadi, quando il carcinoma è localizzato e non ha ancora dato metastasi. Bisogna però fare molta attenzione perché in questo modo vengono scoperti anche moltissimi casi di cancro alla prostata molto piccoli e molto poco aggressivi che non cambieranno mai l’aspettativa di vita di una persona».
La sovradiagnosi
In termini tecnici si chiama sovradiagnosi: «Scoprire un tumore che non ha alcuna rilevanza non è un buon affare: diventa malata una persona con una neoplasia che non avrebbe mai dato segno di sé – commenta Perrone -. Bisogna soppesare bene costi e benefici di un esame, per questo in Italia non si fa lo screening con il test del Psa su tutta la popolazione maschile a una certa età, mentre invece è raccomandata la mammografia per il cancro al seno che salva milioni di vite ogni anno».
Era già successo alla fine degli anni Novanta: l’uso «a tappeto» del Psa su uomini sani ha portato alla scoperta di moltissimi casi di tumori indolenti, ovvero poco aggressivi, che crescono lentamente e che raramente possono diventare un problema per gli interessati. «Milioni di uomini nell’arco di diversi decenni si sono sottoposti a esami di approfondimento (l’esito di Psa alterato portava inevitabilmente ad accertamenti e alla biopsia) e a possibili terapie in eccesso (con importanti effetti collaterali quali impotenza e incontinenza) — spiega Bracarda -. Oggi sappiamo che quel tipo di carcinoma è “buono” e può spesso essere tenuto soltanto sotto controllo. Per questo in presenza di questo tipo di neoplasia prostatica prima di allarmarsi e di decidere qualsiasi intervento (chirurgia, brachiterapia o radioterapia), bisogna discutere con il diretto interessato anche l’ipotesi di una sorveglianza attiva perché sia lui a valutare, aiutato dai medici, quale sia la strategia più adatta per sé».
Le previsioni sono plumbee. Dalle statistiche arriva anche qualche buona notizia?
«Cresce il numero degli italiani che vivono dopo aver ricevuto una diagnosi di cancro – conclude Diego Serraino, direttore dell’Epidemiologia oncologica e Registro tumori del Friuli Venezia Giulia del Centro di riferimento oncologico IRCCS ad Aviano -: sono quasi tre milioni e 700mila, ovvero ben il 6,2% della popolazione. Mentre diminuisce la mortalità nei giovani adulti 20-49enni, in particolare quella dovuta ai tumori polmonari, una buona notizia che è ancor più rilevante alla luce di tutte le statistiche che indicano un aumento dei casi proprio nella fascia d’età prima dei 50 anni. I dati più aggiornati dicono anche che la metà dei cittadini che oggi si ammalano è destinata a guarire, perché avrà la stessa attesa di vita di chi non ha sviluppato il cancro. A fare la differenza nelle probabilità di superare la neoplasia è la diagnosi precoce, per questo bisogna aderire ai controlli di screening, salvavita e gratuiti, che troppi italiani invece rifiutano».
27 agosto 2025 ( modifica il 27 agosto 2025 | 14:23)
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