C’è una donna di Castrocaro che ha fatto arrivare la sua voce fino ai vertici della scienza internazionale. Si chiama Annalisa Frassineti, presidente dell’Ape, l’Associazione progetto endometriosi, una realtà nazionale che da diciotto anni si dedica a informare sull’endometriosi. Il lavoro dell’associazione e quello di endometriosis.org sono confluiti in uno studio pubblicato su “Lancet Obstetrics and Gynaecology Women’s Health”, rivista di riferimento della medicina mondiale.
L’endometriosi è una malattia che rimane invisibile agli occhi degli altri, ma incide in modo devastante sulla vita di chi ne soffre. Colpisce circa il 10% delle donne in età fertile, trasformando il ritmo naturale della vita in un calendario di sofferenze: dolori cronici, infertilità, difficoltà nei rapporti di coppia. Eppure, fino a oggi, non esistevano criteri condivisi per affrontarne la cura.
La determinazione di Frassineti, della vicepresidente Jessica Fiorini e di tutte le volontarie si è trasformata in qualcosa di più grande: un appello che ha raggiunto i massimi esperti mondiali. Per la prima volta, infatti, medici di fama internazionale hanno stabilito criteri standardizzati per i centri di riferimento dedicati a questa patologia, offrendo a milioni di donne nel mondo cure migliori e più uniformi.
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“Per me e per tutta l’Ape questo rappresenta un momento storico di portata eccezionale”, dichiara Annalisa Frassineti. “Non si tratta soltanto della pubblicazione di un lavoro scientifico su una rivista di livello mondiale, ma della dimostrazione concreta che la collaborazione tra medici e pazienti può generare risultati tangibili. Questo studio conferma che la voce delle pazienti non solo merita di essere ascoltata, ma può diventare catalizzatore di cambiamenti sostanziali per migliorare la qualità delle cure. È il frutto dell’impegno di tutte le donne che in questi anni hanno condiviso le loro difficoltà, trasformandole in forza propulsiva per il cambiamento. Rappresenta la prova che possiamo trasformare le sfide di oggi nelle opportunità di cura di domani”.
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Lo studio, coordinato dal professor Mohamed Mabrouk dell’Elizabeth Garrett Anderson Institute for Women’s Health dell’University College London Hospitals e presidente della European endometriosis league, ha riunito alcuni tra i principali esperti internazionali nella ricerca e nella cura della malattia.
Tra gli autori figurano nomi di prestigio come i professori Renato Seracchioli e Marcello Ceccaroni, entrambi di Cesena, con i quali l’Ape collabora da anni. Il gruppo di lavoro, che rappresenta le principali scuole chirurgiche e cliniche mondiali, include anche Ertan Saridogan, Arvind Vashisht, Shaheen Khazali, Michelle Nisolle, Mario Malzoni, Filipa Beja Osório, Helder Ferreira, Ramon Rovira, Gaby Moawad, Horace Roman, Denis Tsepov, Mauricio Abrao, Attila Bokor, Gernot Hudelist, Ted Lee, William Kondo, Juan Gilabert Aguilar, Michelle Müller, Harald Krentel, Guri Baardstu Majak e Diego Raimondo.
L’endometriosi è una malattia infiammatoria cronica che colpisce in Italia circa il 10% della popolazione femminile in età fertile, sebbene i dati siano parziali e probabilmente sottostimati. I sintomi più diffusi sono dolori mestruali intensi, dolori durante l’ovulazione, cistiti ricorrenti, disturbi intestinali, pesantezza al basso ventre, dolori ai rapporti sessuali e infertilità nel 35% dei casi. Non se ne conoscono ancora le cause, non esistono cure definitive né percorsi medici di prevenzione. Per questo la diffusione delle informazioni è oggi l’unico strumento di prevenzione possibile.