La moglie del fratello di Alessandro Impagnatiello, condannato all’ergastolo in primo e secondo grado per aver ucciso l’ex compagna Giulia Tramontano e il bimbo di cui era incinta, dovrà versare 25mila euro alla famiglia della vittima. La decisione del Tribunale civile di Milano, anticipata dal Corriere della Sera, si basa sul fatto che proprio la cognata di Impagnatiello risulta proprietaria della sua auto, una T-Roc Volkswagen, acquistata poco più di due mesi dopo l’omicidio, allo scopo di “diminuire la consistenza patrimoniale” del condannato e quindi di aggirare l’obbligo di risarcimento per i Tramontano. Impagnatiello, si fa notare, risulta nullatenente. Nell’auto aveva nascosto e trasportato il corpo della giovane, uccisa il 27 maggio 2023.
La sentenza
L’automobile di Impagnatiello è stata venduta alla cognata per 10mila euro, al di sotto del suo valore commerciale: i giudici parlano del doppio, 20mila euro. Questa è quindi la cifra che dovrà essere versata ai Tramontano, insieme a 5mila euro di spese legali. Il Tribunale di Milano sottolinea che i parenti dell’assassino fossero “ben consapevoli” delle “ragioni risarcitorie” della famiglia Tramontano e del fatto che la vendita dell’auto andasse a diminuire la “garanzia generica a favore di questi per la riduzione (azzeramento) della consistenza patrimoniale del debitore”.
Il legale dei Tramontano: “L’auto non doveva più circolare”
“Alla famiglia di Giulia ciò che interessava era che questa macchina, sulla quale era stato nascosto e trasportato il corpo, non circolasse più liberamente, dato che non era stata sequestrata dalla Procura”, ha spiegato l’avvocato Giovanni Cacciapuoti, legale dei Tramontano. Poi ha saputo che, pochi giorni dopo l’arresto, Impagnatiello “aveva fatto entrare in carcere un notaio e attraverso di lui aveva conferito la procura legale” a suo fratello Omar di disporre dei propri conti e dei propri beni. La famiglia, ha aggiunto, aveva quindi intentato “azione civile per la revocatoria della vendita dell’auto” – con prima udienza discussa lo scorso novembre mentre si stava concludendo il processo penale di primo grado sull’omicidio – per impedire che la macchina “andasse in giro liberamente, anche perché la Procura all’epoca aveva disposto solo il sequestro del pianale posteriore, dove erano state trovate tracce di sangue”.
Il furto denunciato (di cui non c’è traccia)
Allo stato, dell’auto non c’è più traccia perché, come risulta anche dagli atti della causa civile, la cognata e il fratello di Impagnatiello nell’ottobre 2024, avevano denunciato il furto dell’auto, senza però riuscire a incassare il premio di assicurazione, perché alla compagnia in questione non risultava nessun furto. Anche per questo i giudici hanno annullato l’atto di compravendita del mezzo.
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