Gli ingegneri di pista Haas svelano i retroscena del loro lavoro in F1: tra aspetti tecnici, il rapporto con il pilota e le scelte che possono fare la differenza in gara.

Tra i membri chiave all’interno del box di una squadra di F1 ci sono sicuramente gli ingegneri di pista. Questa figura è responsabile della gestione della monoposto durante il weekend di gara, coordinando il team di ingegneri e meccanici che lavora su di essa e fungendo da principale punto di contatto con il pilota, essendo infatti l’incaricato a parlargli in radio durante la guida. Nello specifico, alcune delle sue mansioni sono l’analisi dei dati, la regolazione dei setup della vettura e il suo controllo in pista.

Laura Mueller e Ronan O’Hare, rispettivamente race engineer di Esteban Ocon e Oliver Bearman per il team Haas, hanno condiviso dettagli e retroscena del loro lavoro, offrendo uno sguardo approfondito sulle dinamiche tecniche e umane che caratterizzano il loro ruolo.

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Ore di lavoro fianco a fianco con il pilota

Uno degli aspetti più visibili del ruolo di race engineer è il rapporto stretto con il pilota. Laura Mueller rivela quanto tempo trascorrono effettivamente insieme durante un weekend di gara:

“Durante un weekend di gara, trascorriamo complessivamente circa 10-15 ore insieme. Già il giovedì facciamo diverse sessioni individuali per preparare il weekend, analizzandone tutti i vari aspetti come le strategie. Poi anche nei debriefing prima e dopo ogni sessione, Esteban è sempre accanto a me, pronto a fare domande e confrontarsi“.

Questo legame continuo permette di creare fiducia e sintonia, essenziali per prendere decisioni rapide e corrette in pista.

Dati o feeling del pilota: come si valutano le informazioni

Un altro tema interessante è il peso del feedback del pilota rispetto ai dati nel prendere le decisioni. In merito a ciò, Ronan O’Hare chiarisce:

“Con un pilota esperto come Ollie, puoi fidarti molto delle sue sensazioni. A volte i numeri dicono una cosa, lui un’altra, ma alla fine le sue sensazioni in curva guidano le nostre decisioni“.

L’Ing. Mueller aggiunge:

“Se dati e commenti del pilota non combaciano, di solito ci fidiamo del pilota, a meno che i dati non mostrino chiaramente una causa diversa al problema riscontrato, che può quindi essere risolto in altro modo. In F1, il driver resta il miglior sensore che abbiamo in macchina“.

Gli ultimi ritocchi prima della partenza

Un dettaglio poco noto riguarda la possibilità di effettuare ultime regolazioni sulla monoposto pochi minuti prima dello spegnimento dei semafori, per limare gli ultimi dettagli che possono essere determinanti sul risultato finale. Il race engineer di Ocon spiega:

“L’unica cosa che possiamo fare prima della partenza è regolare il flap anteriore. È una decisione semi-scientifica, ma anche molto basata sull’esperienza e sulle sensazioni del pilota accumulate durante il weekend“.

Questo piccolo gesto modifica il bilanciamento aerodinamico della vettura, andando a influire sul suo comportamento.

Rapporti umani e concentrazione

Il ruolo di race engineer non riguarda solo numeri e regolazioni: gestire psicologicamente il pilota è altrettanto cruciale. L’Ing. O’Hare racconta cosa accade nei momenti antecedenti al via, quando spesso si scorge l’ingegnere di pista interloquire col proprio pilota in griglia di partenza:

“In quei pochi minuti, più che tattica, si tratta di calmare il pilota o ricordargli il quadro generale della gara. Può sembrare banale, ma fa la differenza per entrare con la giusta mentalità“.

Il grattacapo più grande

Spesso ci si chiede quale sia l’aspetto più complesso di una monoposto. Posta a scegliere tra aerodinamica, pneumatici e gestione dell’energia, Laura indica quella secondo lei più delicata da governare:

Gli ambiti più delicati sono sicuramente aerodinamica e pneumatici, mentre della gestione dell’energia se ne occupa Ferrari. La gestione delle gomme è complessa, ma spesso si riesce a controllare in determinati modi. Mentre con l’aerodinamica la situazione diventa ancora più complicata: non abbiamo mai abbastanza dati e le variabili sono continue, quindi è sempre difficile individuare i problemi”.

Ingegneri di pista in F1: un duro lavoro ma pieno di soddisfazioni

Essere responsabile del team di ingegneri di pista e partecipare a tutte le gare richiede grande impegno e comporta sacrificare parte della vita privata. Lo racconta bene Laura Mueller:

La mia vita è cambiata radicalmente: ho molto meno tempo libero di prima, ma adoro fare questo lavoro”.

Le difficoltà però vengono ripagate dalle soddisfazioni che questo ruolo può regalare. Per Laura, i momenti più belli sono quelli in cui un piano strategico funziona, ad esempio quando nonostante una qualifica complicata si riesce comunque a risalire fino alla zona punti. Ronan O’Hare ricorda con entusiasmo un episodio speciale:

“Un highlight della mia carriera è stato sicuramente il GP di Silverstone con Ollie: abbiamo portato un aggiornamento e siamo riusciti a ottenere l’ottavo posto in qualifica, sfruttando al massimo la macchina“.

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Crediti immagine di copertina: ©F1inGenerale