Durante i giorni del Palio di agosto i telespettatori e gli ospiti di Siena Tv hanno avuto modo di ammirare le opere che hanno fatto da sfondo alla scenografia dei nostri studi, per l’occasione trasferiti, come ormai tradizione, sotto il Tartarugone in Piazza del Mercato. L’artista che le ha realizzate è il pittore contemporaneo Riccardo Bartoli, 26 anni, senese doc, che si è raccontato ed ha raccontato la sua arte ai nostri microfoni.
“Può sembrare un luogo comune, ma la pittura mi accompagna fin da bambino – spiega – quando il mio gioco era disegnare. Crescendo e acquisendo consapevolezza di me questo gioco è diventato altro, quello che vorrei fosse la mia professione. Mi sono diplomato al liceo artistico Duccio di Boninsegna di Siena, ho proseguito gli studi all’UniSi e mi sono laureato in scienze del patrimonio artistico e dei beni culturali. Poi ho sentito il richiamo della “praticità”, diciamo così, e quindi sono andato alla Libera Accademia delle Belle Arti a Firenze: sto finendo il terzo anno e sono in procinto di laurea”.
Come si inquadra la sua pittura?
“Sono partito dal figurativo, poi successivamente, studiando, ho cominciato ad andare verso una pittura più astratta, anche se non ho abbandonato mai l’origine. Le tele esposte negli studi di Siena Tv sono una dimostrazione, perché ho unito le due “anime”, figurativa e astratta, che dialogano tra se. Mi sono ispirato ad artisti come Rauschemberg (esponente del neodadaismo e precursore della pop art, ndr) e ad un artista più recente, Pieter Vermeersch, dal quale ho preso gli sfondi lisci e delicati che stanno sulla tela come base. Io poi intervengo usando la ‘cianotipia’, una tecnica fotografica dell’800 che imprime l’immagine, e successivamente faccio questo ‘gocciolamento controllato’ che invade la pittura, in alcuni casi copre la tela, in altri lascia trasparire quello che c’è sotto, come se una parte non potesse fare a meno dell’altra. Perché, anche se sembra un controsenso, l’arte astratta ha delle radici prettamente accademiche e figurative”.
Ha parlato di “gocciolamento controllato” sopra la tela, ma come lo controlla? Viene fuori una macchia che immagina quando lo fa oppure no?
“Di per sé non lo immagino, ma viene appena ho fatto il gesto. Fatto gocciolare il colore, io devo gestire la tela ed è lì che intervengo per farlo andare dove voglio. Poi ci sono vari fattori che possono cambiare il risultato, come la densità del colore del gocciolamento. In questa operazione ho solo una possibilità, perché quando sono intervenuto, anche se togliessi, rimane sempre una traccia sotto, quindi non posso sbagliare in un certo senso”.
Quando l’opera è finita ci si rivede, cioè è sempre come la voleva?
Generalmente sì, ma a volte è capitato che abbia preso il rullo bianco, ho ricoperto tutto e ricominciato da capo, perché tra l’altro sono anche molto autocritico (ride, ndr). Comunque essendo ancora studente, ho bisogno anche degli errori, di provare e riprovare”.
Veniamo ai colori.
“Il colore è un aspetto su cui mi concentro molto. Io ho la concezione che quando una persona guarda un’opera d’arte deve essere attratta e il colore ha in primis questa funzione. Il colore come emozione è il fondamento primo che io scelgo. Uso spesso colori complementari, oppure tonalità fredde accompagnate da tonalità caldei o anche colori della stessa gamma cromatica che possono interagire tra se o restare loro stessi nella tela”.
Guardiamo al futuro, come lo immagina?
“Mi piacerebbe poter fare una mia carriera artistica ed entrare in questo mondo, anche se so che non è facile, e fare di questo la mia attività. Però anche insegnare non mi dispiacerebbe, in Accademia mi dicono sempre tutti che sarei un perfetto insegnante. Le materie artistiche ovviamente”.
Sogni nel cassetto?
Che cosa può sognare un senese che fa il pittore? Dipingere il Palio! Ecco questo sarebbe il mio sogno. Ho partecipato al bando per la realizzazione del drappellone di luglio e anche se questa volta non è andata, è stata un’esperienza preziosa.
Il mio bozzetto? Non ve lo svelo, lo vedrete nella mostra che organizzerà il Comune con tutte le opere ricevute. Come sarebbe il mio Palio? Sicuramente colorato, perché nella mia idea dovrebbe entrare “di prepotenza” nel Cortile del Podestà la sera della presentazione”.