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Laura Ciuladaite, moglie di Omar Impagnatiello e cognata di Alessandro Impagnatiello, è stata condannata dal Tribunale civile di Milano a risarcire con oltre 19mila euro la famiglia di Giulia Tramontano. A questa somma si aggiungono 5mila euro di spese legali.
La donna avrebbe acquistato una Volkswagen T-Roc appartenuta all’ex barman reo confesso dell’omicidio della compagna incinta. Secondo quanto accertato dai giudici, l’operazione aveva l’obiettivo di ridurre il patrimonio dell’imputato in vista di un eventuale risarcimento da versare ai familiari della vittima.
APPROFONDIMENTI
A confermare l’intento elusivo dell’operazione è Giovanni Cacciapuoti, legale della famiglia Tramontano, che ha dichiarato: «Ci siamo accorti che la Procura non aveva sequestrato l’auto che non sarebbe dovuta circolare, considerato che è stata utilizzata per l’occultamento del cadavere di un delitto efferato».
Dopo l’arresto, Impagnatiello aveva incaricato il fratello Omar, tramite una consulenza notarile effettuata in carcere, di gestire i propri conti correnti e l’auto.
La vettura, però, è stata successivamente ceduta alla cognata.
La decisione del giudice. Il giudice Francesco Pipicelli ha dato ragione alla famiglia di Giulia, rappresentata dagli avvocati Rosario Santella e Giovanni Cacciapuoti, secondo cui quella macchina sarebbe stata venduta alla cognata di Impagnatiello solo al «fine di sottrarre il predetto bene alle ragioni creditorie dei familiari di Giulia Tramontano». In quell’auto il femminicida aveva nascosto e trasportato il corpo della giovane.
Nella sentenza si legge chiaramente come «la vendita è avvenuta tra parenti/affini, ben consapevoli tutti delle ragioni risarcitorie» nei confronti dei familiari della vittima «e della diminuzione della garanzia generica a favore di questi per l’azzeramento della consistenza patrimoniale del debitore».
L’avvocato Cacciapuoti ha sottolineato che «la macchina non era stata sequestrata dalla Procura che aveva disposto solo il sequestro del pianale che presentava tracce ematiche e, alla famiglia di Giulia Tramontano, ciò che interessava era che questa macchina, sulla quale era stato nascosto e trasportato il corpo, non circolasse più liberamente».
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