«Il potere delle parole è enorme perché travalica il tempo e lo spazio: noi leggiamo libri di autori morti da duecento anni e sembra ci stiano parlando, proprio a noi stessi, come se quel libro fosse scritto per noi. Gli autori possono essere americani, giapponesi, indiani e sembra che parlino della nostra realtà, quando invece arrivano da un contesto completamente diverso. Questo è un miracolo che fa ogni volta la letteratura. Tramite le parole, le persone possono trovare consolazione e forza per reagire». Matteo B. Bianchi sa bene come usare le parole: scrittore, editor e autore televisivo di programmi di successo, che ha fatto della versatilità una sua ricchezza, si mette a nudo e si confronta ogni volta con le sue emozioni, cercando di dare un ordine, un senso, una struttura. Nella sua carriera ha affrontato temi delicati e intimi, che hanno portato una rivoluzione nella letteratura contemporanea: dall’identità di genere, alla scoperta dell’omosessualità, alla vita dei sopravvissuti dopo il suicidio di una persona cara. Torna nelle librerie il 26 agosto con il suo nuovo manuale, Il romanzo che hai dentro per UTET, un insieme di consigli preziosi, difficoltà da affrontare e utili esercizi.
Come è nato il suo nuovo libro, Il romanzo che hai dentro?
«Da tempo volevo scrivere un manuale di scrittura creativa. Mi occupo di autori esordienti fin da quando ero un esordiente io stesso. Inoltre, dal 2022 sono direttore editoriale di Accento, la casa editrice fondata da Alessandro Cattelan. Negli anni ho sviluppato una serie di consigli, di suggerimenti, vedevo degli errori ripetersi costantemente e così via. UTET mi ha proposto questa idea dopo il forte impatto che ha avuto il mio romanzo più recente, La vita di chi resta, che è un libro totalmente autobiografico: invece di fare un libro di scrittura creativa, che ne esistono già tanti, mi hanno suggerito di farne uno dedicato principalmente alla scrittura autobiografica, che in effetti in Italia ce ne sono pochi».
Oltre a essere direttore editoriale di Accento, lei cura anche la rivista indipendente di narrativa ‘tina per gli scrittori emergenti. È molto sensibile a sostenere varie voci nel panorama letterario…
«Sono sempre stato molto sensibile al tema di chi si approccia alla scrittura e alla pubblicazione per la prima volta. E proprio questo mi ha mosso anche nella scrittura del manuale, perché è pensato per chi vuole accostarsi alla scrittura autobiografica per una ragione privata e personale, ma anche per coloro che vogliono trasformare la propria esperienza in narrativa, per gli aspiranti scrittori veri e propri. Perché scrivere una narrativa autobiografica ha una serie di caratteristiche che finché non ci provi, non ti rendi conto».
Il pubblico è rimasto molto colpito dai suoi libri autobiografici.
«Qualunque storia personale che ho scritto mi sono chiesto se fossi autorizzato a raccontarla. Cosa ho io di particolarmente interessante che il resto del mondo dovrebbe leggere? Tante volte è proprio il tuo punto di vista, che sia anche sulla quotidianità o sulla normalità: a te sembra banale, ma per altri è interessante. Se racconti una storia eccezionale, magari le persone la ammirano ma la vedono comunque da lontano. Se invece racconti una storia banale, ci si identificano totalmente».