Il n. 2 domina 6-1 6-0 6-3 in un’ora e 36 minuti senza concedere nemmeno una palla break all’azzurro. Al terzo turno c’è Darderi

Gli resta l’emozione di aver giocato sull’Arthur Ashe, il più grande stadio da tennis del mondo, contro un’icona generazionale, e ricorderà senz’altro gli applausi del pubblico: ma ovviamente, per Mattia Bellucci, Carlos Alcaraz si è rivelato una montagna insormontabile. Finisce 6-1 6-0 6-3 in un’ora e 36 minuti, un risultato analogo a quella lontana sfida giocata nel lontano gennaio 2020 a Manacor, all’Accademia di Nadal, tra l’allora 18enne italiano e un non ancora 17enne ragazzino spagnolo di cui si diceva un gran bene: Carlitos si impose 6-2 6-1. Adesso il numero due del mondo sarà atteso da un’altra sfida “italiana”, contro Darderi venerdì.

il match—  

Troppo superiore, ovviamente, il peso della palla di Alcaraz, troppo veloce il suo ritmo, soprattutto perché il murciano sembra aver approcciato il torneo con una determinazione e una ferocia agonistica insolite, almeno nei primi turni: evidentemente la rincorsa al numero uno di Sinner e la prospettiva di un’altra finale con lui gli sta dando una motivazione extra. E poi ha servito alla grande, cedendo appena 5 punti con la prima, e non ha concesso palle break, ed è stato aggressivo fin dal primo scambio, a rimarcare il proprio status. Contro un avversario così solido e concentrato, Bellucci ha provato l’unica strada percorribile: alzare ancora di più il livello dio rischio del suo gioco spumeggiante. Ma è finito subito fuori giri, anche perché Carlitos ha immediatamente trovato le contromisure al suo servizio (appena il 42% di punti con la prima per l’azzurro). I 32 vincenti a 11 e gli 89 punti complessivi a 52 fotografano una partita che non c’è mai stata. Però Mattia è un ragazzo intelligente e ricettivo, e saprà sicuramente trarre ispirazioni positive da questa esperienza.