PORDENONE – La sua passione era la psichiatria, da sempre, con il desiderio di capire e alleviare il disagio mentale, ma coltivava anche molti altri interessi, da quelli sportivi – era «un ottimo giocatore di tennis» – a quelli culturali e artistici, si dedicava con passione alla scultura. Purtroppo il male che lo aveva colpito un anno fa non gli ha lasciato scampo. Fulvio Tesolin, già direttore del Dipartimento di salute mentale dell’Azienda sanitaria del Friuli occidentale, si è spento ieri 27 agosto a San Vito al Tagliamento. Lascia la moglie e due figli. 

APPROFONDIMENTI













LA CARRIERA

Nato il 17 febbraio del ’57, Fulvio Tesolin si era prima laureato in medicina e poi si era specializzato in psichiatria e psicoterapia. A neanche trent’anni era entrato nell’86 al Dipartimento di salute mentale di Pordenone, prima come assistente medico e poi di ruolo. A seguire era stato responsabile dell’attività specialistica del Dsm in vari distretti e nel 2011 era diventato direttore del Servizio psichiatrico diagnosi e cura del Santa Maria degli Angeli. «Ho conosciuto Fulvio quando sono arrivato a Pordenone nel ’92 – ricorda Angelo Cassin, a lungo direttore del Dsm – e lui era un giovane medico del dipartimento. Per tutto il periodo che ho trascorso a Pordenone è stato un mio stretto collaboratore e dal ’98, quando sono andato in pensione, ha preso le redini del dipartimento diventandone il direttore. Fulvio era una persona sensibile, molto impegnata, che ha dedicato grande attenzione al fenomeno dei suicidi, rispetto al quale la Ass aveva attivato un apposito osservatorio. Ed era anche una persona carismatica, un grande tennista oltre che un artista – prosegue Cassin -: amava realizzare sculture utilizzando con materiali diversi. La notizia della sua scomparsa mi ha profondamente rattristato e credo di interpretare il sentimento di tanti colleghi nell’esprimere vicinanza alla famiglia, alla moglie e ai due figli».

L’ULTIMO ANNO

Tesolin era andato in pensione nel marzo scorso e probabilmente tra le motivazioni di quella scelta c’è anche la malattia che lo aveva colpito. Aveva iniziato le cure con convinzione e le terapie innovative avevano aperto spiragli di speranza. Poi, un paio di mesi fa, il male ha ripreso a correre e non gli ha lasciato scampo. «Fulvio era un ottimo psichiatra e un grande artista – lo descrive Giorgio Simon, già direttore generale dell’Azienda sanitaria del Friuli occidentale -, da poco aveva esposto le sue opere nell’ambito della mostra Esposizione d’arte eretica, allestita all’interno dell’ospedale di San Vito, insieme ad altri artisti come Beppo Zuccheri, Marco Tracanelli e Alfonso Firmani. È stato un medico appassionato, sempre presente e sempre attivo, e ha continuato l’importante tradizione della salute mentale del Friuli occidentale iniziata con Lucio Schittar, ovvero la difesa dei diritti delle persone e la cura fatta anche di casa, lavoro e socialità».