Economia
ll gesto di Giampietro Nardi, fondatore dell’azienda di Chiampo, leader nell’arredo giardino, con 180 persone
Chiampo “Liberalità 80 anni Giampietro Nardi”. Segue la cifra di 1.500 euro. Busta paga ricca quella che si sono appena ritrovati i 180 dipendenti della Nardi, l’azienda di Chiampo prima in Italia per fatturato nel settore dell’arredo giardini, veri e propri salotti da esterni. Nell’ultimo cedolino di luglio, pagato ad inizio di questo mese, hanno trovato 1.500 euro lordi in più nella busta paga.
«I dipendenti sono il capitale dell’azienda»
Il fondatore e presidente, autore del gesto, non si sottrae: «I dipendenti sono il vero capitale dell’azienda, il nostro successo è merito di ciascuno, ognuno per il suo ruolo». Loro nutrono il massimo rispetto. Tanto che uno di essi, sbarcato in Italia dal Sud povero del mondo, ha messo il nome Nardi al figlio in segno di gratitudine per avergli offerto un lavoro. «Nostro padre è fatto così – hanno spiegato le figlie Floriana e Anna Nardi, amministratrici delegate dell’azienda da oltre 83 milioni di fatturato che porta il made in Italy in tutto il mondo -. Nella sua semplicità risiede la forza di un uomo autentico e generoso». Al padre, 80 anni lo scorso 2 giugno, anche le due figlie hanno fatto un regalo inaspettato. Un libro, firmato dal giornalista Pierluigi Masini dal titolo “Giampietro Nardi. State comodi” (antiga edizioni) che racconta la storia del pioniere vicentino dell’arredo outdoor. Appena presentato nel nuovo showroom Nardi nel cuore di Milano, a Brera, farà tappa ad Arzignano ad ottobre.
Il capitale umano
Non è nuovo Giampietro Nardi ai gesti di generosità nei confronti del personale. Tre anni fa, appena scollinata l’emergenza pandemica, nel pieno di un’inflazione galoppante e bollette da capogiro, aveva alzato tutti i salari del 5%. L’impresa nel giro di un anno aveva raddoppiato il fatturato, complice l’imponente mole di richieste. E anche lì non si era sottratto: «L’azienda sta andando bene – spiegava – e il merito è dell’impegno di tutti, ognuno per il proprio ruolo. Per questo abbiamo deciso unilateralmente questo aumento che, insieme alle azioni di welfare già messe in campo da alcuni anni, speriamo possa essere d’aiuto ai nostri collaboratori nell’affrontare le difficoltà di questo periodo incerto». Antesignano pure del welfare. La Nardi è partita già nel 2016 con premi netti da scegliere tra rette di asili, spese mediche, benzina, ma anche viaggi e palestra. E sempre con l’idea di «premiare la squadra». Lo scorso anno ha noleggiato un’imbarcazione e portato tutti alla festa del Redentore a Venezia. Ora l’inaspettato regalo in busta paga per festeggiare i suoi 80 anni, che coincidono con i 35 anni dell’azienda.
Il pioniere
Inizi da imprenditore nel 1968 con le gabbiette per gli uccelli, dopo 8 anni di lavoro dipendente prima a Vicenza alla grande fabbrica dei trenini elettrici Lima e poi ad Arzignano alla Marchetto e Verlato che fabbricava giocattoli in plastica. Ma la vera avventura inizia nel 1990, appoggiato dalla moglie Graziella, con gli arredi in plastica da giardino. Quando si affaccia al mercato si trova a competere con una trentina di “big”, compresi colossi tedeschi e francesi che da anni dettavano legge. «Ci avevano dato al massimo sei mesi di vita – ricorda Nardi -. Siamo rimasti in tre aziende».
Quello che conta è il prodotto
Quello che conta è il prodotto, ripete come un mantra, lavorando a lungo sugli stampi per trovare soluzioni ingegnose, crescendo nel tempo nei materiali, entrando con lungimiranza nel mondo del design. Raffaello Galiotto è il designer di tutti i prodotti firmati Nardi, un mondo di sedie, tavoli, lettini, divani, sgabelli e accessori tutti realizzati interamente a Chiampo, quartier generale dell’azienda, in tre stabilimenti. E che volano per l’80% in 132 Paesi del globo sfruttando le stagionalità.
Il passaggio
Il cambio generazionale ha proiettato le figlie in sella già da 15 anni, sapendo di contare sull’appoggio prezioso del padre, sempre molto attivo. Al mattino, prima di salire nel suo ufficio al primo piano, Nardi legge il giornale seduto al tavolo dietro la reception. Un punto fermo in tutta la storia dell’azienda resta il suo rapporto con i dipendenti, un terzo dei quali proviene da altre parti del mondo. All’inizio, come è normale, aveva assunto una decina di parenti che lo chiamavano zio. È rimasto zio per tutti. Il ricambio in Nardi risulta bassissimo. «Insieme – è il suo motto – si fa tutto». E ora per tutti la nuova sorpresa.