Il film con cui mercoledì è iniziata la Mostra del cinema di Venezia del 2025 è La Grazia di Paolo Sorrentino, con protagonisti Toni Servillo e Anna Ferzetti: come spesso capita nei film di Sorrentino, è la storia di una persona molto potente e sola nei palazzi del potere. Questa volta è un presidente della Repubblica italiana, che si trova in un momento della sua vita che lo stimola a chiedersi come potrebbe vivere meglio, e che soffre per un ricordo e un segreto.
Nonostante la premessa è un film anche più divertente del solito per Sorrentino: una commedia piena di personaggi grotteschi e dialoghi rapidi, ben scritti e di impatto. L’impressione è che persino la recitazione di Toni Servillo, rispetto ai precedenti film realizzati con Sorrentino, sia più vicina alla commedia.
La reazione all’anteprima per la stampa, quindi di critici e giornalisti italiani e internazionali, è stata positiva, con risate e moderati applausi finali. Non era scontato, perché la posizione di primo film del festival è importante: solitamente viene concessa a film con un cast ampio e internazionale, più raramente – ma sempre di più negli ultimi anni – a film del paese che ospita il festival, e quindi porta con sé delle aspettative.
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In La Grazia il presidente della Repubblica, arrivato a sei mesi dalla fine del suo mandato, si trova a dover decidere se concedere o meno la grazia a due detenuti. Noto per la sua abilità politica e amatissimo da tutti, è però anche un presidente attendista: nessuno, inclusa la figlia che collabora con lui, si aspetta davvero che conceda la grazia. Allo stesso modo, dovrebbe decidere se firmare un decreto-legge del governo che legalizza l’eutanasia: anche su questo tutti si aspettano che non faccia nulla, lasciando il compito al suo successore. Gli eventi del film, invece, lo porteranno a prendere delle decisioni, anche perché nell’economia della storia la questione della legge e delle grazie è paragonabile al compleanno che apre La grande bellezza: un pretesto per causare una presa di coscienza nel protagonista.
Non è l’unico parallelo tra questo nuovo film e La grande bellezza o Le conseguenze dell’amore, precedenti film di Sorrentino in cui, in modi diversi, un protagonista sempre interpretato da Toni Servillo fa un bilancio della propria vita, si pente di certi atteggiamenti e cerca di cambiare. Il presidente di La Grazia cerca la leggerezza che dice di non aver mai avuto, dopo una vita da grande giurista e la morte, molti anni prima, della moglie.
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Il fatto che si professi democristiano e che sia vedovo ha fatto pensare a molti che sia ispirato all’attuale presidente della Repubblica Sergio Mattarella. In realtà La Grazia è ambientato in un’Italia inesistente e di fantasia che, viene precisato inizialmente, ha risolto tutti i suoi problemi proprio grazie al protagonista, ed è un paese pacificato e dal governo molto solido. Anche la comparsa di un papa, il terzo inventato da Sorrentino, fa capire come il film non sia interessato per nulla al realismo o ai riferimenti d’attualità. C’è anche un apparizione del cantante Guè, molto amato dal presidente.
L’uscita al cinema in Italia di La Grazia è al momento prevista per il 26 gennaio 2026 e, come già per il precedente film Parthenope (che fu il più grande incasso della carriera di Sorrentino), c’è un accordo di distribuzione per andare su Netflix, in esclusiva, una volta terminata la programmazione nelle sale. Nel resto del mondo invece il film appartiene a un’altra piattaforma, MUBI: per ogni paese in cui è presente, potrà scegliere se distribuirlo al cinema e poi averlo in esclusiva oppure se pubblicarlo direttamente in streaming.