Cervia (Ravenna), 28 agosto 2025 – Nella terra che dell’ospitalità ha fatto un mestiere capita anche che un turista voglia prenotare un pranzo in uno stabilimento balneare e invece si senta dire: “Qua non prendiamo bambini”.
Approfondisci:
E lo stesso vale per la spiaggia. Apriti cielo. Siamo a Milano Marittima (Cervia), culla delle vacanze sulla riviera, lui è Andrea Mussini – modenese in villeggiatura con la moglie e il figlio di 5 anni e mezzo –, è già andato dai carabinieri e poi ha chiesto anche un appuntamento al sindaco: “Gli dirò: guardi, non ce l’ho con Milano Marittima, qui sto bene, ma certi atteggiamenti non devono essere ammessi, non siamo mica tornati al Medioevo. Voglio garantire l’etica e il rispetto del mondo e di mio figlio”. Ce n’è a sufficienza perché scoppi un caso, specie se oltre all’etica si dovesse anche lambire il sottile (e scivoloso) confine che separa il rispetto dalla violazione delle regole. Materia per la Capitaneria di porto di Ravenna, che appresa la notizia verificherà se da quelle parti – allo stabilimento balneare Bicio Papao – si sia in qualche modo derogato alla corretta gestione del demanio pubblico.
Ecco, ma prima ancora c’è la ribalta delle cronache. “Siamo qui in vacanza da un mese, mangiamo fuori ogni giorno e non mi era mai capitata una cosa simile – sbotta il turista modenese –. Mio figlio ha cinque anni e mezzo. Ieri (martedì, ndr), stavamo facendo una passeggiata e mi sono fermato in quel locale chiedendo se erano aperti a pranzo. Quando mi hanno detto di sì, ho chiesto anche se fosse possibile prenotare un tavolo per tre, cioè per me, mia moglie e mio figlio, che ha cinque anni e mezzo. Secca, la cameriera mi ha risposto che no, lì non si accettano bimbi sotto dieci anni”.
Questione di scelte – policy o filosofia aziendale, si direbbe –, hanno già spiegato dal locale, dove la tranquillità e l’atmosfera, al ristorante come in spiaggia, contano più di ogni altra cosa, magari anche del cliente (potenziale) perso. “Eppure capisco che si vieti l’ingresso a un bimbo al casinò, ma al ristorante è assurdo – insiste Mussini –. Frequentiamo ristoranti stellati in tutta Italia, mio figlio è sempre venuto con noi e nessuno si è mai permesso di dire nulla”. Se n’è andato senza neanche chiedere spiegazioni al titolare. “Inutile. Quando sono uscito ho pensato: i cani sono accettati. Io e mia moglie siamo allergici, con tanto di certificato, ma non ci siamo mai permessi di dire nulla, e poi mi tengono fuori un bambino?”
Il sindaco Mattia Missiroli è categorico: “Gli esercenti non possono senza un motivo legittimo rifiutare le prestazioni del proprio esercizio a chiunque le domandi e ne corrisponda il prezzo. Se sarà sporta denuncia, verificheremo. La persona coinvolta ha chiesto di vedermi e lo farò quanto prima con piacere, forse già domani (oggi, ndr). Gli ribadirò quanto ho già detto pubblicamente. Il messaggio è: la spiaggia a Cervia è di tutti, soprattutto dei bambini, degli anziani e delle fasce più fragili della comunità”. Punto.
Chi mastica diritto suggerisce che potremmo perderci negli alambicchi della legge, perché sul piano del rapporto di diritto privato – tra ristoratore e cliente –, il divieto in generale è anche legittimo, purché non discriminatorio, trasparente (segnalato) e valido erga omnes, e l’età non è considerata come fattore di discriminazione. Ma qui a quanto pare siamo in una concessione di demanio pubblico e la faccenda si complica, perché bisognerebbe comunque garantire il libero accesso alla battigia e un altro discorso ancora riguarda la fruibilità dei servizi di spiaggia. Ma è roba da avvocati e questa invece è la terra che dell’ospitalità ha fatto un’arte.
Il gestore si difende: “I piccoli disturbano. Cerco di ritagliarmi una fetta di mercato”
“Facciamo così da trentatré anni, ma non è vero che odiamo i bambini”. Walter Meoni, il titolare del Bicio Papao di Milano Marittima (Cervia), ha già detto la sua e ora che il caso è deflagrato, al telefono non concede neanche mezza sillaba in più. “All’inizio qui venivano soltanto i giovani ed erano le famiglie a puntare su altri bagni – le sue dichiarazioni riportate dall’Ansa –. Ora vengono persone di tutte le età e scelgono noi perché vogliono stare più serene, sapendo che qui non ci sono bambini piccoli, perché solitamente li prendiamo dai dieci anni in su, sia in spiaggia che al ristorante, con eccezioni che possono riguardare particolari momenti della settimana oppure persone con le quali abbiamo un particolare rapporto di fiducia”.
“Mi sto soltanto ritagliando una fetta di clientela – aggiunge ancora il titolare dello stabilimento balneare –, così come fanno a Milano Marittima altri tre o quattro alberghi e un mio collega. Se il turista si è offeso, si è sbagliato: non avevamo nulla contro lui o suo figlio, è pieno di locali che lo avrebbero accolto senza problemi. Non prendo più neppure compleanni o addii al celibato o al nubilato, e lo faccio per lo stesso motivo: disturbano l’atmosfera tranquilla. Ecco, così rinuncio a una barca di soldi per tutelare il mio lavoro”.