La tappa numero 18 del Tour de France 2025, quella con il Col du Glandon, il Col de la Madeleine e l’infinita salita del Col de la Loze, prometteva sconquassi. E, contestualmente, anche la Visma|Lease a Bike aveva promesso sconquassi. O, quantomeno, la squadra di Jonas Vingegaard aveva dichiarato che non avrebbe lasciato nulla di intentato nelle idee di ribaltare la situazione di classifica, comandata, con un ampio margine, da Tadej Pogačar. Lo stesso Vingegaard aveva fatto sapere, nei giorni scorsi, di essere “pronto a sacrificare il secondo posto per arrivare primo”.
Alla fine, però, le montagne hanno partorito il topolino: la Visma|Lease a Bike non ha cambiato le carte in tavola e in cima al Col de la Loze Tadej Pogačar ha anche staccato, seppur solo di qualche secondo, Vingegaard. Le strategie messe in atto dalla squadra giallonera non hanno convinto e una delle voci più critiche in tal senso che si è sollevata nel dopotappa è stata quella di Tom Dumoulin, che di quella squadra è stato un corridore importantissimo: “Fino all’attacco di Vingegaard sulla Madeleine era tutto fantastico – le parole dell’ex corridore neerlandese pronunciate durante un programma televisivo e riportate da WielerFlits – Stavano correndo benissimo e penso che stessero seguendo il piano stabilito. Da lì in poi, però, ho molti dubbi”.
Dumoulin analizza: “Avevano detto di andare per il ‘tutto o niente’, ma in realtà, dopo quell’attacco, Vingegaard non lo ha fatto. Lo scenario ideale, una volta che Jonas avesse trovato Matteo Jorgenson (in fuga in precedenza – ndr) per strada, sarebbe stato un solo chilometro a tutta da parte proprio di Jorgenson e poi un altro attacco di Vingegaard. Questo era quello che c’era da fare, ma loro non ci hanno neanche provato, visto che Jorgenson ha proseguito con un passo tranquillo”.
Il vincitore del Giro d’Italia 2017, una volta secondo e due volte terzo al Tour de France, aggiunge: “A quel punto ho pensato che sarebbero almeno andati per la vittoria di tappa con Vingegaard, magari provando a prendere almeno qualche secondo nel finale a Pogačar. Di norma, avresti messo Jorgenson a tirare nella valle prima del Col de la Loze e invece hanno cominciato a guardarsi in giro, con lo stesso Jorgenson, ormai esausto, che è andato di nuovo in fuga. Così, nel gruppetto di Vingegaard hanno iniziato ad andare pianissimo. Era chiaro che così non avrebbero vinto la tappa e non avrebbero certo vinto neppure il Tour. Mi sono detto: cosa stanno facendo? È questo il loro ‘tutto o niente’?”.
I dubbi non finiscono qui: “Quando poi sono rientrati alcuni corridori su Vingegaard e Pogačar, Sepp Kuss e Simon Yates si sono messi a tirare. Ma per fare che? – il pensiero di Dumoulin – Per la tappa direi di no, visto che ormai i primi erano troppo lontani. Ma neanche per un attacco di Vingegaard, dato che il ritmo non era abbastanza alto. Hanno fatto la salita a un passo normale, tanto che la UAE Emirates XRG poi gli si è anche messa davanti. Se spendi parole importanti prima di una tappa e poi fai la salita finale più piano di un fuggitivo della prima ora, non puoi certo dire di aver provato il tutto per tutto. Forse dovremmo concludere che Vingegaard non avesse le gambe giuste, soprattutto dopo aver visto quel piccolo attacco nel finale”.