Dopo le prime tappe della Vuelta a España 2025, caratterizzate anche dalla cronosquadre di Figueres, abbiamo raggiunto telefonicamente l’ex commissario tecnico della nazionale italiana, Daniele Bennati, per un bilancio iniziale su questa corsa a tappe e uno sguardo alle prospettive future, tra classifica generale e possibili protagonisti di giornata. Al momento il leader della corsa è Jonas Vingegaard, che veste la maglia roja con un vantaggio di 8’’ sulla coppia della UAE Team Emirates formata da Juan Ayuso e João Almeida. Con Bennati abbiamo toccato diversi temi: il ruolo di Giulio Ciccone, le ambizioni di Antonio Tiberi, le incognite legate alla condizione di Vingegaard, il possibile exploit di Ayuso e persino le prospettive in vista del Mondiale, dove inevitabilmente torna il nome di Tadej Pogacar.
Ciccone uscirà di classifica pensando al Mondiale o proverà a lottare per il podio? La tua idea?
“Non è mai semplice dare una risposta netta a questa domanda, perché la gestione della corsa cambia di giorno in giorno e dipende molto dalle sensazioni che il corridore ha sulle gambe. Giulio non ha ancora dimostrato di poter essere competitivo in chiave classifica generale (anche per tanta sfortuna), discorso diverso per i successi parziali di tappa e classifica GPM, bisogna capire quali saranno gli obiettivi prioritari. Personalmente credo che abbia la condizione per poter ambire a più di una vittoria parziale in questa Vuelta, anche se nella prima settimana non escludo che voglia comunque tenere un occhio sulla classifica generale per capire dove può arrivare. Poi sarà la strada a dettare le scelte: se dovesse puntare a una top 10 allora potrebbe preservare le energie per non compromettere la condizione in vista del Mondiale. Io penso che nell’arco di una settimana avremo le idee molto più chiare sulle sue reali possibilità”.
Pensi che Vingegaard, venendo dal Tour, potrebbe avere un calo nella terza settimana?
“Vingegaard è un corridore che ha dimostrato che il suo terreno naturale sono i Grandi Giri. È arrivato alla Vuelta con un obiettivo preciso, che è quello di vincere, e la squadra attorno a lui lo sta supportando nel migliore dei modi. È chiaro che la terza settimana di una corsa di un Grande Giro è sempre un’incognita per tutti, anche per i campioni più forti, ma se Jonas dovesse avere un calo sarebbe un segnale che qualcosa non funziona nella sua preparazione o nelle sue condizioni. Sulla carta, e soprattutto senza la presenza di Pogacar, resta il corridore da battere. Certo, gli avversari non mancano, ma lui parte un gradino sopra a tutti gli altri”.
Ritieni che il danese sia superiore o Ayuso potrebbe stupire e giocarsi anche la vittoria finale?
“Ayuso mi piace molto come atleta, specialmente a cronometro dove lo vedo sempre molto solido. In tanti dicono che non sia nella sua condizione migliore, ma il bello di una corsa di tre settimane è che si può crescere strada facendo. Se trova la gamba giusta nella prima parte, nella seconda metà della Vuelta potremmo davvero vederlo competere per il podio. La UAE ha comunque due carte importanti: oltre a lui c’è Almeida, corridore regolare e affidabile. Ayuso è sicuramente tra i favoriti per quello che ha dimostrato e per il talento che ha, ma in questo momento lo vedo ancora un gradino sotto Vingegaard”.
Se dovessi indicare un nome a sorpresa per la classifica generale, chi faresti?
“Giulio Pellizzari. Lo dico con convinzione perché lo reputo uno dei giovani italiani più interessanti. Ha già mostrato ottime cose nei due Giri d’Italia a cui ha partecipato, ha maturato esperienza e si sta abituando al ritmo dei grandi. La Vuelta è una corsa dura, ma meno stressante del Tour, e può essere il terreno ideale per accumulare esperienza e provare a fare classifica senza troppe pressioni. Mi auguro che la squadra lo supporti e gli dia fiducia, un piazzamento importante, una top 5 in chiave futura sarebbe un gran bel segnale”.
Antonio Tiberi ha incassato 21’’ sul primo arrivo in salita che non era particolarmente duro, mentre nella cronometro a squadre era previsto che faticasse. La top10 resta l’obiettivo più credibile?
“Tiberi è un corridore che conosciamo bene e sappiamo quanto sia regolare. È vero che ha perso un po’ di terreno, ma non dobbiamo dimenticare che è un corridore che sa crescere col passare delle settimane e che non sempre parte fortissimo. La sua forza è la costanza, e in un Grande Giro questo può fare la differenza. Io non mi accontenterei di una top10, credo che il minimo obiettivo per lui debba essere una top5, perché ha le qualità per arrivarci. Chiaramente molto dipenderà da come reagirà alle prossime tappe di montagna, ma sono convinto che abbia la gamba per emergere. Come dicevo per Ciccone, anche per lui vale la considerazione: piuttosto che chiudere decimo, io preferirei vederlo vincere una tappa prestigiosa, perché in termini di crescita e fiducia può valere molto di più”.
In vista del Mondiale, come pensi che ci arrivi Pogacar rispetto a chi ha disputato la Vuelta?
“Pogacar è un corridore che esula quasi da ogni regola. È capace di prepararsi per i grandi appuntamenti senza dover per forza passare da una corsa a tappe. Ha un motore e un talento che gli permettono di arrivare competitivo anche solo con una programmazione mirata e allenamenti mirati. Correrà in Canada e quelle due gare serviranno a dargli il ritmo necessario per il Mondiale. Dieci anni fa, quasi tutti i grandi nomi passavano dalla Vuelta per rifinire la preparazione in vista della prova iridata, oggi invece ci troviamo di fronte ad un ciclismo diverso. Vingegaard, ad esempio, ha ragione a dire che la Vuelta è una corsa molto dispendiosa (dopo aver corso il Tour de France) e non sempre funzionale a un Mondiale. Condivido la sua scelta di concentrarsi su un solo obiettivo. Detto questo, a me piacerebbe vedere Pogacar e Vingegaard duellare anche nelle corse di un giorno, ma sappiamo che ognuno ha un percorso diverso e caratteristiche diverse”.
Ti aspetti un guizzo da Filippo Ganna in questa Vuelta?
“Filippo non ha avuto un avvicinamento semplice: i problemi gastrointestinali che ha accusato prima della partenza non gli hanno permesso di esprimersi al meglio nelle prime tappe. È un tipo di problema che pesa molto, soprattutto in una corsa di tre settimane, perché ti lascia debilitato. Però sappiamo che è un corridore che sa recuperare e che ha nelle sue corde la capacità di trovare il colpo giusto anche dopo giornate complicate. Credo che con il passare della corsa possa crescere e magari nella seconda parte potremmo vederlo competitivo per una vittoria di tappa. Non è un obiettivo semplice, ma Filippo ha dimostrato più volte che con il suo talento può sempre tirare fuori un numero nei momenti giusti”.