Il dolore dei genitori degli alunni della scuola cattolica Annunciation a Minneapolis dove è avvenuta la sparatoria – REUTERS
Un nastro giallo trattiene l’orrore prima che si riversi. Un’esile diga dinanzi all’orrore. Oltre, oltre quel nastro, in attesa, si affollano genitori e parenti. Pregano, piangono, si abbracciano. Sospesi, schiacciati da angoscia e disperazione. Sanno che lì dentro, nella scuola che poche ore prima aveva accolto i loro figli con il suo rassicurante profilo, si è consumato l’orrore. Doloroso. Devastante. Si affastellano frammenti di notizie. Brandelli di una verità che si fa, col passare dei minuti, sempre più terribile. Un “copione” di morte che torna a flagellare, con inquietante puntualità, un’America ostaggio della violenza. Il K-12 School Shooting Database ha contato, dall’inizio dell’anno, «più di 140 sparatorie avvenute nelle scuole elementari e secondarie del Paese».
Questa volta è successo nella scuola cattolica Annunciation a Minneapolis, Minnesota. Il bilancio dell’ennesima strage in una scuola, è terribile. Due i bambini uccisi. Avevano otto e dieci anni. Altri 14 alunni sono rimasti feriti, alcuni sono stati colpiti alla testa. Feriti anche tre adulti. La terza vittima è, secondo la ricostruzione offerta dalla polizia della città di Minneapolis, l’attentatore. Si è tolto la vita, dopo aver seminato morte nella scuola. «È l’ennesimo orribile atto di violenza», ha detto il governatore dello Stato, Tim Walz.
Con il passare delle ore, l’accaduto prende forma. Con tutto il suo carico di orrore. Le forze dell’ordine restituiscono i tasselli di un mosaico che resta incomprensibile, oscuro. Il killer è un uomo di 23 anni, senza precedenti, fa sapere la polizia. Si tratterebbe di Robin Westman, che si identificava come transgender. I media americani, citando i suoi social media, hanno scritto che a 17 anni aveva chiesto l’autorizzazione di cambiare il nome da Robert a Robin, che negli Stati Uniti è sia maschile che femminile.
Arriva a bordo di un’auto. La lascia nel parcheggio della scuola. È vestito completamente di nero, armato con fucili e pistole. Entra nel complesso scolastico che, secondo quanto riportato dalla Cnn, ospita circa 395 studenti. La scuola elementare privata è «collegata alla Chiesa cattolica dell’Annunciazione ed entrambe si trovano in una zona residenziale nella parte sud-orientale della città più grande del Minnesota», ha precisato ancora l’emittente.
Il complesso scolastico a Minneapolis – ANSA
Gli studenti stanno partecipando alla Messa. Le lezioni sono iniziate da appena due giorni. L’aggressore brandisce un fucile, un fucile da caccia e una pistola. Spara. Spara attraverso le finestre della chiesa.Spara un numero impressionante di colpi: tra i cinquanta e i cento. Due bambini restano uccisi. L’uomo, ha riferito la Reuters, si toglie la vita dopo la strage. «Si è trattato di un deliberato atto di violenza contro bambini innocenti e altre persone che pregavano. L’assoluta crudeltà e codardia di sparare in una chiesa piena di bambini è assolutamente incomprensibile», ha dichiarato il capo della polizia di Minneapolis, Brian O’Hara.
Informato, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha chiesto a tutti di «unirsi a me nella preghiera per tutti i bambini coinvolti!». Minneapolis continua a fare i conti con la violenza. La città ha registrato un aumento significativo degli omicidi negli anni successivi all’uccisione di George Floyd da parte della polizia nel 2020, che ha provocato «proteste a livello nazionale, disordini civili e carenza di personale nel dipartimento di polizia della città». Sono stati 54 gli omicidi lo scorso anno, in calo rispetto ai 71 del 2021, ma al di sopra dei 29 registrati nel 2019.