di
Barbara Visentin

Il 30enne americano, uno degli artisti di maggior successo degli ultimi 10 anni, ha chiuso questa edizione degli I-Days

Dopo l’ultimo album fortemente improntato sul country («F-1 Trillion», uscito nel 2024) veniva da chiedersi quanti, in Italia, avrebbero seguito Post Malone, addentrandosi in un genere, specchio di un mondo a noi lontano se non parzialmente folkloristico, che fuori dagli Stati Uniti non attecchisce.

I 25mila accorsi ieri sera a Milano, nella tappa conclusiva degli I-Days, graziata per un soffio dalla pioggia, ne sono la risposta: lo status di star del 30enne americano Austin Richard Post – uno degli artisti più influenti e di successo che l’America abbia sfornato negli ultimi 10 anni – traina con sé i fan ben oltre i generi. La gente lo segue, e lo acclama, a prescindere da ciò che fa, che si tratti degli esordi rap, dei successi più pop o delle incursioni nella musica di Nashville.



















































E se Oltreoceano c’è chi l’ha effettivamente incoronato «crossroad king», re del crossover, a dispetto di quelli che, agli esordi, l’avevano bollato come un avvoltoio che si appropriava della musica altrui, il concerto di ieri si è mantenuto vicino soprattutto alle atmosfere dell’ultimo disco, fra cappelli da cowboy che spuntavano anche nella folla, violino e steel guitar sul palco (parte di una band eccellente di sette musicisti e due coristi), Monument Valley e insegne da saloon sullo sfondo.

Posty (o semplicemente Austin, come ieri lo chiamavano tutti) sale sul palco con sigaretta e birra in mano, camicia a righe, sorrisone che si apre sui denti d’argento, viso e corpo completamente ricoperti da tatuaggi. Un tipo poco raccomandabile? Tutt’altro: nel corso della serata, fra un fuckin’ e l’altro, dispensa talmente tanto amore al suo pubblico da provocare moti di tenerezza. «È così irreprensibilmente educato che ci ho messo mesi perché smettesse di chiamarmi madam», aveva commentato Taylor Swift lo scorso anno, dopo averci lavorato in «Fortnight».

E anche a Milano Posty non smette di ringraziare, di mandare incoraggiamenti a chi si sente un perdente, di ricordare che lui ce l’ha fatta nonostante le avversità e che dunque tutti possono inseguire ciò che amano: «Mi hanno detto così tante volte che sarei stato una one hit wonder e non avrei avuto successo e ogni volta ero tentato di pensare che avessero ragione loro, ma grazie a voi ho avuto il coraggio di inseguire i miei sogni e spero che tutti voi lo facciate. Perché nessuno nell’universo può fermarvi. Vivete la vostra vita».

Il sogno americano, aggiornato al 2025, nel road trip di Post Malone, conduce in un’ora e mezza di musica, suonata come si deve e cantata altrettanto bene (mentre nelle pause, col fiatone, Austin si fa portare una birra dopo l’altra): oltre a titoli più conosciuti come «Circles», «Rockstar» o «I Had Some Help» la scaletta pesca qua e là nei suoi sei dischi, mantenendo però l’impronta country. 

Fra effetti pirotecnici e fiamme, il concerto si chiude con il re tatuato in mezzo alla folla, giù dal palco, impegnato in selfie, autografi e saluti che vanno avanti per oltre cinque minuti, come un abbraccio interminabile. «Get home safe», tornate a casa sani e salvi, è l’assennatissimo augurio che compare sullo sfondo del palco. Per gli I-Days, invece, l’appuntamento è al 2026, dopo che questa edizione ha raccolto oltre 250mila spettatori.

28 agosto 2025 ( modifica il 28 agosto 2025 | 12:28)