«Sfortunatamente non è un film distopico. Riflette questo tempo e questo mondo: le guerre, l’impatto della tecnologia, il cambiamento climatico… problemi che tutti stanno negando». Festival del Cinema day 2: Yorgos Lanthimos, al Lido per la quarta volta, ha portato il suo scioccante Bugonia. E ha raccontato così ai giornalisti la genesi del suo lavoro numero dieci, che è un po’ dramma, un po’ horror, un po’ grottesco e un po’ sci-fi: «Tre anni fa ho letto la sceneggiatura di Will Tracy (remake in lingua inglese del sud-coreano Jigureul jikeora! di Jang Joon-hwan, del 2003, ndr) e mi ha conquistato: ho pensato fosse divertente, di grande intrattenimento e impatto, e al contempo ci costringesse a riflettere. Da subito ho voluto portarla sullo schermo. Era rilevante allora, oggi ancora di più».

Aidan Delbis, Jesse Plemons, Emma Stone e Yorgos Lanthimos

STEFANO RELLANDINI/Getty Images

«Io l’ho trovata toccante, viva, vibrante. E incasinata», ha aggiunto Emma Stone, che di Bugonia è la protagonista, confermandosi musa del regista greco. Accanto a lei, in scena, Jesse Plemons. Lei è la CEO di una multinazionale farmaceutica, donna di potere con borse Yves Saint Laurent e décolleté Louboutin, quarantacinquenne che segue un rigoroso programma anti-invecchiamento. Lui, con il cugino (Aidan Delbi), è un giovane squilibrato, fanatico, scollegato dalla realtà e ossessionato dalla teoria del complotto. Convinto che sia un’aliena responsabile della disfatta della Terra, la rapisce in maniera rocambolesca e la tiene prigioniera per tre giorni, tra colluttazioni e dialoghi pazzeschi. «Mi sono allenata abbastanza», ha detto Stone, «non so se si veda. Nelle scene di lotta era sempre presente un coordinatore, anche degli stuntmen. Rasarmi non è stato difficile». La preparazione è stata necessaria pure per Jesse Plemons: «Il mio personaggio corre per mezzo film, ma la mia è stata più intellettuale».
Alla domanda sulla possibilità che Bugonia, possa disturbare alcune persone, ha risposto così: «Non è adatto a tutti, ma c’è anche un istinto a evitare cose che fanno paura, o sono difficili da esplorare e da capire. Come autore per me è un modo per farlo, per affrontare personaggi complessi da comprendere. Però vanno comunque considerati umane. Lo sono, esistono».

Emma Stone ha ribadito la bellezza di essere diretta da Lanthimos: «Amo lavorare con lui, le sue idee, il materiale che vuole esplorare con i personaggi, la libertà di esprimersi che lascia a noi attori. È sempre molto generoso. Tutta la squadra, a eccezione di Will, ha già lavorato con lui, tutto il cast si conosce già bene, è un ambiente familiare, magari sarà banale ma è così che ci si sente e dunque possiamo sperimentare al massimo». Quando le hanno chiesto come gestisce il successo, ha risposto così: «Sarebbe una risposta molto lunga. Posso dire che tutti ormai ci confrontiamo con coloro che pensano di conoscerci e di poter esprimere qualunque opinione, ci sono i social. Mi proteggo e cerco di rimanere sana separando quello che chiamo il mio avatar dalla me che sta in famiglia e con gli amici. Ci sono io e una versione fuori di me». Per poi aggiungere: «È narcisistico pensare che siamo soli nell’universo. Agli alieni ci credo».

Aidan Delbis, Jesse Plemons ed Emma Stone

STEFANO RELLANDINI/Getty Images

Per finire, una riflessione di Lanthimos sulla cinematografia di oggi: «Costa molto realizzare i film, è sempre più difficile capire quali lo meritano e con che modalità. Alcuni possono essere sia blockbuster sia d’autore. Non mi va di separare tutto in categorie, è il tema di Bugonia. Abbiamo dei pregiudizi, cerchiamo di categorizzare tutto senza vedere attraverso. Diventa sempre più complesso per gli indipendenti, che trattano temi un po’ diversi, che non puntano al grande successo, ma è sempre stato così».