Sinner a velocità di crociera: batte Popyrin ed è al terzo turno
(Gaia Piccardi) Ci sono giovedì un po’ così, nei quali gestire le difficoltà contingenti, riproponendosi di alzare il livello. Ma Jannik Sinner ha l’esperienza per usare le armi più affilate di giornata e Alexei Popyrin è battuto in tre set (6-3, 6-2, 6-2) con i piccoli brividi di cinque palle break concesse (nessuna convertita dall’aussie), un altro intervento del fisioterapista dopo la vescica con Kopriva al primo turno e un istante nel secondo set in cui è sembrato rimanere senza fiato, piegato in due dall’apnea. La 23esima vittoria sul cemento a livello Slam consegna al numero uno il terzo turno all’Open Usa contro il mancino canadese Shapovalov; verranno tempi migliori, per il momento basta una navigazione di crociera (Jannik ci andrà davvero, dopo il torneo).
Soffocato dalla pressione in risposta dell’azzurro, sul suo primo turno di servizio Popyrin già vacilla. Rovescio in rete sulla palla break: Jannik parte in fuga (2-0). Ha la generosità di sprecare tre occasioni di secondo break, mentre l’australiano si industria per rallentare il gioco e togliere peso alla palla. Ma c’è poco da fare, la superiorità è italiana e la battuta non sostiene Popyrin, cui il catenaccio non impedisce di inabissarsi lentamente: 3-1, 4-2, 5-2 in un game con due ace del numero uno, 6-3 in 43 minuti. Subito dopo entra il fisioterapista ma non c’è allarme: la fasciatura al piede destro è troppo stretta, Sinner chiede che venga allentata. Accordato.
C’è stato un tempo in cui Alexei Popyrin detto Pop, origini russe, era il predestinato del tennis mondiale. Alto, gran battitore, buon dritto. Ma dall’altra parte della rete c’è il migliore, anche oggi sostenuto da poche prime (55% nel primo set) ma, quelle poche, efficaci (81% di punti vinti sulla prima). Le circostanze richiederebbero all’australiano allenato da Wayne Ferreira di essere perfetto, invece l’aussie è impreciso, lontano dal giocatore che l’anno scorso su questo campo eliminò Djokovic poco dopo essersi annesso il Master 1000 di Montreal.
Ma è quest’anno che Popyrin ha raggiunto il suo miglior ranking (n.19) ed è questo avversario che Sinner deve disinnescare con un break a zero in avvio di secondo set (2-1). E’ una partita mai in discussione, che Jannik controlla di mestiere senza strafare, ogni tanto illuminata da un bel punto ma anche zavorrata di errori, che a lungo le impediscono di accendersi. Nel sesto game (3-2), ecco qualche problema al servizio: Sinner cancella due occasioni di break al rivale. Poi, in cima a uno scambio durissimo che lo lascia sulle gambe, si tocca gli addominali e prende tempo per rifiatare. C’è una terza palla break da gestire: Jannik sforna un ace di seconda. Pura classe. Poi tiene il servizio: 4-2. Dall’angolo (c’è anche il capitano di Davis dell’Australia, Lleyton Hewitt, che l’Open Usa lo vinse nel 2001 battendo Pete Sampras), vedendo l’azzurro in difficoltà, consigliano all’australiano di allungare gli scambi, di far correre l’avversario. Ma Jannik fa un passo avanti e diventa ancora più aggressivo in risposta. Popyrin, sotto 0-40, è dead man walking. Break a zero dell’italiano, 5-2. 6-2 con una palla corta.
Con il match in totale controllo, il numero uno può tornare a concentrarsi sulle sue statistiche. Le prime precipitate al 38% devono salire, gli errori non forzati (15 fin qui) scendere. Vagnozzi gli chiede più scioltezza ma le difficoltà persistono e al secondo game del terzo set Jannik deve affrontare altre due palle break. Le annulla con due dritti produttivi (1-1), poi c’è la reazione: break a zero a Popyrin. Poi si avanza on serve, amministrando. 2-1, 3-2, 4-2, 5-2 con risposta in contropiede per il doppio break, 6-2 con ace.
Missione compiuta. “Ho giocato il miglior tennis che ho potuto, non ho servito granché ma sono felice del risultato – dice -. Vado a cenare al mio ristorante italiano preferito e domani mi occupo di tornare in campo per migliorare”.