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Oriente Occidente di Rampini | Contro Trump, ecco cosa offre la Cina all'Europa: parola di Xi Jinping
MMondo

Oriente Occidente di Rampini | Contro Trump, ecco cosa offre la Cina all’Europa: parola di Xi Jinping

  • 25 Luglio 2025

Xi Jinping ha ricevuto a Pechino i leader europei con un messaggio chiaro: non date retta a Donald Trump, non seguitelo sulla strada del protezionismo, soprattutto se si tratta di protezionismo anti-cinese. Io vi propongo un’alternativa al trumpismo, se venite dalla mia parte avete tutto da guadagnare. Sono io il difensore di un ordine internazionale aperto, equo, multilateralista, mentre il presidente americano vuole trascinarvi in una logica dei blocchi in cui avete tutto da perdere. Questo però è un riassunto con parole mie, non è nello stile di Xi usare un linguaggio così esplicito e diretto…

Che cosa vuole la Cina dall’Europa, che cosa offre la Cina all’Europa? Vale la pena ascoltarlo dalla bocca del protagonista numero, il presidente della Repubblica Popolare nonché segretario generale del partito comunista. Il suo messaggio ai due leader dell’Unione europea in visita ufficiale ieri a Pechino per il vertice bilaterale (la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio Antonio Costa), è stato riassunto nei media ufficiali cinesi come leggerete tra poco. 



















































Date per scontato il tono propagandistico, la retorica un po’ stucchevole, è comunque utile fare questo esercizio, capire come l’uomo più potente del mondo (sì, per il livello di accentramento dei poteri e l’assenza di opposizioni interne metterei il potere di Xi un gradino al di sopra di quello di Donald Trump) vuole proiettare la propria immagine in Europa, come vuol essere percepito. Poi vi darò un mio commento aggiuntivo e un supplemento di analisi, alla fine. Ora la parola a lui.

Xi Jinping ha avanzato tre proposte per le relazioni tra UE e Cina:
Primo, sostenere il rispetto reciproco per consolidare il rapporto tra partner. Ha sottolineato che la Cina è una nazione amante della pace, impegnata nell’armonia, nell’inclusività, nella cooperazione e nei risultati vantaggiosi per tutti. Ha messo in guardia contro il giudicare la Cina secondo l’esperienza occidentale, che può portare a percezioni distorte. Sebbene Cina ed Europa differiscano per storia, cultura, sistemi e fasi di sviluppo, tali differenze non hanno ostacolato—e non dovrebbero ostacolare—lo sviluppo delle relazioni bilaterali. Ha affermato che non esiste un conflitto fondamentale di interessi né uno scontro geopolitico tra Cina ed Europa; la cooperazione prevale sulla competizione e il consenso resiste alle divergenze. La Cina considera l’Europa un polo importante in un mondo multipolare, sostiene costantemente l’integrazione europea e l’autonomia strategica dell’UE, e auspica che l’UE, allo stesso modo, rispetti il percorso scelto dalla Cina, il suo sistema, i suoi interessi fondamentali e le sue principali preoccupazioni. Le relazioni Cina–UE non sono rivolte contro terze parti, non dipendono da nessuno e non sono soggette a restrizioni esterne. Entrambe le parti dovrebbero approfondire il dialogo strategico, rafforzare comprensione e fiducia, e costruire una percezione reciproca corretta.

Secondo, perseverare nell’apertura e nella cooperazione, gestendo adeguatamente le differenze e le frizioni. Xi ha sottolineato che la storia e la prassi dimostrano che l’interdipendenza non è un rischio, la fusione di interessi non è una minaccia, e il rafforzamento della competitività non dovrebbe basarsi sulla “costruzione di muri o barriere”. Il disaccoppiamento e l’interruzione delle catene di approvvigionamento portano solo all’isolamento. Ridurre la dipendenza non dovrebbe significare ridurre la cooperazione. L’essenza delle relazioni economiche e commerciali tra Cina e UE è la complementarità e il mutuo beneficio, e l’equilibrio dinamico è raggiungibile attraverso lo sviluppo. Lo sviluppo di alta qualità e l’apertura di alto livello della Cina offriranno nuove opportunità e amplieranno gli spazi di cooperazione. Cina e UE dovrebbero approfondire i partenariati nei settori verde e digitale e promuovere la cooperazione negli investimenti reciproci. Xi ha esortato l’UE a mantenere l’apertura nel commercio e negli investimenti, a non ricorrere a strumenti economici e commerciali restrittivi e a garantire un ambiente favorevole alle imprese cinesi che investono e operano in Europa.

Terzo, sostenere il multilateralismo e difendere l’ordine internazionale basato sulle regole. Di fronte a scelte fondamentali tra guerra e pace, competizione e cooperazione, chiusura e apertura, il multilateralismo e la cooperazione unita sono le risposte corrette. Cina e UE dovrebbero difendere congiuntamente l’ordine e le regole internazionali stabiliti dopo la Seconda guerra mondiale e promuovere un sistema di governance globale più equo e razionale. Dovrebbero collaborare per affrontare le sfide globali come il cambiamento climatico, lasciando che la torcia del multilateralismo illumini il cammino dell’umanità. Cina e UE dovrebbero sostenere soluzioni diplomatiche alle controversie globali. La Cina affronta sempre le questioni in base ai loro meriti, promuove la mediazione e il dialogo e sostiene l’eliminazione delle cause profonde. La Cina è disposta a rafforzare il coordinamento con l’UE, sostenere il successo del vertice climatico dell’ONU di quest’anno a “Belém”, contribuire alla risposta globale al cambiamento climatico e alla transizione verde, e collaborare al dialogo politico e alla cooperazione pratica sull’intelligenza artificiale per promuovere insieme un mondo multipolare equo e ordinato e una globalizzazione inclusiva.
Qui si conclude il Xi-pensiero comunicato personalmente ai due leader dell’UE. Torno al mio riassunto iniziale: quasi tutto quello che avete letto fin qui si può facilmente tradurre in un sistematico rifiuto delle politiche trumpiane, la proposta di un’alternativa che secondo Xi dovrebbe allettare gli europei.

I due leader che lo hanno incontrato a Pechino non sembrano essere rimasti impressionati. A parte un generico documento comune sulla lotta al cambiamento climatico, gli europei non ritengono di avere ottenuto concessioni molto significative su temi cruciali. L’appoggio della Cina all’aggressione di Putin contro l’Ucraina. I comportamenti predatori di molte aziende cinesi sui mercati europei, che mettono in difficoltà interi settori. L’arma di ricatto che è il potenziale embargo sull’esportazione di terre rare e minerali strategici, che Pechino mantiene intatta e sulla quale non ha offerto garanzie di lungo termine (anche se per il momento non la sta usando in modo aggressivo).

C’è però un cambiamento positivo che sta avvenendo all’interno della Cina stessa, con potenziali riflessi benefici. Xi sembra aver dato il via libera a un giro di vite contro le “guerre dei prezzi”, i ribassi dei listini praticati da molte aziende cinesi, in particolare nel settore dell’auto elettrica. Queste guerre dei prezzi hanno tanti aspetti. Dal punto di vista europeo sono una delle manifestazioni del comportamento predatorio: la BYD accelera la sua pressione per vendere auto elettriche in Europa, peggiorando le difficoltà delle case automobilistiche europee, e la guerra dei prezzi fa parte di quell’arsenale competitivo che Bruxelles vuole contrastare. Al tempo stesso però c’è un riflesso interno alla Cina. Per un’azienda come BYD che può permettersi gli sconti selvaggi, ce ne sono altre messe in difficoltà, che rischiano di fallire o comunque di chiedere nuovi aiuti di Stato. Più in generale le guerre dei prezzi aggravano il fenomeno della deflazione, che generalmente si associa anche a un calo dei redditi e dei consumi. Intervenendo per mettere dei limiti a questi sconti generalizzati, Xi fa un passo nella direzione auspicata anche dagli europei.

Concludo proponendovi una breve sintesi dell’analisi prodotta dal think tank Asia Society:
«La Cina è la seconda economia più grande del mondo e la sua traiettoria economica ha profonde implicazioni per la crescita e la stabilità globali. Tuttavia, con i rendimenti degli investimenti (guidati dallo Stato e alimentati dal debito) in forte calo nell’ultimo decennio e la fiducia dei consumatori ancora debole, il paese rischia di entrare in una spirale deflazionistica di lungo periodo. Nonostante le ripetute promesse, a partire dalla metà degli anni 2000, di orientarsi verso i consumi come principale motore della crescita, Pechino ha continuato a fare affidamento su misure dal lato dell’offerta, e la spesa dei consumatori in rapporto al PIL resta bassa rispetto agli standard dei paesi sviluppati. La svolta di Pechino verso i consumi si scontra con ostacoli formidabili. La maggior parte degli economisti sostiene che le difficoltà siano troppo profonde per essere risolte con semplici aggiustamenti politici, e che occorrano riforme strutturali su larga scala per liberare il potere di spesa delle famiglie. Le crescenti pressioni sul bilancio pubblico potrebbero limitare la capacità di Pechino di fornire lo stimolo necessario. Ma forse l’ostacolo più critico è che una crescita trainata dai consumi si concilia a fatica con l’ossessione parallela del Partito Comunista Cinese per la supremazia tecnologica, perseguita attraverso massicci investimenti industriali. Mentre Pechino fatica a riequilibrare la propria economia, le sue decisioni politiche continuano a distorcere i mercati globali. Il dominio manifatturiero cinese ha già innescato conseguenze politiche in tutto il mondo, in particolare negli Stati Uniti, dove la politica industriale cinese è vista come una minaccia alla supremazia economica americana».

25 luglio 2025, 11:48 – modifica il 25 luglio 2025 | 12:36

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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