Da Gavirate a Capo Nord in sella alla sua bici. Più di quattromila chilometri sotto la pioggia, il sole e contro il vento, attraversando sei Paesi in poco più di un mese. Così Fabio Zancan, ingegnere di 42 anni e triatleta per passione, ha trasformato quella che, per molti, resterebbe un’idea folle in un’avventura che l’ha portato sul tetto d’Europa. «In molti affrontano questo viaggio in moto, così mi sono chiesto: perché non fare tutti quei chilometri in bicicletta?», racconta a Leggo.
L’inizio di tutto
Da sempre appassionato di triathlon, tanto da concludere cinque Ironman in Italia, in Germania e in Danimarca, per Zancan non è stato il primo viaggio su due ruote. «Già in passato, con mia moglie, abbiamo raggiunto Roma e la Puglia in bicicletta – spiega – sono state esperienze che mi sono rimaste nel cuore.
Pensare di poter raggiungere la Norvegia mi emozionava, siccome la fatica non mi ha mai dato fastidio».
Dunque ha progettato il viaggio nei minimi dettagli, studiando prima la carta geografica e scegliendo di risalire la costa finlandese, per poi programmare 35 tappe con pernottamenti: «Ho prenotato tutto con largo anticipo, prendendomi un mese di aspettativa dal lavoro e due settimane di ferie. Una scelta che ho preso senza rimorsi, perché sapevo che stavo per partire per coronare uno dei miei sogni più grandi».
La pioggia in Svezia e i gelati per pranzo
Così il 21 giugno 2025 Fabio è salito sulla sua bici, alla quale aveva agganciato un carrellino monoruota dove poter appoggiare le borse con i cambi e la spesa, per lasciare la Lombardia e affrontare un viaggio che è durato circa sei settimane, durante le quali ha attraversato la Svizzera, la Germania, la Danimarca, la Svezia, la Finlandia e infine la Norvegia. In totale 4150 chilometri.
«Le difficoltà maggiori? Sicuramente la pioggia in Svezia. Tre giorni interi sotto l’acqua, con tappe lunghe e impegnative – racconta il triatleta – ricordo che ho dovuto fermarmi per cambiarmi completamente, ero zuppo. Ma sapevo che avrei dovuto rispettare il programma, perché avevo prenotato tutto. Questo aspetto è stato stimolante, mi ha permesso di andare avanti senza perdere la concentrazione».
Oltre al maltempo, non ha trovato molti ostacoli: «Fortunatamente ho forato soltanto una volta». E lungo le ciclabili tedesche Zancan ha percorso oltre 100 chilometri immerso nel verde: «Forse uno dei momenti più belli, ho visto posti incredibili». Il pranzo era spesso ridotto a un gelato o a qualche barretta energetica, mentre a cena cucinava la pasta negli appartamenti presi in affitto. Mentre più a Nord si è affidato al salmone affumicato comprato nei supermercati. «Bisognava essere pratici – spiega il 42enne – a volte sapevo che, se non mi fossi fermato in quel momento, avrei rischiato di non incontrare altri negozi per l’intera giornata».
L’arrivo con il Sole di mezzanotte
Zancan, però, non ha percorso da solo gli ultimi 850 chilometri. La moglie lo ha raggiunto in aereo a Rovaniemi, in Finlandia, per condividere con lui la parte finale dell’itinerario. «Averla con me è stato bellissimo, ci siamo goduti insieme l’arrivo», commenta. Anche perché ad accoglierli a Capo Nord, il 28 luglio, c’era il Sole di mezzanotte: un fenomeno naturale che si verifica in Norvegia durante i mesi estivi, in cui il sole non tramonta mai rimanendo visibile anche a mezzanotte. Si verifica a causa dell’inclinazione dell’asse terrestre, che fa sì che il Polo Nord sia costantemente esposto alla luce solare in quel periodo. «Sembrava una nuova alba – ricorda Fabio – poi siamo arrivati giusto in tempo, il 31 luglio lo spettacolo sarebbe finito».
Il momento dell’arrivo è stato un concentrato di emozioni: «Mi sono commosso. Quando sei in bici capisci davvero quanto sia lunga la strada e quanto tu stia salendo verso Nord. È stata una grande esperienza di vita e non solo per la soddisfazione sportiva, ma soprattutto per la consapevolezza di aver fatto qualcosa di utile per chi è in difficoltà».
Una pedalata per la fondazione Maria Letizia Verga
Ciò che ha spinto Fabio a concludere il viaggio non è stata soltanto la passione per lo sport, ma anche la solidarietà. Il 42enne ha scelto di legare il viaggio a una raccolta fondi per la Fondazione Maria Letizia Verga, nata nel 1979 per lo studio e la cura della leucemia nei bambini. «Mi sono reso conto che non avevo mai aiutato nessuno e ho pensato di farlo attraverso lo sport – spiega Zancan – ho scelto questa associazione perché in passato aveva sostenuto un nostro cuginetto, che stava molto male. Sono stati preziosi per la sua famiglia e di questo ne sarò sempre grato».
Prima di partire è andato a Monza, sede della fondazione, per conoscere i volontari e i bambini. Poi ha stampato i bigliettini con il link per le donazioni e li ha lasciati in ogni tappa, insieme a qualche braccialetto. La risposta è stata sorprendente: «Ho raccolto 13.108 euro, non l’avrei mai detto. Hanno donato tanti amici, ma anche sconosciuti. Una volta persino una coppia di olandesi conosciuti a cena ha voluto contribuire, mi ha fatto davvero piacere».
Ora per Fabio Zancan c’è del meritato riposo, anche se la testa è proiettata verso nuove avventure. «Vorrei tornare a gareggiare, magari partecipando l’anno prossimo all’Ironman di Lanzarote – conclude – ma per adesso mi godo il risultato di questo viaggio. Alla fine, più della fatica e dei chilometri, resta l’idea di aver fatto del bene. Ed è questo il vero traguardo».
Ultimo aggiornamento: giovedì 28 agosto 2025, 07:38
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