di
Chiara Evangelista
Palazzo Marino ha accelerato per portare in giunta la delibera che dà il via libera al bando nell’area di porto di Mare. Il nodo dei lavori a scomputo dell’affitto per mettere in sicurezza lo stabile
Palazzo Marino fa l’appello nella speranza che il Leoncavallo risponda presente. A poco più di una settimana dallo sgombero del centro sociale, la giunta ha approvato ieri una delibera contenente le linee guida per raccogliere le manifestazioni d’interesse su alcune aree a Porto di Mare, tra cui lo stabile comunale in via San Dionigi, per cui a marzo il Leoncavallo si era fatto avanti. Palazzo Marino però precisa: il bando sarà aperto a tutte le realtà dal carattere sociale, un tentativo da parte dell’amministrazione di evitare le accuse di aver fatto un bando su misura per il Leoncavallo. Il centrodestra però è già sul piede di guerra.
Dopo lo sgombero del centro sociale, Palazzo Marino ha accelerato per portare in giunta la delibera che dà il via libera a un bando per dare in concessione gli spazi comunali a Porto di Mare, tra cui l’immobile per cui l’associazione Mamme Antifasciste del Leoncavallo ha presentato già marzo una manifestazione di interesse preliminare. Palazzo Marino però mette i puntini sulle i: «Non sarà un bando cucito apposta per il Leoncavallo», ha spiegato nei giorni scorsi la vice sindaca Anna Scavuzzo, a cui è stata assegnata temporaneamente la delega all’Urbanistica. Palazzo Marino, infatti, sta cercando di riqualificare l’area di Porto di Mare.
Già nel 2024 l’amministrazione aveva lanciato un bando per valorizzare quel lenzuolo di terra a sud est di Milano ma senza risultati. Ora Palazzo Marino ci riprova ponendo le basi per lanciare un nuovo avviso finalizzato a dare in concessione quegli immobili in via San Dionigi ad associazioni, fondazioni, federazioni sportive che presenteranno progetti dal carattere socioculturali, volti a promuovere l’inclusione e attività formative aperte al quartiere e non solo. I progetti però dovranno essere corredati anche da un piano economico finanziario, comprensivo di tutti gli interventi di riqualificazione necessari.
Gli spazi, infatti, versano in uno stato di degrado caratterizzato dalla presenza di amianto nelle coperture degli immobili. Pertanto Palazzo Marino, nel perimetro di quanto possibile per legge, prevede la possibilità che alcuni lavori, come le bonifiche, possano essere a scomputo, cioè realizzati da chi ottiene la concessione e poi «scontati» negli anni dall’affitto. Il canone di locazione dovrebbe essere pari a 800 euro al metro quadrato, valore che poi però sarà calcolato più precisamente quando verrà pubblicato il bando, tenendo in considerazione anche l’arco temporale della concessione del diritto di superficie dello spazio che può arrivare fino ai 90 anni. Sarà consentito l’avvio di attività private, «purché siano coerenti con le finalità complessive e non si estendano a una superficie superiore al 30 per cento di quella totale dell’immobile».
Se quindi l’avviso non è rivolto soltanto al Leoncavallo, Palazzo Marino ci spera che il centro sociale partecipi al bando per «il valore storico che rappresenta nella città», come ha spiegato nei giorni scorsi il sindaco Beppe Sala. Resta il tema economico ma «il fatto che ci sia questo bando, che il Comune continui a essere disponibile, è un fatto positivo», commenta la presidente delle Mamme Antifasciste del Leoncavallo, Marina Boer, anche se probabilmente l’associazione non potrà partecipare per le cause pendenti con il Viminale che ha chiesto a Boer un rimborso di 3 milioni.
L’ipotesi è che quindi possa presentare al suo posto una proposta la fondazione Leoncavallo, creata nel 2004 ma che ha bisogno ancora di alcuni passaggi burocratici per poter entrare nel vivo. «Si tratta di un escamotage» spiega la Lega che pertanto presenterà un esposto in Procura e alla Corte dei Conti in quanto la delibera «è un documento confezionato ad hoc per assegnare una nuova casa al Leoncavallo», spiega la vicesegretaria del Carroccio Silvia Sardone. Anche il deputato di Fratelli d’Italia Riccardo De Corato annuncia un esposto a Procura e Corte dei Conti «per l’ennesimo sfregio alla città e ai milanesi». «Si rischia una sanatoria mascherata per chi da anni occupa abusivamente spazi pubblici», aggiunge il meloniano Marco Cagnolati, criticando la possibilità di destinare fino al 30% degli spazi ad attività commerciali.
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29 agosto 2025 ( modifica il 29 agosto 2025 | 12:19)
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