A Milano, alzi la mano chi non prova un lieve compiacimento quando prende la metropolitana Blu: vagoni freschi d’estate e tiepidi d’inverno, niente appannamenti, nessuna calca. In superficie, intanto, la M4 cambia tono alla città con interventi minuti ma decisivi: non le tanto amate grandi opere, piuttosto salotti di quartiere dove prima c’era solo transito distratto. È il caso di piazza Frattini e di via Coni Zugna, dove sono arrivati verde e alberature, panchine, marciapiedi più larghi, giochi, tavoli da ping pong e un’area cani: attrezzature semplici, quel tanto che basta per far sì che l’uscita della metro diventi un luogo e non soltanto un varco. La notizia è fresca di giornata e racconta proprio questa scala della prossimità che a Milano, quando c’è, funziona.
Se le piazzette sono il racconto a bassa quota, a ovest il finale di linea spinge la trama un po’ più in là. A San Cristoforo è in corso di realizzazione la passerella ciclopedonale firmata AOUMM: un nastro elicoidale che scavalca Naviglio e ferrovia per cucire Lorenteggio e Ronchetto, con rampe accessibili, piccoli belvedere e un approdo su via Lodovico il Moro. È un progetto nato da concorso pubblico, pensato per collegare quartieri vicini ma, di fatto, lontani: infrastruttura che diventa promenade, con viste laterali sul Naviglio e un paesaggio disegnato con topografie dolci.
Intorno, il contesto è tutto meno che statico: tra piazza Tirana e via Giambellino avanzano demolizioni e ricostruzioni, segno di una stagione di trasformazioni che porta nuovi alloggi e, qua e là, volumetrie più spinte rispetto al passato. È la consueta dialettica milanese tra memoria e futuro che qui si legge benissimo in sezione stradale, cantiere dopo cantiere. E poi c’è il dettaglio, degno di un romanzo dai toni romantici, del relitto firmato da Aldo Rossi: lo scheletro dell’ampliamento della stazione di San Cristoforo, abbandonato negli anni e oggi invaso dalla vegetazione, a pochi passi dalla stazione in esercizio. Una rovina moderna che molti vorrebbero finalmente decidere se addomesticare o demolire, mentre la città, tutto intorno, cambia passo.
Morale? La Blu, amatissima proprio perché ancora un po’ segreta, sta portando in superficie una città più comoda da abitare: piazze che trattengono, passerelle che riconnettono, margini che diventano luoghi. Senza fanfare, con discrezione molto milanese: alberi, panchine, continuità di percorsi. A volte basta quello per far funzionare un pezzo di città.
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