Tempo di lettura: 3 minuti
Il futuro delle auto termiche è messo in discussione: colpo durissimo alle case automobilistiche. Gli ultimi sviluppi
L’ultima polemica europea nasce da una lettera inviata dall’Acea, l’associazione dei costruttori, alla Commissione UE. Le Case chiedono di rivedere il Green Deal sulle vetture elettriche, chiedendo più spazio a benzina e diesel puliti per salvare imprese, occupazione e libertà di scelta del mercato.
Diesel e benzina fatte fuori – reportmotori.it
Una mossa accolta con durezza da Transport & Environment, la potente lobby verde che da anni spinge per il blocco totale delle auto termiche dal 2035. L’organizzazione ha accusato i costruttori di restare legati a modelli del passato, ignorando la corsa globale verso l’elettrico. Uno scontro che porta al centro la battaglia più delicata: il futuro dell’industria automobilistica europea.
La lobby verde contro le Case: il passato non salva l’Europa
Diane Strauss, direttrice di T&E Francia, non ha usato mezzi termini. Secondo lei i costruttori europei insistono su un approccio superato, mantenendo vive tecnologie destinate a scomparire invece di alimentare lo sviluppo elettrico. Puntare su carburanti sintetici o plug-in non farebbe che ritardare il cambiamento, regalando spazio alla Cina, che nel frattempo corre.
Diesel e benzina fatte fuori – reportmotori.it
E i numeri, ha ricordato Strauss, sono lì a dimostrarlo: il prezzo delle batterie è sceso di un terzo in tre anni, l’80% della rete autostradale europea è già coperta da colonnine, le vendite di elettriche nel continente sono cresciute del 40% dall’inizio del 2025.
Per T&E, l’appello dell’Acea non è altro che opportunismo: le Case pensano alle margini a breve termine sacrificando la strategia a lungo raggio che servirebbe all’Europa. Con economie come quella cinese sempre più consolidate sull’elettrico, la lobby verde ritiene che Bruxelles non possa permettersi esitazioni. Servono politiche industriali solide e un’industria europea capace di produrre BEV competitive, non di difendere motori endotermici che non hanno futuro.
L’equilibrio politico aggiunge un ulteriore tassello. Nel 2019 il Green Deal era sostenuto da governi di sinistra forti in Germania e Francia, insieme a Bruxelles. Oggi il quadro politico è cambiato: in Germania quei partiti sono ridotti al minimo, mentre Macron deve fronteggiare un debito ingestibile. Questo nuovo scenario limita il potere delle lobby verdi, aprendo uno spiraglio per chi spinge su benzina e diesel puliti o soluzioni ibride.
Secondo le Case, il 2026 potrebbe diventare l’anno del cambio di direzione. Non un ritorno al passato, ma una scelta di pragmatismo: garantire lavoro, ridurre i rischi sociali legati alla transizione e difendere la libertà di mercato. Un approccio che mette in discussione l’obbligo di un’unica tecnologia, cercando invece la neutralità, con spazio anche ai termici di nuova generazione.
La battaglia è dunque aperta. Da una parte chi vede nell’elettrico l’unica via, dall’altra chi rivendica spazio per tutte le soluzioni. In mezzo c’è l’industria europea, costretta a muoversi tra pressioni ambientali, cambiamenti geopolitici e la necessità di restare competitiva davanti a giganti come la Cina.