È attesa alla Procura di Roma una prima informativa della polizia postale sulle foto rubate che ritraggono donne, anche attrici e politiche, e pubblicate senza consenso su alcuni siti sessisti. Poi verrà aperto un fascicolo. Alla luce della mole di denunce presentate in tutta Italia non si può escludere che vengano interessate anche altre Procure. Intanto la Postale ha avviato indagini per risalire a chi gestisce le piattaforme. Verifiche sono in corso anche per identificare gli autori dei commenti sessisti e offensivi.

Meloni: “Disgustata, solidarietà alle donne offese”

Anche la premier Meloni ha commentato il caso: “Sono disgustata da ciò che è accaduto, e voglio rivolgere la mia solidarietà e vicinanza a tutte le donne che sono state offese, insultate, violate nell’intimità dai gestori di questo forum e dai suoi ‘utenti'”, ha detto la presidente del consiglio in un colloquio con il Corriere della Sera. “È avvilente constatare – prosegue – che nel 2025 ci sia ancora chi consideri normale e legittimo calpestare la dignità di una donna e farne oggetto di insulti sessisti e volgari, nascondendosi per di più dietro l’anonimato o una tastiera”. Per questa ragione Meloni confida “nelle autorità competenti affinché i responsabili siano individuati nel più breve tempo possibile e sanzionati con la massima fermezza, senza sconti. Nel nostro ordinamento, la diffusione senza consenso di contenuti destinati a rimanere privati e’ un reato e si chiama revenge porn”.

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L’avvocata Bernardini de Pace annuncia una class action

Sul caso è intervenuta anche l’avvocata Annamaria Bernardini de Pace: tutte le “donne che sono state ferite con violenza nella loro identità femminile” possono “partecipare a questa class action” contro le piattaforme sessiste “e noi chiederemo un risarcimento danni per loro a carico di Facebook”, in particolare per quanto riguarda il gruppo ‘Mia moglie’, dove venivano diffuse immagini di mogli e compagne senza consenso., ha detto parlando con l’Ansa. L’avvocata ha chiarito che assieme al penalista David Leggi, sta studiando anche il caso del sito Phica.eu, sempre nell’ottica di azioni civili di risarcimento e penali.

Bernardini de Pace ha spiegato che in queste vicende “è stato violato il principio costituzionale che tutela l’identità e la dignità della persona e, in particolare, è stata ferita con violenza, con l’uso brutale di quelle immagini, l’identità femminile”.  Per questo, ha chiarito, “a me potranno rivolgersi tutte le donne che hanno subito queste ferite e noi chiederemo per loro un risarcimento danni a carico di Facebook”. E ha aggiunto: “Lo potremmo chiedere anche agli uomini, ma non credo che avessero molto tempo per lavorare, se poi spendevano il tempo così…”. Queste donne, ha precisato, “potranno rivolgersi direttamente a me, attraverso la mia email che metto a disposizione, abdp@abdp.it, e io svolgerò questa attività solo per una cifra simbolica – ha chiarito – nessuna alta parcella ovviamente”.   

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