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Dal 10 giugno quasi 30mila persone hanno firmato una proposta di legge di iniziativa popolare per creare un servizio psicologico pubblico, da integrare al Servizio sanitario nazionale. È un progetto ambizioso: tra le altre cose prevede di introdurre un servizio di psicologia gratuito, sia negli ospedali che nei servizi territoriali; di istituire la professione di “operatore all’emotività, affettività e sessualità” (OEAS) per le persone con disabilità; e di assumere migliaia di psicologi. Oggi spendiamo quasi 2 miliardi di euro, in servizi psicologici, che secondo i proponenti non sono sfruttati nel modo migliore: con la riforma sarebbero ridistribuiti in modo diverso e aumentati fino a 3,3 miliardi – un decimo delle spese previste nell’intera legge di bilancio per il 2025, per avere un’idea dell’ordine di grandezza.
La proposta non è stata scritta da uno dei partiti in parlamento o da singoli parlamentari, bensì da un gruppo di più di 60 professori universitari di psicologia ed esperti nel campo dei diritti, della ricerca e dei servizi pubblici che ci hanno lavorato per tre anni. Proprio per questo progetto si sono uniti in un’associazione che si chiama “Pubblica”: tra i fondatori ci sono Francesco Maesano, cronista politico del TG1 e primo ideatore del cosiddetto “bonus psicologo”, introdotto nel 2022 per aiutare le persone con meno risorse economiche a sostenere le spese di una psicoterapia, e Paride Braibanti, ex presidente della Società italiana di psicologia della salute e docente alle Università di Roma “La Sapienza” e di Bergamo.
A loro negli ultimi mesi si sono unite più di 500 persone che stanno lavorando gratuitamente come attivisti in giro per l’Italia.
La proposta di legge si intitola “Istituzione della Rete Nazionale dei Servizi Pubblici per il Benessere Psicologico”, comprende 35 articoli distribuiti in 60 pagine. Per la sua complessità non è semplice riassumerla in tutte le sue parti, che riguardano tanti ambiti diversi: la salute mentale di bambini, adolescenti e genitori; quella dei lavoratori, degli sportivi, delle persone con disabilità, delle persone anziane e di quelle che si prendono cura di loro, e delle persone detenute; i servizi psicologici negli ospedali, nei servizi di cure primarie e in quelli di emergenza; ma anche la formazione degli psicoterapeuti.
Per le persone più giovani e i genitori, per esempio, la proposta immagina la creazione di un servizio per il benessere psicologico in tutte le scuole e le università, composto da psicologi, psicopedagogisti e assistenti sociali che siano preparati a occuparsi di disturbi alimentari, identità di genere, ansia da prestazione, abbandono scolastico e bullismo. Ma è solo una delle cose previste per queste categorie di persone. Un’altra è abbassare da 18 a 16 anni l’età dopo cui non è più necessario il consenso dei genitori per accedere a un percorso di psicoterapia (l’obbligo di consenso rimarrebbe solo nel caso di prescrizione di terapia farmacologica).
Nell’ambito del lavoro invece la proposta istituirebbe un servizio di psicologia con cui sarebbero tenute a collaborare sia la pubblica amministrazione che le aziende private, offrendo spazi per colloqui di gruppo o individuali per prevenire, ad esempio, le patologie legate allo stress e i casi di mobbing e burnout. Per le persone con disabilità propone la creazione di un contributo pubblico individuale fino a 4.400 euro annui per accedere ai servizi degli OEAS, il cui lavoro consiste in un accompagnamento nella scoperta dell’affettività e della sessualità.
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Una parte consistente della proposta prevede un sistema per offrire questi e altri servizi in modo coordinato, a livello locale, regionale e nazionale. Per questo comprende anche l’istituzione di una autorità garante dei diritti psicologici e una riforma della formazione specialistica per gli psicologi, accessibile tramite un concorso nazionale simile a quello per diventare medici.
Una delle voci di spesa più costose tra quelle elencate nella proposta – si possono leggere tutte nel penultimo articolo, il 34 – è quella da 570 milioni di euro annui previsti per l’assunzione di 8mila psicologi, 500 assistenti sociali e 500 pedagogisti all’interno di scuole e università. Per l’assunzione di altri 8mila psicologi nei servizi di cure primarie (significa decine di psicologi per provincia) invece sono stati stimati 520 milioni di euro annui.
Per il solo finanziamento del fondo permanente per il bonus psicologo nella sua versione potenziata è stata ipotizzata una spesa di 215 milioni di euro all’anno dal 2026 in poi. Nella versione del 2025 del bonus sono stati stanziati solo 9,5 milioni di euro, peraltro in calo rispetto ai 12 milioni che erano stati messi a disposizione nel 2024.
Le stime sulle risorse finanziare necessarie a coprire le misure previste nella proposta di legge sono state fatte con l’aiuto di persone esperte proprio in questo ambito. Il testo è stato rivisto inoltre da esperti di diritto, sia perché fosse compatibile con la Costituzione sia perché si accordasse con le leggi vigenti. Dei 3,3 miliardi di euro annui previsti a regime, circa 2 vengono spesi già oggi nei servizi psicologici esistenti, ma secondo Pubblica in modo poco omogeneo ed efficace: con la riforma proposta sarebbero aumentati e ridistribuiti meglio.
Al momento la proposta di legge di Pubblica si può firmare online, sulla piattaforma per la raccolta firme per referendum e iniziative popolari del ministero della Giustizia, a cui si può accedere tramite carta d’identità elettronica o SPID. Se otterrà il sostegno di almeno 50mila persone entro il prossimo 10 dicembre, la proposta sarà presentata al parlamento. Ma Pubblica spera di raccogliere molte più firme. «Credo che l’interesse per un servizio psicologico pubblico gratuito e accessibile vada molto oltre 50mila persone», dice Maesano. «E ogni firma in più darebbe più forza alla proposta in parlamento».
A giudicare dalle firme già raccolte nei mesi estivi, in cui peraltro Pubblica ha solo iniziato la sua campagna comunicativa sulla proposta, è molto probabile che la soglia di 50mila sarà superata senza difficoltà. È invece più difficile immaginare che la proposta di legge possa concretizzarsi così com’è in una legge, perché punta molto in alto e il bilancio pubblico non se la passa benissimo: già così il governo, ogni anno, fa fatica a trovare i soldi per mettere insieme una manovra finanziaria che metta d’accordo tutti i partiti di maggioranza. Tuttavia, se la campagna in favore di questa proposta dovesse crescere ulteriormente, potrebbe spingere una parte della politica a far passare qualcuna delle idee che contiene. Di parlamentari che hanno a cuore i temi legati alla salute mentale ce ne sono in tutti i partiti.
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Pubblica ci tiene a sottolineare il carattere “civico” della proposta e il fatto che abbia già ottenuto forme di sostegno da politici appartenenti a orientamenti diversi. Alla presentazione della proposta di legge in Senato, a luglio, hanno partecipato tra gli altri il senatore del Partito Democratico Filippo Sensi, la viceministra del Lavoro Maria Teresa Bellucci, che è deputata di Fratelli d’Italia, il deputato e segretario di +Europa Riccardo Magi e la senatrice del Movimento 5 Stelle Elisa Pirro, già sostenitrice del bonus psicologo. In varie iniziative di presentazione che si sono tenute in giro per l’Italia quest’estate, invece, hanno partecipato molti sindaci eletti con liste civiche.
Un altro aspetto su cui Pubblica insiste è che le spese previste per istituire il sistema possono essere considerate «un investimento», perché ampliare l’accesso alle cure psicologiche diminuirebbe altre spese sanitarie. A sostegno di questa idea, Maesano cita uno studio preliminare che il dipartimento di psicologia della Sapienza ha avviato in collaborazione con Unobravo, una piattaforma online per la ricerca di psicoterapeuti: sulla base di un questionario sottoposto a 3.460 persone che hanno usato i servizi di Unobravo, la psicoterapia avrebbe ridotto gli accessi al pronto soccorso del 50 per cento, gli esami di laboratorio del 15 per cento e le visite specialistiche del 10 per cento, tra le persone con più di 35 anni.