di
Valentina Iorio
Resteranno in vigore fino al 14 ottobre per dare al governo Trump la possibilità di presentare ricorso alla Corte Suprema
Colpo di scena nella partita dei dazi: una Corte d’appello federale ieri ha stabilito che la maggior parte dei dazi di Trump sono illegali, mettendo in discussione l’uso che il presidente americano ne fa come strumento chiave di politica economica internazionale. «La legge conferisce al presidente un’autorità significativa per intraprendere una serie di azioni in risposta a un’emergenza nazionale dichiarata, ma nessuna di queste azioni include esplicitamente il potere di imporre tariffe, dazi o simili, o il potere di tassare», afferma la corte.
La sentenza, con 7 voti a favore e 4 contrari, potrebbe rimettere in discussione gli accordi che Trump ha stipulato con l’Unione europea e altri partner commerciali e i dazi che ha imposto a Cina, Canada e Messico. Tuttavia, non entrerà in vigore prima del 14 ottobre, dando all’amministrazione Trump il tempo di presentare ricorso alla Corte Suprema. Ricorso che il presidente ha già preannunciato, attaccando su Truth la sentenza. «Se questi dazi venissero mai eliminati, sarebbe un disastro totale per il Paese. Ci renderebbe finanziariamente deboli e dobbiamo essere forti. Gli Stati Uniti non tollereranno più enormi deficit commerciali e dazi doganali e barriere commerciali non tariffarie ingiuste imposte da altri», ha scritto il presidente. «Se lasciata in vigore, questa decisione distruggerebbe letteralmente gli Stati Uniti d’America». La battaglia giudiziaria è solo all’inizio.
Intanto ieri la vicepresidente della Commissione europea, Teresa Ribera, titolare dell’Antitrust, ha ribadito quella che è la linea rossa per l’Unione europea: nessuna concessione agli Usa sul digitale. Se Donald Trump darà seguito alle minacce di ritorsione, Bruxelles deve essere pronta a rinunciare all’accordo commerciale. «Possiamo essere gentili, educati, cercare di trovare soluzioni per risolvere problemi e discrepanze, ma non possiamo accettare qualsiasi cosa ci venga chiesto», ha dichiarato Ribera in un’intervista al Financial Times. Durante i negoziati l’Ue «ha cercato di essere gentile per vedere come potevamo recuperare un rapporto di fiducia» con gli Stati Uniti, ha sottolineato la vicepresidente, ma se il presidente americano dovesse tradire quella fiducia «dovremo attenerci ai limiti che abbiamo fissato sin dall’inizio. Uno è il riconoscimento della nostra capacità di proteggere gli interessi e i diritti dei nostri consumatori», ha detto Ribera. «Le imprese americane stanno ottenendo grandi profitti da questo mercato, ma sono soggette alle stesse leggi e regolamenti di qualsiasi altro attore», ha aggiunto. Senza menzionare esplicitamente l’Unione europea, nei giorni scorsi Trump ha minacciato dazi nei confronti di tutti i Paesi che impongono tasse sul digitale o stabiliscono limiti normativi all’operatività delle Big Tech. «Se tali misure fossero adottate, equivarrebbero a una forma di coercizione e richiederebbero una risposta degli europei» ha dichiarato ieri il presidente francese Emmanuel Macron, in conferenza stampa con il cancelliere tedesco Friedrich Merz.
Intanto, da ieri sono entrati ufficialmente in vigore anche i dazi imposti dall’amministrazione Trump sui piccoli pacchi che in precedenza godevano di un’esenzione. Anche le spedizioni con un valore inferiore agli 800 dollari (circa 690 euro) saranno tassate al loro ingresso negli Usa, con la sola eccezione dei pacchi regalo di valore inferiore ai 100 dollari. I mittenti dovranno pagare la tariffa doganale prevista per il loro paese di origine, oppure un importo fisso che va da 80 a 200 dollari. La seconda opzione vale solo per i primi sei mesi. Ma ora la battaglia legale potrebbe rimettere tutto in discussione. Nel frattempo, gran parte degli operatori postali hanno deciso di sospendere temporaneamente le spedizioni verso gli Stati Uniti.
30 agosto 2025 ( modifica il 30 agosto 2025 | 00:52)
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