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Venerdì la Corte costituzionale della Thailandia ha revocato l’incarico di prima ministra a Paetongtarn Shinawatra, che a luglio era già stata sospesa, per via di una telefonata ritenuta poco appropriata in cui parlava di una disputa territoriale tra Thailandia e Cambogia usando toni molto deferenti con l’ex primo ministro cambogiano Hun Sen.

La Corte costituzionale ha detto che la telefonata rappresenta una violazione etica poiché «le azioni di [Paetongtarn] non hanno preservato l’orgoglio della nazione e hanno anteposto gli interessi personali a quelli del Paese». Paetongtarn, che ha detto di aver accettato la decisione, aveva giustificato la telefonata dicendo che si trattava di una «tecnica di negoziazione» (in Thailandia le persone vengono indicate principalmente con il nome proprio, e non con il cognome, e questa usanza è adottata anche dai media thailandesi e internazionali).

La decisione ha effetto immediato. È la quinta volta dal 2008 che un primo ministro thailandese viene rimosso dall’incarico a seguito di una decisione della Corte costituzionale. Il vice primo ministro Phumtham Wechayachai svolgerà ora le funzioni di primo ministro, fino a quando il parlamento ne eleggerà un nuovo. I tempi non sono noti al momento.

A fine giugno a Bangkok, la capitale della Thailandia, migliaia di persone avevano partecipato a una manifestazione per chiedere le dimissioni della prima ministra.

La manifestazione per chiedere le dimissioni di Paetongtarn (AP Photo/Wason Wanichakorn)

La crisi politica è anche dovuta al momento in cui la telefonata è stata resa pubblica, ovvero alcuni giorni dopo che i soldati cambogiani e thailandesi avevano iniziato a spararsi contro dalle postazioni dove erano stanziati sul confine. Tra Thailandia e Cambogia esiste un’annosa disputa territoriale: i due paesi condividono un confine di circa 820 chilometri, che in alcune zone è conteso.

Nella telefonata Paetongtarn Shinawatra parlava con Hun Sen, che aveva governato la Cambogia per quarant’anni prima di cedere il posto a suo figlio Hun Manet nel 2023. Oggi Hun Sen è presidente del Senato cambogiano, ed è ancora parecchio influente nella politica del paese.

Nella chiamata, durata 17 minuti, Paetongtarn (che ha 39 anni) ha un atteggiamento molto deferente nei confronti di Hun (che ne ha 73): lo chiama «zio» e promette di «prendersi cura» delle sue necessità. In un altro momento è sembrata voler screditare l’operato di un comandante dell’esercito thailandese che si stava occupando dei problemi al confine, dicendo che lui «voleva solo sembrare figo e diceva cose che non sono utili». La famiglia di Paetongtarn e quella degli Hun sono legate da decenni, al punto che Hun Sen e il padre di Paetongtarn, l’ex primo ministro Thaksin Shinawatra, si considerano come fratelli.

La famiglia Shinawatra è la più grande dinastia politica thailandese: il padre di Paetongtarn è il miliardario ed ex primo ministro Thaksin Shinawatra, il politico più importante della Thailandia negli ultimi vent’anni, e tuttora si ritiene abbia una forte influenza sulle decisioni della figlia. Paetongtarn è la terza persona della famiglia a ricoprire il ruolo di prima ministra, dopo il padre (tra il 2001 e il 2006) e la zia, Yingluck Shinawatra (2011-2014).

Thaksin mentre saluta delle persone, Bangkok, 26 agosto 2025 (AP Photo/Sakchai Lalit)

Venerdì scorso la corte penale di Bangkok ha assolto Thaksin dall’accusa di aver insultato la monarchia, un crimine molto grave in Thailandia, e che può essere punito con la detenzione da 3 a 15 anni.

Gli scontri iniziati a maggio sono diventati più intesi a luglio, causando più di 30 morti e oltre 180.000 sfollati. Il 28 luglio Thailandia e Cambogia si sono accordati per un cessate il fuoco «immediato e incondizionato» per fermare gli scontri e i bombardamenti.