di
Irene Soave

Macron ha annunciato che per la Francia da settembre la Palestina sarà una nazione indipendente. Ma non tutti i Paesi occidentali sono d’accordo (Italia compresa)

Nella tarda serata di giovedì 24 luglio, il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato che la Francia, a settembre, riconoscerà lo Stato di Palestina. I media internazionali scrivono, poche ore dopo, che dichiarazioni in questo senso «sono attese» (così la Cnn) da Regno Unito e Germania. 
I Paesi europei che riconoscono lo Stato palestinese, dopo il riconoscimento formalizzato a maggio 2024 da Slovenia, Spagna e Irlanda, oggi sono 11, e alle Nazioni Unite lo riconoscono oltre 140 dei 193 Stati membri. Dal 2012, all’Onu, la Palestina è «Stato osservatore non membro». 

Cosa cambia per il diritto internazionale

Riconoscere uno Stato, nel diritto internazionale, significa non solo riconoscerne la sovranità e il diritto all’integrità territoriale, oltre alla condizione di soggetto di diritto internazionale. Nei fatti, per esempio, quando uno Stato ne riconosce un altro invia sul suo territorio rappresentanze diplomatiche che vi restino stabilmente. Nel caso della Palestina, il riconoscimento soprattutto negli ultimi anni segnati dal conflitto ha un forte significato simbolico, e veicola un messaggio, soprattutto verso gli altri Paesi occidentali, in termini di relazioni geopolitiche. 



















































L’autoproclamazione

La Palestina si è proclamata uno Stato il 15 novembre 1988 in modo unilaterale: il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Yasser Arafat conclude la seduta finale, riunita ad Algeri, del Consiglio Nazionale dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp), leggendo la Dichiarazione d’Indipendenza palestinese scritta dal poeta Mahmoud Darwish. Seguono diverse ondate di riconoscimenti – molti Paesi, pur non riconoscendo la Palestina come Stato sovrano, sostengono altre soluzioni come quella dei due Stati – che riflettono la complessità del tema a livello internazionale. 

I Paesi che hanno riconosciuto lo Stato di Palestina

I primi Paesi a riconoscere lo Stato di Palestina, dopo la dichiarazione di Algeri, sono già tra il 1988 e il 1989 quelli della Lega Araba. Oltre a loro, in piena Guerra Fredda, riconoscono la Palestina anche i Paesi del blocco sovietico, e socialisti, e i Paesi del Movimento dei non allineati. 

C’è poi un’ondata di riconoscimenti dall’America Latina, tra il 2009 e il 2011: Brasile (3 dicembre 2010), Argentina (6 dicembre 2010), Bolivia (17 dicembre 2010), Ecuador (24 dicembre 2010), Cile (7 gennaio 2011), Perù (24 gennaio 2011), Uruguay (15 febbraio 2011), Venezuela (29 aprile 2009). 

L’Unione europea resta divisa. L’Islanda, che non è membro Ue, ha riconosciuto la Palestina già nel 2011. La Svezia, il 30 ottobre del 2014, già da membro della Ue, è stata la prima nell’Unione (se non si contano i Paesi dell’Est dell’Unione che l’avevano già riconosciuta ai tempi in cui facevano parte del blocco sovietico). 

In sintesi, dieci tra i Paesi del G20 riconoscono la Palestina (Argentina, Brasile, Cina, India, Indonesia, Messico, Russia, Arabia Saudita, Sudafrica e Turchia, oltre alla Spagna) e altri otto finora no (Australia, Canada, Germania, Italia, Giappone, Corea del Sud, Regno Unito e Stati Uniti). La Francia è stata l’ultima a schierarsi. Nei mesi scorsi, in risposta alla guerra a Gaza, sono arrivati altri riconoscimenti coordinati: nel corso del 2024 hanno riconosciuto ufficialmente la Palestina Spagna, Irlanda, Norvegia, Slovenia, Armenia, e lo hanno fatto, espressamente, per accelerare il processo di pace. 

Le posizioni europee

Il premier spagnolo Pedro Sanchez ha detto: «La Spagna è da sempre restia ad accogliere istanze di indipendentismo (per esempio non riconosce il Kosovo) perché teme di stabilire precedenti che poi possa far valere la Catalogna. Dunque il riconoscimento della Palestina è doppiamente significativo. 

Anche la Norvegia, che per anni si è detta favorevole a un riconoscimento che arrivasse al termine di un processo di pace, ha invece deciso – così le spiegazioni del ministro degli Esteri – di riconoscere la Palestina proprio per accelerare il processo di pace.

Una gran parte dei Paesi occidentali — come  gli Stati Uniti, diversi Paesi europei e l’Australia — mantiene una linea di non riconoscimento formale, anche se declinata in diverse posizioni. Tra questi c’è l’Italia, che privilegia la cautela diplomatica, pur sostenendo la soluzione dei due Stati e pur mantenendo nell’ambasciata a Gerusalemme un ufficio che cura rapporti regolari con le autorità palestinesi. Il ministro degli Esteri Tajani ha detto che l’Italia «è a favore del riconoscimento di uno Stato palestinese, ma questo Stato deve riconoscere Israele e deve essere riconosciuto da Israele. (…) E certamente non può essere governato da Hamas. Noi riconosciamo l’Autorità Nazionale Palestinese». 

25 luglio 2025 ( modifica il 25 luglio 2025 | 14:39)