Quando pensi a un viaggio epico, ti immagini SUV da 1.000 CV, droni che seguono il percorso dall’alto, sponsor che forniscono gomme, carburante e tecnologia da astronauti. Theodor, tedesco di ventisei anni, ha preso tutto questo immaginario e l’ha buttato nel cestino, caricando la sua vecchia BMW Serie 5 del 1988 – 37 anni di onorato servizio sulle spalle – per attraversare mezza Eurasia fino al Kazakistan, percorrendo fino a 7.000 km. Solo una tenda fissata al tetto e la voglia di vedere fin dove può arrivare con una vettura nata per le strade dritte della Germania Ovest e non per le piste di sabbia.

La Serie 5 di Theodor fa a meno di sospensioni da rally, assetti rinforzati e persino GPS all’avanguardia. È la stessa macchina che trent’anni fa portava i bambini a scuola e adesso si ritrova a scalare montagne dell’Asia centrale e a masticare chilometri di steppa kazaka. Il motore originale, sorprendentemente, regge botta.

E poi c’è la scelta che rende l’impresa, sullo stesso livello dei 3.200 km percorsi da Harry Metcalfe sulla sua Testarossa, ancora più esagerata: l’assenza di sponsor, infatti Theodor si paga tutto da solo, dorme in tenda o dove capita, e quando la BMW tossisce, chiede aiuto alla gente incontrata lungo la strada. Ogni tappa del viaggio è documentata con video e foto sui social, come un diario di bordo in tempo reale: piogge che trasformano le piste in paludi, guadi attraversati col cuore in gola.

La rete si innamora del viaggio

E lì succede qualcosa che Theodor mai avrebbe immaginato: la community esplode. Gente da tutta Europa inizia a supportarlo e a dargli consigli su come riparare la frizione con due fascette e un po’ di ingegno, a indicare meccanici sperduti in villaggi che su Google Maps neanche esistono. Gli appassionati guardano la BMW con occhi lucidi: un pezzo di storia che macina chilometri capace di resistere a condizioni improbabili.

Ma, a pensarci bene, il personaggio principale di questa storia non è tanto Theodor quanto semmai l’esperienza lungo le piste infinite delle steppe, i deserti dove l’orizzonte sembra piegarsi, i passi di montagna dove la neve arriva a sorpresa. Gli imprevisti sono all’ordine del giorno. Tra buche che potrebbero inghiottire una ruota e ponti di legno scricchiolanti sotto il peso della vettura, non mancano i momenti in cui la BMW dà segni di cedimento, ma qui entra in gioco la parte migliore dell’intera avventura: le riparazioni improvvisate, seguite da tripudi alle ripartenze. E ogni volta che l’auto riparte, Theodor sorride, mentre i social esplodono di reazioni entusiaste, e la marcia riprende slancio.

Il messaggio dietro l’impresa

Alla fine dei conti, molte comodità di cui oggi godiamo non sono così imprescindibili come ci ostiniamo a credere. Il vero requisito immancabile è la voglia di mettersi in gioco, di accettare il rischio e gli imprevisti nel momento in cui accadono. Theodor e la sua Serie 5 sono la prova vivente che anche nel 2025 si può vivere un’epopea con mezzi semplici e tanta testardaggine e il bello è che nessuno sa come andrà a finire.