One Piece è uno dei capisaldi della cultura pop giapponese e mondiale. Il manga di Eiichiro Oda ha saputo costruire un universo vastissimo, popolato da centinaia di personaggi e storie secondarie, senza mai perdere il filo della trama principale.

Tuttavia, se il fumetto viene spesso lodato per il suo ritmo incalzante e la capacità di alternare momenti leggeri a sequenze drammatiche, l’anime realizzato da Toei Animation non sempre riesce a mantenere la stessa energia.

Il motivo è una gestione della narrazione che fin troppo spesso privilegia la lentezza e l’allungamento degli eventi. Questa scelta, nata per evitare di raggiungere troppo velocemente la pubblicazione del manga, ha generato episodi pieni di attese, reazioni prolungate e momenti che avrebbero avuto un impatto molto maggiore con un montaggio più serrato.

Vediamo nel dettaglio cinque esempi di come questa lentezza abbia influito negativamente sull’adattamento animato:

Recap infiniti che tolgono spazio alla storia

Chiunque segua l’anime di One Piece sa bene che ogni episodio comincia quasi sempre con un riassunto della puntata precedente. Se all’inizio questo stratagemma poteva sembrare utile, con il tempo è diventato un vero e proprio ostacolo. Cinque minuti di recap su un episodio di venti equivalgono a perdere quasi un quarto del tempo a disposizione.

Un capitolo del manga trasformato in un’intera puntata

Uno dei problemi più discussi riguarda la decisione di Toei di adattare, nella maggior parte dei casi, un solo capitolo del manga per ogni episodio dell’anime. Questa scelta ha creato un effetto paradossale: momenti che sulla carta erano rapidi e d’impatto vengono diluiti in scene interminabili. Una rivelazione sorprendente, che nel manga poteva arrivare in poche tavole, nell’anime viene circondata da silenzi, primi piani e tempi morti. Il risultato è una perdita di intensità e un senso costante di lentezza che infastidisce anche i fan più appassionati.

Filler che spezzano la tensione

I filler sono un elemento comune in molti shonen di lunga durata. Tuttavia, in One Piece spesso sono stati posizionati nei momenti meno opportuni. Quando la trama principale stava per entrare in una fase importante, l’anime improvvisamente si spostava su avventure secondarie. Anche se alcuni filler sono riusciti a intrattenere, la maggior parte di essi ha avuto l’effetto di raffreddare l’attesa, smorzando l’entusiasmo degli spettatori che volevano solo proseguire con la storia canonica di Oda.

Battaglie trascinate fino all’esasperazione

Le battaglie sono il centro di qualsiasi shonen. In One Piece, però, i combattimenti più importanti spesso soffrono di un problema ricorrente, vengono allungati troppo. Ogni colpo è seguito da minuti di reazioni dei personaggi, flashback improvvisi o pause forzate. In questo modo, duelli che avrebbero potuto essere intensi e mozzafiato diventano sequenze spezzettate, prive di ritmo. L’esempio più lampante è la lotta di Luffy contro Doflamingo (quale sarà il suo destino nella saga finale di One Piece?), un confronto epico che nell’anime si è trasformato in una maratona estenuante di episodi.

Cliffhanger che non portano da nessuna parte

Un altro difetto dell’anime è l’abuso di cliffhanger. Terminare un episodio con una scena sospesa può funzionare se l’attesa viene ripagata nella puntata successiva. Tuttavia, in One Piece capita spesso che il tanto atteso momento venga rimandato ancora, trasformando la suspense in delusione. Questa abitudine non solo riduce l’impatto delle scene più emozionanti, ma mina anche la fiducia dello spettatore, che smette di credere nelle promesse dell’anime.