Ancora una prova scientifica di quanto l’aborto volontario faccia male alle donne. 

Ancora una prova che agli abortisti non interessa la salute e la libera autodeterminazione delle donne perché altrimenti informerebbero in modo veritiero e completo le madri che chiedono di abortire. Solo spiegando loro anche questi rischi  rispetterebbero il loro diritto al consenso informato.

Una ricerca (Auger N et al, “Induced abortion and implications for long-term mental health: a cohort study of 1.2 million pregnancies”, Journal of Psychiatric Research, Volume 187, July 2025, Pages 304-310), pubblicata sul Journal of Psychiatric Research , ha studiato 28.721 aborti indotti e 1.228.807 nascite negli ospedali del Quebec, Canada, tra il 2006 e il 2022 e ha rilevato che agli aborti sono associati tassi più che doppi di ricoveri ospedalieri per problemi di salute mentale delle madri, in particolare per  disturbi psichiatrici, abuso di sostanze e tentato suicidio.

Il rischio aumenta in presenza di una malattia mentale preesistente e in caso di giovane età al momento dell’aborto

Wesley Smith del National Review  sottolinea che lo studio è notevole e per le sue dimensioni e portata, e per la sua pubblicazione su una rivista medica mainstream, sottoposta a revisione paritaria da parte di autori non identificati come pro-life.

Dal 1993 al 2018, sono stati condotti almeno 75 studi che hanno esaminato il legame tra aborto e salute mentale. Due terzi di questi studi hanno mostrato una correlazione tra aborto e conseguenze negative sulla salute mentale (depressione, ansia, abuso di sostanze e comportamenti suicidari), rispetto alle donne con gravidanze indesiderate che scelgono di partorire. Uno studio finlandese ha rilevato un tasso di suicidio 7 volte superiore dopo l’aborto rispetto al parto.