Luca Guadagnino torna al Festival di Venezia con un film molto dibattuto, controverso e pronto ad accendere un forte dibattito sul tema del consenso sessuale. Questa volta il regista sceglie personalmente di non partecipare alla gara e di presentare “After the Hunt”, questo il titolo del lungometraggio, nella sezione “Fuori Conconso” di Venezia82.

Protagonista è una sorprendente Julia Roberts in un ruolo drammatico molto complesso grazie al quale l’attrice riesce a calcare per la prima volta il tappeto rosso della mostra cinematografica veneziana. E, come ha svelato durante la conferenza stampa, è un sogno per lei essere a Venezia.

Ad affiancare la diva holywoodiana nel cast del film ci sono anche Andrew Garfield (Spiderman) e Ayo Edebiri (The Bear), ognuno di loro nei panni di personaggi anch’essi controversi e affascinanti, come lo stesso film, e in grado di raccontare, ognuno, i problemi, le contraddizioni e i limiti di diverse generazioni di esseri umani.

Al centro di questo film, molto intellettuale e molto filosofico, in cui il tema del consenso sessuale viene sviscerato da più punti di vista che cambiano a seconda dell’età anagrafica, del genere e delle ideologie di chi si trova a doverlo affrontare, c’è Julia Roberts che interpreta un’ambiziosa professoressa di Filosofia all’Università di Yale chiamata a prendere posizione in un caso di presunta violenza sessuale. Una sua studentessa, infatti, accusa di stupro un professore, nonché amico ed ex fidanzato del personaggio interpretato da Roberts che, però, si dichiara innocente.

E sarà proprio questa posizione divisa tra due “verità” e una reputazione da dover mantenere che porterà il personaggio di Julia Roberts a fare delle scelte discutibili, non sempre condivisibili e anche piuttosto spietate dall’inizio alla fine del film.

Bisogna dire che l’aspetto più interessante del nuovo film di Guadagnino non è tanto la regia – che rimanda in alcuni elementi ai film di Woody Allen come ammette lo stesso regista – o la sceneggiatura che si appesantisce di intellettualismi e citazioni eccessive ma i contenuti che, in qualche modo, suscitano un dibattito molto acceso nello spettatore che è portato continuamente a prendere una posizione (e anche a cambiarla nel corso del film) e a rendersi conto di come una semplice prospettiva diversa è in grado di cambiare la “verità” di una narrazione e far propendere per accusare qualcuno o assolverlo.

“After the Hunt” non è affatto il miglior film di Luca Guadagnino, è sicuramente meno romantico e coinvolgente di “Call Me By Your Name”, meno folle di “Queer” e meno splatter e particolare di “Bones and All”, però, questa storia di uomini, donne, ragazzi e ragazze alle prese con il peso di dover scegliere e difendere continuamente una morale, un’identità, un’immagine, una cosa buona la fa: accende gli animi, smuove le coscienze e, forse, questo basta a rendere questo un film memorabile se pur non eccezionale.

Fonte Today.it

Voto: 6-