di
Alessandro Bocci, inviato a Napoli

La squadra di Conte attacca ma senza rendersi pericolosa, poi in pieno recupero arriva la rete decisiva del centrocampista

Stessa spiaggia, stesso mare. Novantanove giorni dopo il 23 maggio, la notte del quarto scudetto, il Napoli si ripresenta davanti alla sua gente nel Maradona sempre pieno e sempre in festa. 2-0 al Cagliari allora, con i sigilli di McTominay e Lukaku. Stavolta, per piegare il fortino dei sardi, serve il piattone magico di Anguissa al minuto 95, l’ultimo di una partita difficilissima in cui la squadra con lo scudetto sul petto fatica le pene dell’inferno, tradita dall’osannato De Bruyne che sarà persino sostituito. La prima partita del belga nel nuovo stadio non passerà alla storia, ritmo basso e troppi errori, forse spaesato per l’accoglienza, ma siamo in estate e dopo una preparazione durissima certe difficoltà vanno messe in preventivo. Anche Lucca, centravanti al posto di Lukaku e in attesa di Hojlund, soffre l’esordio casalingo, si dà daffare ma non incide. Lo stesso McTominay non incanta. Poco male. Conta il risultato. Il Maradona canta e balla, come tre mesi fa. Ma ha capito che per vincere il secondo scudetto di fila, come neppure Maradona, ci sarà da soffrire. La garanzia è il solito Conte, scatenato alla fine. Il Napoli è a sua immagine e somiglianza: paziente e resiliente.

La replica con il Cagliari è in salita. Gli azzurri faticano, appesantiti e poco lucidi. Il tecnico, che perde Neres per un affaticamento muscolare, insiste con il 4-1-4-1 e il centrocampo di qualità. Ma gli azzurri sbattono sul muro dei sardi. Molto possesso, pochi pericoli. Mancano velocità e lucidità. Il Cagliari, sistemato dal napoletano Pisacane con un prudentissimo 3-5-2 che diventa spesso e volentieri 5-3-1-1, chiude tutti i varchi, pressa e raddoppia nella propria metà campo, intasa le linee di passaggio, complicando la notte partenopea. Il Napoli è generoso, ma lento e non sfrutta bene le fasce. Il primo tiro nello specchio arriva al tramonto del primo tempo, firmato da Lucca.



















































Nella ripresa stesso copione. La squadra con lo scudetto sul petto fa la partita, il Cagliari la subisce ma senza grandi distrazioni. Caprile è bravo sul diagonale maligno di Spinazzola e soprattutto su McTominay a un minuto dal novantesimo. Sembra la fine. Ma l’ultimo pallone è quello buono. Il cross è di Buongiorno, entrato dalla panchina, un recupero prezioso. Per un Napoli diverso da quello che ha vinto a maggio. Gli azzurri stanno entrando in un’altra dimensione: la conferma di Conte e un mercato sontuoso, impreziosito nelle ultime ore dall’arrivo di Rasmus Hojlund dal Manchester United, un’operazione da 6 milioni di prestito e un obbligo di riscatto da altri 44 legato alla qualificazione alla Champions, raccontano le ambizioni di De Laurentiis. 

Il danese è a Roma per le visite mediche, mentre Elmas, altro acquisto, ritorno graditissimo alla piazza, tifa dalla tribuna. Tutto è pronto per una stagione da ricordare. Ma il ruolo di favorito e la Champions peseranno. Serve l’ultimo salto. La vera sfida del nuovo Napoli paradiso. Ma per adesso nessuno vuole pensarci. E’ un’altra notte di festa in un’estate che sembra non voler finire mai.

30 agosto 2025 ( modifica il 30 agosto 2025 | 23:17)