In Danimarca, a Hvidovre, la giovane madre inuit Ivana Nikoline Brønlund, 18 anni, ha visto la propria neonata sottratta appena un’ora dopo il parto, a seguito di un test psicometrico volto a esaminare la sua «competenza genitoriale».
Come ricorda un articolo pubblicato dal quotidiano The Guardian, la valutazione ha preso in considerazione traumi passati che la ragazza di origini groenlandesi avrebbe introiettato in seguito ad abusi infantili subiti dal padre adottivo. Il caso danese ha suscitato scalpore e proteste, e non solo perché la normativa, introdotta a maggio 2025, vieta espressamente l’uso di tali test su persone di origine groenlandese, ma più in generale per la reale necessità e bontà di un simile intervento.
Questo tipo di test si occupa di valutare abilità cognitive e attitudini relazionali del genitore in casi considerati critici, ma attendibilità, utlilità e applicazione restano controversi. Nel nostro Paese non esistono test formalmente equiparabili, anche se alcune procedure di valutazione familiare possono includere elementi psicologici e osservativi. Il dibattito internazionale si concentra sul confine tra tutela del minore e diritti dei genitori, sollevando interrogativi etici e legislativi sul loro utilizzo. Ne abbiamo parlato approfonditamente con un’esperta.
Che cos’è il test di «competenza genitoriale»
Come illustra la pedagogista Monia Monti, «si tratta di un esame psicometrico utilizzato in casi considerati complessi come adozioni, affidi o separazioni, per valutare la capacità dei genitori di prendersi cura del proprio figlio». L’obiettivo principale è osservare come il genitore soddisfi i bisogni fisici del bambino (dall’alimentazione all’igiene), come sia in grado di promuoverne lo sviluppo cognitivo ed emotivo, garantendone la sicurezza. L’esperta sottolinea come «nel caso specifico della giovane mamma inuit, gli esperti hanno espresso a priori un giudizio di inadeguatezza, senza prevedere ulteriori momenti di valutazione dopo la nascita». Il processo ideale, ricorda Monti, «richiede un approccio multidisciplinare e il ricorso a strumenti declinati in più fasi. Elementi che, nel caso della neo-madre che ha partorito in Danimarca, sembrano essere stati trascurati».
Test di competenza genitoriale: limiti culturali e rischi di discriminazione
«Quando i test giudicano i genitori senza capire la loro cultura, i bambini rischiano di pagare il prezzo più alto», spiega la pedagogista
Zanuck