Nonostante il piccolo “esercito” schierato ai nastri di partenza, il numero di giocatori Usa ancora in gara dopo sei giornate si è drasticamente ridotto

foto Ray Giubilo

NEW YORK – E poi ne rimasero solo… due. Come in un romanzo di Agatha Christie, del piccolo esercito statunitense che ha preso parte nel singolare maschile agli Us Open – ben 23 atleti, per trovare un numero così alto bisogna risalire al 1997 – dopo sei giornate di gara sono sopravvissuti soltanto Taylor Fritz, già negli ottavi di finale dopo la faticosa vittoria di ieri sullo svizzero Kym, e Tommy Paul, impegnato oggi nel terzo turno contro il pericolosissimo kazako Bublik. Una conferma ulteriore del momento di crisi che attraversa in campo maschile il tennis Usa, che se regge il confronto come quantità (due atleti tra i primi dieci del ranking, Fritz e Shelton, e altri due tra i primi venti, Paul e Tiafoe) non vince uno Slam dal successo a New York di Roddick nel 2003 e non porta a casa la Coppa Davis dal 2007. Manca ormai da troppo tempo il campionissimo, e non basterà aspettare la maturazione di Tien, venti anni a dicembre, già capace di raggiungere quest’anno gli ottavi di finale a Melbourne, o capire i margini di miglioramento di Damm junior, classe 2003, per sperare in una inversione di tendenza in tempi rapidi. Un anno fa gli Usa piazzarono quattro giocatori negli ottavi: Fritz arrivò fino alla finale – l’ultimo Usa a riuscirci era stato Roddick a Wimbledon nel 2009 – dove fu battuto nettamente da Sinner, Tiafoe si fermò nei quarti, Paul e Nakashima un turno prima.

Tante le possibili cause della crisi, evidenziate dai giornali americani: i problemi del tennis di college, la concorrenza di sport tradizionali come basket e football e della novità pickleball, che si sta imponendo negli Stati Uniti con grande velocità, l’incapacità del settore tecnico di trovare nuove risorse e nuove idee. «Gli Stati Uniti avranno un nuovo numero 1 mondiale – hanno scritto – se avranno la fortuna di trovare un ragazzo che preferirà il tennis alla NBA e alla NFL, avrà voglia di giocare sei ore al giorno, preferibilmente sulla terra battuta, e crescerà in una famiglia che potrà investire un milione di dollari per finanziare la sua carriera. Se siamo fortunati, questo accadrà non prima di una ventina di anni, quando Sinner e Alcaraz avranno già accumulato una trentina di titoli dello Slam». Tutto questo, paradossalmente, mentre la USTA (United States Tennis Association) è ricchissima, ha chiuso il 2024 – dati riportati dal “Sole 24 ore” – con ricavi complessivi pari a 623,8 milioni di dollari, la stragrande maggioranza dei quali arriva dagli Us Open. Ed è già pronto un piano di ristrutturazione per modernizzare il complesso di Flushing Meadows di 800 milioni.

Migliore la situazione nel tennis femminile: sceso in campo a Flushnig Meadows con 25 unità – il numero più alto dal 2003 – ha ancora in gioco cinque atlete, con Pegula, Townsend e la sorpresa Li già negli ottavi mentre Gauff e Anisimova scenderanno in campo oggi. Gli Stati Uniti non hanno una numero 1 della classifica dal 2017 ma vantano cinque tra le prime undici giocatrici del ranking (Gauff, Pegula, Keys, Anisimova e Navarro) e una stella di prima grandezza come Coco Gauff, che non sarà mai la nuova Serena Williams ma che a 21 anni ha già vinto due Slam. E poi ci sono Keys, che ha trionfato quest’anno in Australia, mentre Anisimova è stata finalista a Wimbledon e una come Iva Jovic, che sarà maggiorenne a dicembre, è già 73 del mondo ed è destinata a salire ancora. Insomma, il vero problema Usa è a livello maschile, Riusciranno in questi giorni Fritz e Paul a restituirgli il sorriso?