di
Lorenzo Cremonesi
La storica e premio Pulitzer, esperta dell’Est Europa: «Dobbiamo dire a Trump chiaro e tondo che ha fallito. Gli ucraini sono i migliori soldati d’Europa»
«Dobbiamo prendere atto che ci troviamo di fronte al totale fallimento della strategia negoziale di Donald Trump e del suo tentativo di rabbonire e ingraziarsi Vladimir Putin. L’Europa deve prenderne atto e agire di conseguenza», commenta al telefono la storica e specialista dell’Est europeo Anne Applebaum.
Come spiega il fallimento della diplomazia americana?
«Trump aveva steso il tappeto rosso per Putin il 15 agosto in Alaska. Gli aveva prospettato trattati economici bilaterali molto convenienti. Ma in verità è stato un completo disastro: ha convinto Putin che gli conviene continuare la sua offensiva militare e ha rafforzato la sua certezza che può vincere sul campo».
Cosa può fare l’Europa?
«Può fare la differenza iniziando a dire molto chiaramente che la strategia di Trump sino ad ora non ha funzionato. So che nessuno vuole offendere personalmente il presidente americano, lo abbiamo visto bene anche nel suo ultimo incontro a Washington con Zelensky e i massimi leader europei, però è davvero tempo di dire pane al pane e vino al vino: ha fallito».
Dunque?
«Occorre elaborare una strategia diversa. Deve crescere una via europea per affrontare il problema Russia».
Inutile insistere sulla debolezza europea vero? Le divisioni interne, i diversi modi di rapportarsi con il regime di Putin. Ci sono anche visioni opposte sul mandare o meno truppe europee come garanzie di sicurezza per l’Ucraina…
«Tutto questo è molto vero. Ma se l’Europa non sarà capace di coordinarsi, se non sarà unita sull’utilizzo dei fondi russi congelati nelle nostre banche, se non continuerà a sostenere militarmente e finanziariamente l’Ucraina, allora i russi continueranno ad attaccare. Tanto più gli europei resteranno divisi quanto più proseguirà la guerra».
La soluzione?
«Solo una: i russi devono capire che non possono vincere la guerra. Purtroppo ad ora Trump fa credere a Putin di avere il coltello per il manico. Vorrei però aggiungere che a questo punto i Paesi europei si sono dimostrati molto più in concerto tra loro di quanto non si potesse prevedere nel febbraio 2022. La visita dei leader europei a Washington due settimane fa si presta a diverse letture, ma è anche stata un’incredibile dimostrazione di coordinamento e unità. Sfortunatamente non c’era il leader polacco per motivi interni. Ma tra Francia, Italia, Germania, Gran Bretagna e gli altri partner c’è stato davvero un fronte unico».
Come legge gli attacchi personali di Macron contro Putin?
«Ormai abbiamo capito tutti che Putin non è interessato alla pace. Trovo molto utile che Macron lo dica apertamente: la guerra continua soltanto per il fatto che Putin non intende smettere. Siamo di fronte a una dinamica estremamente pericolosa. Ascoltiamo con attenzione le parole di Putin: lui insiste nel ribadire che ogni luogo dove nel passato erano presenti soldati russi deve potenzialmente tornare alla Russia. Questo include Berlino, i Paesi Baltici, la Polonia e persino Parigi. Siamo tutti minacciati da un dittatore guidato da un’ambizione illimitata».
Le lezioni da trarre?
«Gli europei potrebbero capire che il vecchio alleato americano non c’è più. Se l’Unione europea aspira a mantenere la propria sovranità, la sua libertà, allora non necessita soltanto di una nuova strategia di difesa militare, ma anche di una propria autonoma politica estera unitaria».
E gli ucraini?
«Sono incredibili. Sono il nostro esercito migliore, i soldati più innovativi al mondo. La loro capacità di resistenza, l’utilizzo avveniristico dei droni, le loro vittorie sul Mar Nero, adesso gli attacchi sulle raffinerie russe: sono episodi bellici da studiare nelle accademie. Le industrie militari ucraine sono all’avanguardia, hanno imprenditori, ingegneri, tecnici-soldati eccezionali. Gli ucraini assolutamente sono parte della difesa europea e devono restarlo nel futuro, guai se passassero alla Russia».
Funziona il nuovo accordo per cui l’Europa paga le armi americane per l’Ucraina?
«Avrei preferito fossero armi prodotte dagli europei. Ma ci sono limiti, dunque bene così. Se questo è il modo per fare arrivare armi agli ucraini non ho obiezioni. Una recente ricerca dimostra che le armi Usa mandate sino ad ora sono molto meno all’avanguardia di quanto sia stato propagandato, magari adesso saranno migliori, visto che vengono pagate».
Però resta fondamentale l’apporto dell’intelligence Usa, non crede?
«Assolutamente sì. Trump non dice che intende negarla ed è importantissimo che resti».
31 agosto 2025
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