Mario Russomanno
31 agosto 2025 08:30
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Quella che vedete è la copertina del libro che ho ultimato e che tra qualche giorno uscirà. Descrive come giornali, televisioni, libri, cinema, piattaforme, hanno raccontato il Liscio nei cento cinquant’anni della sua storia. Un libro agile, corredato da foto attuali e d’epoca, alcune rare e provenienti da collezioni private.
Se vi andrà potrete, grazie al sostegno del Comune di Forlì e della Regione Emilia Romagna, ritirare gratuitamente copia cartacea del libro presenziando alla manifestazione “Cara Forlì”, che si terra in Piazza Saffi il 6 e 7 Settembre prossimi, con tanti artisti di valore che saliranno sul palco. La partecipazione alle due giornate di musica è gratuita, potete anche prenotare posti a sedere scrivendo a iat@comune.forli.fc.it o telefonando a 0543 712362. Ci sarò anch’io a consegnarlo. Successivamente, il libro sarà disponibile, gratuitamente, pressò l’ufficio comunale di informazione turistica, in Piazza Saffi.
Facendo ricerche, ho scoperto storie e circostanze importanti e curiose, che ho riferito nel libro. Ve ne anticipo una per la Domenica del villaggio.
Ai tempi in cui il folk romagnolo prese piede, nella seconda metà dell’Ottocento, albergava nell’opinione di molti una singolare preoccupazione riguardante le donne. Occorre sapere che valzer, polca e mazurca, balli di contatto fisico, avevano da poco sostituito i balli “staccati”, come la quadriglia, o quelli “saltati”, come saltarello e trescone. Una rivoluzione dei costumi su cui molti avevano da ridire. Ma il peggio, per loro, doveva ancora venire.
Successe che quei diavoli dei musicanti romagnoli, che battevano le campagne con lo loro orchestrine e gli strumenti a corda, presero a utilizzare il clarinetto in do. Il ritmo diventò frenetico, indecentemente accelerato e inevitabilmente promiscuo. Apriti cielo! Quella libertà di comportamenti a certe persone e certi giornali apparve intollerabile. E, come è sempre accaduto nella storia, sotto processo finirono le donne.
Non la tiro lunga con considerazioni sociologiche. Mi limito a riportare che il cronista forlivese Michele Placucci all’epoca avvertiva che c’era chi criticava aspramente “quella corruzione dei costumi che portava le ragazze a ballare non solo con il proprio accompagnatore, ma con chiunque le invitasse”.
Aggiungo che le donne romagnole rischiavano di non ottenere, in chiesa, l’assoluzione dal proprio confessore se si dichiaravano praticanti dei nuovi balli. E se i giornali d’ispirazione socialista, come “La lotta di classe”, o quelli a indirizzo mazziniano, come “Il Pensiero Romagnolo”, salutavano con favore le nuove libertà, le testate conservatrici mettevano in guardia dai pericoli che correvano l’ordine sociale e quello familiare.
Fortunatamente le donne romagnole, particolarmente quelle appartenenti ai ceti rurali ed operai, andarono avanti per la loro strada. Anzi, il ballo rappresentò occasione e simbolo di libertà femminile, dall’Ottocento fino agli anni ruggenti delle “balere”, negli anni Sessanta e Settanta del Novecento. Ballare fu, per le donne, espressione di autonomia quando altre manifestazioni dei loro talenti erano negate.
Di più. Per una sorta di rivincita, furono proprio le grandi cantanti del Liscio, con le loro voci magnifiche, la personalità, il fascino, la capacità di esporsi senza scottarsi alla luce dei riflettori, a dare robusti scossoni a stereotipi di genere e pregiudizi.
Fin dal 1952, quando irruppe sulla scena la faentina Arte Tamburini (1935-2017), artista di classe esemplare. Secondo Casadei, formidabile e coraggioso innovatore, la “chiamò” in orchestra infrangendo un tenace tabù di genere. E’ di Arte la voce della prima, struggente, versione di “Romagna mia”. Arte esordì in Rai in compagnia di Secondo all’inizio degli anni Sessanta (nella copertina la vedete nello schermo in bianco e nero), fu protagonista a Radio Capodistria, su di lei sono stati scritti migliaia di articoli.
Venne l’epoca di Rita Baldoni. Secondo e Raoul Casadei le offrirono il palco nel 1971, quando aveva sedici anni. Affascinò al “Festival di Sanremo”, al “Cantagiro”, al “Disco per l’estate”. Le ragazze volevano essere Rita “coscia lunga”, come la battezzarono i giornali. All’apice della carriera, non ancora trentenne, abituata a oltre trecento concerti all’anno, lasciò lo spettacolo per dedicarsi alla famiglia. Voce splendida, la divertita fisicità di Rita contribuì alla popolarità della Romagna in epoca di liberazione dell’immagine femminile. Nella copertina la vedete fare l’autostop. Nella quarta di copertina, invece, canta alla Rai, la notte di San Silvestro del 1974, assieme a Raoul e a Pippo Baudo. Simpaticissima, acuta, è la prima donna in Emilia Romagna a vivere con un cuore artificiale. La sua straordinaria esperienza artistica e umana è descritta nell’intervista che mi ha rilasciato per la “Domenica del Villaggio” il 22 Ottobre 2023, se vi va rileggetela qui.
Luana Babini. ravennate, subentrò come voce solista a Rita Baldoni nell’orchestra di Raoul Casadei a quindici anni, ottenendo subito attenzione da parte dei media italiani. Instancabile sul palco, voce meravigliosa, fascino da vendere: comparve decine di volte sulle copertine dei settimanali di costume e sportivi, fu intervistata da grandi giornali. Dette poi vita, con il marito Renzo Vallicelli ,“Il Rosso”, ad una loro formazione musicale. Negli anni Novanta iniziò la carriera di conduttrice televisiva, che prosegue, e che Luana alterna a potenti esibizioni canore. Nella copertina del libro la vedete a “Porta a Porta”, intervistata da Bruno Vespa.
Roberta Cappelletti, originaria di Predappio, esordì a quattordici anni con “La Vera Romagna”, di Nicolucci e Bergamini, passò poi all’orchestra Borghesi. Nel 1994 fondò la propria formazione, da allora non ha mai smesso di mietere successi. Affascinante, dolce, accorta manager, è protagonista oggi della nuova frontiera del Liscio assieme a giovanissimi interpreti. In copertina la vedete quando, nel 2020, partecipò, con clamoroso successo nazionale alla trasmissione “The Voice Senior”, cimentandosi con il repertorio di Mina. Nella quarta di copertina, è a Uno Mattina, in Rai, qualche mese fa, assieme a Matilde Montanari, cantante dei “Santa Balera”, e a Stella Piscaglia e Francesco Amati, ballerini de “Le Sirene Danzanti”.
Si tratta di nuovi gruppi musicali, cresciuti nell’incubatoio di “CosaScuola”, diretta da Luca Medri, che, grazie alla promozione del manager Giordano Sangiorgi, leader di “Materiali Musicali”, hanno raggiunto vetrine importanti, tra esse il Palco dell’Ariston al Festival di Sanermo. Altre voci femminili arricchiscono la proposta del nuovo Liscio, come il trio “Emisurela”, composto da Anna De Leo, Angela De Leo e Rita Zauli, che nella quarta di copertina vedete prendere recentemente parte alla trasmissione di Rai Uno “Camper”.
Sempre nella quarta, vedete due giovani del nuovo Liscio, Carlotta Marchesini e Nicolò Quercia, intervistati da Paola Saluzzi a TV SAT 2000, un anno fa. Un’immagine che chiude il cerchio: l’emittente è sorta per volontà della Conferenza Episcopale Italiana, promuove valori sociali e morali che il Liscio, senza più alcun dubbio, interpreta.
Molta acqua è passata sotto i ponti da quando nelle canoniche romagnole, e sulle pagine delle testate conservatrici,si diffidavano le donne dal ballare il Liscio.
Buona domenica, la prossima ci vediamo in Piazza Saffi a Forlì.
Mario Russomanno