di
Gaia Piccardi

Quanta sofferenza per Jannik Sinner nel terzo turno degli Us Open: la partenza di Denis Shapovalov lo sorprende come Dimitrov aveva fatto a Wimbledon (nella partita in cui si ritirò avanti 2-0), il campione resiste, soffre e ribalta la partita. Negli ottavi c’è Bublik

DALLA NOSTRA INVIATA
NEW YORK – La forza della mente, nel sabato della piccola paura. «Sono rimasto lì con la testa, ma ci sono aree del mio tennis che non mi stanno piacendo. Sono contento di essermi tirato fuori» dice Jannik Sinner qualificato agli ottavi dell’Open Usa, lasciate 3h12’ del suo tempo su un centrale in cui l’avversario ha a lungo giganteggiato.

Anziché cemento all’inizio sembrava erba e il giocatore al di là della rete, quel Denis Shapovalov nato a Tel Aviv da madre ucraina e padre russo ma battente bandiera canadese, ha ricordato la perfezione di Grigor Dimitrov a Wimbledon, il maestro bulgaro dai colpi taglienti e puliti che fece vacillare pesantemente le ambizioni erbivore di Jannik Sinner, futuro re in Church Road



















































Ex ragazzo prodigio, mancino straripante talento, Shapovalov a Flushing esce dai blocchi con un tempo di reazione che sorprende il numero uno: il break al quarto gioco, complici un doppio fallo e due errori non forzati di Jannik, manda il canadese in fuga sulle nuvole (3-1). Surfare sui ricordi dell’unico precedente a favore è una tecnica psicologica che a volte funziona, il primo turno dell’Australian Open 2021 è lontano quattro anni e quattro Sinner fa però inizialmente quella sconfitta è un ricordo difficile da scardinare per il favorito, che va sotto 5-2 prima di avviare una macchinosa rimonta per rimediare all’avvio lento. Sul 5-5 il flusso naturale delle cose pare tornato in equilibrio ma Jannik ha un altro momento di assenza quando serve per trascinare il set al tie break, uno degli esercizi (non di stile) che maneggia meglio. Invece due doppi falli, uno sul set point, convalidano il vantaggio di Shapovalov (7-5) e scavano la prima piccola buca del torneo sotto i piedi di Sinner. La buca da cui, appunto, dovrà «tirarsi fuori».

Il primo set perso all’Open Usa in cui difende titolo e vetta del ranking dall’assalto di Alcaraz scuote il ragazzo in color mattone. Sulla diagonale del rovescio il canadese non trema, le palle in top arrivano alte sopra la spalla di Jannik, che fatica ad addomesticarle. Manca come con Kopriva e Popyrin la precisione del servizio, i cambi di ritmo non sono letali come al solito. Dall’angolo Vagnozzi consiglia a Jannik di non avere fretta, di respirare, di prendere tutto il tempo che desidera tra un punto e l’altro. Sinner affila le idee e organizza la controffensiva: un break al settimo gioco lo rimette in carreggiata (6-4). La buriana sembra alle spalle.

L’inizio del terzo set, però, è horror. 3-0 Shapovalov, che affonda con scioltezza le sue rotazioni mancine. Jannik interrompe l’emorragia (3-1), lotta con la consueta indisponibilità a perdere, cambia le scarpe, rifiuta lo scenario del 4-1 e, con esso, la morte sportiva. È la svolta: ottiene il contro-break (2-3) in un game tesissimo, durato dodici punti, riaprendo un parziale che rischiava di sfuggirgli tra le mani. Torna dominante: 5-3 (questa volta è il canadese a cedere il break con un doppio fallo), 6-3. 

Scacciati i dubbi, è tornato Jannik Sinner. Adesso è un’altra partita. Nel quarto è lui che vola 3-0, 4-1, 5-2. Il servizio è risalito su valori alti (58% di prime in campo), ha abbattuto i doppi falli (5 in totale di cui quattro nel primo set), ha ritrovato la profondità di palla in un sabato in cui il dritto ha funzionato a corrente alternata (36 gratuiti complessivi alla fine). C’è ancora una palla break da annullare: una prima a uscire serve allo scopo. 

Coach Cahill si alza in piedi, lo incita. «C’mon mate», forza ragazzo. Sinner non si fa pregare. Sul match point sfonda col drive, lancia una palla sugli spalti e fa il pugno con sguardo cattivo verso il suo angolo. Che fatica, ma è ancora vivo: «È stata una battaglia, sapevo che con Denis dovevo essere solido. Entro nella seconda settimana dell’Open Usa, che sarà molto diversa».

All’orizzonte, passato lo scoglio degli ottavi (c’è il kazako Bublik, l’unico avversario  — eccetto Alcaraz — che lo abbia battuto nel 2025, ad Halle), si profila un altro derby. Lorenzo Musetti supera il test con Flavio Cobolli nella sfida degli amici e adesso trova lo spagnolo Munar. Non c’è stata partita: drenato di energie dai cinque set con Passaro e Brooksby, Cobolli non ha potuto opporre alcuna resistenza all’ex bambino incontrato al Lemon Bowl, con cui ogni sera a New York ha ingaggiato furibonde partite a carte. Il mentalista Sinner che sopravvive a se stesso e Musetti per la prima volta negli ottavi Slam sul cemento sono le due buone notizie firmate Italia. Big Italy, altro che Little.

31 agosto 2025