di
Leonard Berberi

L’analisi del «Corriere» sull’offerta delle compagnie aeree tra il 2005 e il 2025. Europa spaccata tra i tagli al Centro-Nord e il Sud in controtendenza. Ecco tutti i numeri

Il 1° settembre, per 21,4 euro, ci si può imbarcare sul volo Loganair LM702 Westray-Papa Westray (isole Orcadi, Scozia): dura circa un minuto e mezzo ed è il collegamento di linea nazionale più breve del mondo. È anche uno di quelli che «resiste» al taglio delle rotte domestiche, tra località di uno stesso Paese, grazie alla sua geografia. Perché in Europa negli ultimi vent’anni i voli interni agli Stati si sono più che dimezzati e soltanto l’introduzione di velivoli più capienti ha attenuato il taglio dei sedili offerti, che comunque si attesta attorno al -30%. È quanto emerge dall’analisi che il Corriere ha effettuato sui dati forniti dalla piattaforma specializzata Cirium.

Un continente spaccato

I numeri mostrano un continente spaccato: con il Centro-Nord con un netto segno rosso, mentre i Paesi della fascia meridionale vanno in controtendenza, aiutati dalla conformazione del loro territorio fatto di tante isole. Con all’interno un ulteriore record: l’Olanda nell’arco temporale ha visto sparire tutti i collegamenti domestici.



















































L’evoluzione negli Stati europei

Con 50 milioni di posti in vendita quest’anno la Spagna è al vertice europeo sull’offerta dei voli nazionali. Ma rispetto al 2005 sale di appena l’1,5%. L’Italia (seconda nazionale con 42 milioni di sedili) incrementa di quasi il 18% rispetto a vent’anni fa. Ancora più solido il balzo di Portogallo (+70,9%) e Grecia (+52,1%). Tolta la Norvegia — che deve appunto collegare zone remote del Paese via aria —, il resto dei Paesi analizzati mostrano segni meno via via più pesanti. La Francia — che ha il quarto mercato domestico d’Europa — riduce di oltre un quarto rispetto al 2005, il Regno Unito (terzo mercato) di più di un terzo. Germania e Finlandia si avvicinano al dimezzamento, mentre l’Irlanda fa quasi -78%.

Il picco nel 2007

Secondo Eurocontrol, l’agenzia europea che vigila sui cieli del continente, nel 2024 i Paesi hanno visto sparire 1,5 milioni di voli domestici rispetto al periodo di picco che, per molti, è stato il 2007. Da allora è iniziato il declino. Compensato in parte dall’utilizzo di aerei con più sedili (la capienza media è passata da 115 a 154). Il tutto mentre il settore continua a registrare aumenti significativi sulle direttrici internazionali.

Cos’è cambiato

Ma come mai i voli nazionali calano? I motivi sono diversi. Il taglio è in parte dovuto all’introduzione ed espansione dell’alta velocità ferroviaria che ha drenato traffico (si pensi alla direttrice Milano-Roma-Napoli o Madrid-Barcellona). Le low cost anche hanno influito, spiegano gli esperti. In passato, i passeggeri delle città medio-piccole dovevano fare scalo nell’hub del proprio Paese (ad esempio da Bari a Roma) per imbarcarsi sui collegamenti internazionali. Con i voli punto a punto dagli scali secondari offerti da Ryanair, easyJet, Wizz Air, Vueling, Volotea si può volare direttamente verso centinaia di destinazioni, evitando i transiti. 

Dal «flight shaming» al Covid

Nel frattempo sono fallite decine di aviolinee regional, vitali a garantire i collegamenti locali. E se il «flight shaming» (in particolare nel 2017-2019) ha reso più sensibili le aziende — spingendole a ridurre i voli brevi per attenuare le emissioni di anidride carbonica —, la pandemia e il ricorso allo smart working hanno dato un’ulteriore spinta a organizzare gli incontri non essenziali su Teams e Zoom e non più in presenza.

Le prospettive

Arriveremo alla sparizione dei voli domestici? Per alcuni Paesi, come l’Italia, questo non succederà. Perché tra limitazioni geografiche, presenza di isole e gli oneri di servizio pubblico (come la continuità territoriale con la Sardegna) ci sarà sempre l’esigenza sociale di assicurare la mobilità dei propri abitanti.

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31 agosto 2025