di
Monica Ricci Sargentini
Cinquanta piccole imbarcazioni arriveranno ai limiti delle acque israeliane a metà settembre. L’obiettivo è consegnare 300 tonnellate di aiuti umanitari
«Mentre il mondo tace, noi salpiamo». È lo slogan che appare sul sito della Global Sumud Flotilla, «la flotta civile coordinata e nonviolenta, composta principalmente da piccole imbarcazioni che salpano da porti di tutto il Mediterraneo» verso Gaza. Oggi le prime partenze da Barcellona e da Genova. Il 4 settembre ai volontari già in mare si uniranno altre barche dalla Tunisia e dalla Sicilia. In tutto la spedizione dovrebbe contare su una cinquantina di piccole imbarcazioni a vela, che, essendo più agili e numerose, dovrebbero, secondo gli organizzatori, riuscire a forzare il blocco imposto da Israele. L’equipaggio, circa 500 persone, è formato da attivisti e politici noti come l’ambientalista Greta Thunberg, il brasiliano Thiago Avila e l’ex sindaca di Barcellona Ada Colau. Secondo le prime stime, la flottiglia dovrebbe arrivare a metà settembre nei pressi delle acque territoriali israeliane. «Questa sarà la missione di solidarietà più grande della storia, con più persone e più imbarcazioni di tutti i tentativi precedenti messi insieme», ha dichiarato Avila ai giornalisti la scorsa settimana.
A guidare la flotta in partenza dall’Italia è Maria Elena Delia, storica attivista per la Palestina, portavoce italiana di Global Movement to Gaza: «L’obiettivo è molto concreto – dice al Corriere – vogliamo consegnare le 300 tonnellate e oltre di aiuti umanitari tra cibo e medicine raccolte in 5 giorni da tutta Italia». Il rischio di essere arrestati però è alto: «Certo la marina militare israeliana ci intimerà di tornare indietro – aggiunge – ed è facile che dispongano il fermo degli equipaggi e il sequestro del carico. Ma la missione nasce anche come un atto politico, e sappiamo a cosa andiamo incontro». L’iniziativa italiana ha ricevuto il sostegno artisti, attori, storici, intellettuali tra cui Alessandro Gassman, Claudio Santamaria, i Subsonica, Laika, Elisa, Fiorella Mannoia e Assalti Frontali.
Tra i video pubblicati sull’account Instagram di #globalmovementtogazaitalia, spiccano un fumetto di Zerocalcare — «Rompere un assedio disumano… Facciamo dal basso ciò che gli Stati non fanno», dice l’io narrante — e quello dello storico Alessandro Barbero che spiega il significato profondo di questa missione: «Sumud è una parola araba che indica la capacità di resistere, la forza di tener duro, di sopportare tutto di fronte alle avversità. Quando gli arabi che la usano sono palestinesi, è evidente a tutti cosa significa», dice Barbero che parla di «crimini di un governo contro un intero popolo, contro i suoi bambini».
Prima di imbarcarsi l’equipaggio ha partecipato a un addestramento intenso di due giorni in cui è stato edotto sul comportamento da adottare nel caso in cui i soldati israeliani ispezionino la barca. La prima regola è quella di evitare ogni contatto fisico e verbale, vietato opporre resistenza, lanciare oggetti, correre, saltare dalla barca in acqua. Agli attivisti è stato anche fornito un elenco di avvocati cui rivolgersi in caso di detenzione.
Da quando Israele ha imposto il blocco a Gaza nel 2007, si sono svolte più di 37 missioni marittime. Questa è la più numerosa, con partecipanti provenienti da 44 Paesi. Questa è la quarta missione di quest’anno ed è la più ambiziosa. «Penso che questa volta ce la faremo», confida una donna che ci ha provato a maggio con Al Damir, la barca a vela che ha tentato di raggiungere la Striscia via mare, è stata colpita da due droni militari e quasi affondata al largo di Malta. La Madleen e la Handala, che ci hanno riprovato nei mesi successivi, sono state intercettate e bloccate in acque internazionali. Gli equipaggi – e a bordo c’erano anche europarlamentari come Rima Hassan – arrestati, trattenuti per diversi giorni e poi espulsi con un divieto di ingresso di un secolo. Nel 2010 invece, la missione si è conclusa nel sangue: dieci morti e decine di feriti. Anche i numeri potrebbero giocare un ruolo: intercettare così tante barche e persone potrebbe essere complicato anche per Israele.
Gli attivisti sono convinti di «essere dalla parte giusta della storia», come dice Greta. Gli slogan vengono scanditi con i pugni alzati e un lirismo rivoluzionario imponente. Il nemico è il sionismo. La volontà di fondo è l’estinzione di Israele. La flottiglia, come sottolinea Saif Abukeshek, uno dei suoi organizzatori, compie un passo che i governi che criticano Israele ma lo sostengono segretamente non osano compiere. Per fa parte della Flotilla l’Europa è complice del genocidio tanto quanto gli Stati Uniti.
31 agosto 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA